L'Uomo con i pugni di ferro

Arriva anche in Italia il debutto alla regia di RZA (Robert “Bobby” Fitzgerald Diggs) vincitore del Grammy e leader del famigerato Wu-Tang Clan, con il titolo poco famigerato al dir la verità, L’Uomo con i pugni di ferro. La pellicola è presentata da Quentin Tarantino con cui RZA collabora dai temi di Kill Bill, è prodotta e co-sceneggiata da un altro membro della combriccola tarantiniana, Eli Roth.

 

L’Uomo con i pugni di ferro racconta la storia epica di guerrieri, assassini ed un solitario forestiero nella Cina del XIX Secolo costretti ad unirsi per distruggere un clan traditore che vuole eliminarli tutti. Sin dal suo arrivo a Jungle Village in Cina, il fabbro della città (RZA) è stato costretto dalle fazioni locali a creare elaborate armi di distruzione. Quando la guerra tra clan inizia a ribollire, lo straniero incanala un’antica energia per trasformare se stesso in un’arma umana. Combattendo fianco a fianco con eroi iconici e contro criminali spietati, un solo uomo deve sfruttare il suo potere per diventare la salvezza della sua gente.

I tre filmaker sopra citati con questo film riescono nell’intento di confezionare un’opera di respiro internazionale ma che abbia anche in seno il gusto del piccolo film, con un pizzico di western all’italiana e soprattutto il leggendario cinema asiatico di kung fu e blaxploitation. Quindi, non importa se basato su una narrazione pretestuosa e una serie di eventi che hanno dell’incredibile, L’Uomo con i pugni di ferro è piuttosto il frutto di una serie di passioni che accomuna i tre e che spinge il regista RZA a partorire un’opera che senz’altro fa la gioia degli appassionati del genere, probabilmente lui in primis. Vien da sé che la pellicola è cosparsa di una serie di omaggi al cinema già accennato, partendo da uno stile registico che fa il verso a quelle opere e anche allo stesso Tarantino, finendo ad un’ambientazione ricca di suggestione che passa attraverso un tempio shaolin, duelli in sale degli specchi, uomini invincibili ricoperti da corazze di ottone e soprattutto molto, molto sangue.

Tuttavia le buone intenzioni e la grande passione che si respirano, a volte non bastano a produrre un gran film, che proseguendo con il suo evolversi tira fuori i suoi limiti, tutti condensati nella poca originalità e nella presunzione di voler necessariamente “ingrassare” la pellicola di troppi esasperati contenuti, materiali infiniti che rimangono spesso solo accennati e che sono vittima di una sceneggiatura poco fluida e mal calibrata. L’idea che rimane è solo la buona intenzione di voler dare al mercato commerciale un film di ampio respiro ma che paga la voglia del suo artefice (RZA) di voler colpire forzatamente il pubblico, dimostrando così tutti i suoi limiti.

L'Uomo con i pugni di ferro

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