La fiera delle illusioni – Nightmare Alley: la recensione del film di Guillermo del Toro

In sala dal 27 gennaio, il nuovo film del regista premio Oscar è una fiaba noir apparentemente priva di mostri, i quali sono in realtà solo nascosti meglio.

La fiera delle illusioni - Nightmare Alley Guillermo del Toro

“Sin dall’infanzia sono stato fedele ai mostri. Sono stato salvato e assolto da loro, perché io credo che i mostri siano i santi protettori della nostra beata imperfezione e permettono di incarnare la possibilità di fallire e vivere.”. Con queste parole Guillermo del Toro ritirava nel 2018 il Golden Globe come miglior regista, vinto per La forma dell’acqua. E ai mostri egli ha effettivamente dedicato tutta la sua carriera, da La spina del diavolo a Il labirinto del fauno, fino al titolo appena citato e che lo ha poi portato a trionfare anche agli Oscar. Ecco perché sorprende, ma fino a un certo punto, scoprire che il suo nuovo film La fiera delle illusioni – Nightmare Alley sia il primo privo di tali creature fantastiche.

 

Dopo il successo del suo precedente lungometraggio, del Toro sembra aver portato a compimento un percorso artistico dedicato al mostro come metafora dell’essere umano, dei suoi valori o dei suoi lati più oscuri. Se da una parte con questo nuovo film deve dunque aver avuto voglia di sperimentare qualcosa di diverso, considerando che era atteso al varco dopo il precedente successo, dall’altra egli introduce solo alcune novità nella propria poetica, rimanendo però perfettamente fedele a sé stesso e continuando a parlarci di mostri e creature diverse, meno identificabili alla vista e proprio per questo ancor più spaventose e pericolose.

La fiera delle illusioni – Nightmare Alley: la trama del film

La nuova creatura di del Toro è l’essere umano e più nello specifico l’affascinante e carismatico Stanton Carlisle (Bradley Cooper). In fuga da un passato tormentato, egli si imbatte casualmente in un luna park itinerante dove, in mezzo alle attrazioni e a strambi personaggi, troverà due cose che sembrano poter salvare la sua vita: l’abilità di mentalista e la dolce Molly (Rooney Mara), di cui si innamora perdutamente. Fuggito con lei verso una nuova vita di spettacoli per l’alta società, Stanton inizia a diventare però sempre più bramoso di fama, potere e soldi. L’occasione per ottenere tutto ciò arriverà nel momento in cui pianifica di imbrogliare il pericoloso magnate Ezra Grindle (Richard Jenkins) con l’aiuto di una misteriosa psichiatra (Cate Blanchett), intraprendendo un percorso dal quale non gli sarà più possibile tornare indietro.

La fiera delle illusioni - Nightmare Alley recensione
Rooney Mara e Bradley Cooper in La fiera delle illusioni – Nightmare Alley

“È un uomo o una bestia?”

La fiera delle illusioni – Nightmare Alley è l’adattamento cinematografico del romanzo di William Lindsay Gresham, pubblicato nel 1946 e affermatosi sempre più come uno dei maggiori esponenti in letteratura del genere noir. Già portato al cinema nel 1947, era questo un progetto su cui da tempo del Toro desiderava mettere le mani. Ad attrarre in particolare il regista è stata la natura controversa dei personaggi, vere e proprie maschere umane di mostri oggi ben radicati nella nostra società contemporanea e che all’epoca in cui è ambientato il film stavano iniziando a prendere possesso del mondo. La storia ha infatti luogo tra il 1939 e il 1941, anni per gli Stati Uniti caratterizzati dalla ripresa dalla Grande depressione e il traumatico ingresso in una nuova guerra.

Il contesto storico, in realtà, come già in La forma dell’acqua, rimane sullo sfondo e serve solamente ad inquadrare meglio l’evoluzione dei protagonisti e di ciò che li circonda. Il film d’altronde presenta una trama piuttosto semplice, la quale è quasi più un pretesto per raccontare i personaggi e la natura del loro animo. Stanton si fa principale rappresentante di questa volontà, venendo divorato dalla sua incontrollabile ambizione e andando incontro all’infrangersi del sogno americano. Con lui del Toro esplora i confini sfumati fra l’illusione e la realtà, la disperazione e il controllo, il successo e la tragedia. Si tratta di un percorso visto innumerevoli volte al cinema, che il regista affronta però con il suo inconfondibile gusto estetico.

Come già detto, non ci sono mostri né elementi fantasy in questo lungometraggio, ed è la prima volta che ciò avviene nella carriera di del Toro. Dopo aver celato per anni dietro le sue meravigliose creature i vizi e le virtù dell’essere umano, il regista le affronta ora a volto scoperto. La fiera delle illusioni – Nightmare Alley è dunque un puro noir, ricco di tutte le caratteristiche del genere ma con uno sguardo particolarmente contemporaneo ed evocativo, dove il realismo si fonde ad atmosfere magiche e gotiche, dando vita ad un connubio particolarmente prolifico di suggestioni, emozioni e timori. In assenza di mostri evidenti, l’attenzione è dunque tutta rivolta sul percorso (circolare) degli esseri umani, dei quali ci si può domandare “è un uomo o una bestia?”, quesito simbolicamente ricorrente all’interno del film.

La fiera delle illusioni - Nightmare Alley Bradley Cooper
Cate Blanchett e Bradley Cooper in La fiera delle illusioni – Nightmare Alley

La fiera delle illusioni – Nightmare Alley: la recensione del film

del Toro considerava il racconto alla base di La fiera delle illusioni – Nightmare Alley come una fiaba morale sul lato oscuro del capitalismo americano. Tutto punta a sottolineare questo progressivo ingresso in qualcosa di terribile, evidenziando attraverso le scenografie, i costumi e i colori un mondo tanto lussuoso quanto marcio, a cui si contrappone la genuinità dell’ambiente luna park. Sempre più una garanzia da un punto di vista estetico, il regista si avvale dei suoi fidati collaboratori per dar vita ad un mondo che è già di per sé sufficiente a comprendere l’animo dei personaggi che lo abitano, con le loro emozioni forti e i tormenti interiori pronti ad esplodere in tutta la loro malvagità. Ragionando per immagini ancor prima che per idee, del Toro dà qui vita ad alcune delle scene e composizioni più belle del suo cinema.

Se si può rimproverare qualcosa a questo suo nuovo film è probabilmente una durata forse eccessiva (2 ore e 30 minuti), che rischia di appesantire determinati passaggi. Se ci si apre alle immagini e al loro senso più profondo, non si proverà però mai noia. Nell’approcciarsi a La fiera delle illusioni – Nightmare Alley occorre infine comprendere di essere di fronte ad un’opera del regista apparentemente differente dalle sue precedenti. Lo è infatti quel tanto che potrebbe scontentare chi si aspetta un nuovo racconto intriso di fantasy ed elementi dark. Eppure di questi ultimi ve ne sono a bizzeffe, solo affrontati sotto punti di vista nuovi, che provano il talento di del Toro come narratore visionario. Un termine questo di cui troppo spesso si abusa ma che nel caso del regista messicano si applica perfettamente.

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Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
la-fiera-delle-illusioni-nightmare-alleyLa fiera delle illusioni - Nightmare Alley è un film solo apparentemente differente dai precedenti di del Toro. Rimanendo fedele alla propria poetica, il regista introduce una serie di accattivanti novità, rendendo meno identificabili i suoi mostri e collocandoli all'interno di un racconto realista intriso di magia. Tanto semplice narrativamente quanto bello da vedere, il film trova nei suoi personaggi e nelle sue immagini il suo valore più profondo.