La precedente prova di Ben Affleck alla regia è stata un vero trionfo, Argo è stato un film capace di vincere tre BAFTA, due Golden Globe e tre Premi Oscar, fra cui anche Miglior Film. A cinque anni di distanza, l’autore della sceneggiatura di Will Hunting – Genio Ribelle torna a sedere sulla sedia più importante del set imbarcandosi in una storia intrisa di criminali, di diritti civili, di discriminazione, religione, onore e vendetta. La Legge della Notte, tratto dall’omonimo romanzo di Dennis Lehane, ci riporta indietro nel tempo fino alla buia epoca del proibizionismo fra Boston e la Florida, durante la quale Joe Coughlin prima vive di espedienti al di là di ogni famiglia mafiosa, poi si affilia per sete di vendetta, mettendo su un impero dell’alcool illegale che ha però gli anni contati.
L’arrivo del presidente Franklin Delano Roosevelt rende legale consumare bevande alcoliche, motivo per cui la criminalità organizzata inizia a trafficare nei casino e nel gioco d’azzardo. Questa però è storia risaputa, quasi di sfondo, Joe Coughlin ha un obiettivo preciso, ogni sua azione è finalizzata all’eliminazione di un boss nemico che in passato lo ha quasi ucciso. Il fulcro di tutto diventa la vendetta da servire rigorosamente fredda, mentre il personaggio principale – lo stesso Ben Affleck – si trasforma da agnello di Dio innocente (per non aver mai ucciso nessuno) in un assassino spietato e brutale.

Ogni inquadratura, ogni scenografia, è illuminata con cura, la luce diventa un fattore emozionale e sottolinea ogni sfumatura della trama. Una sequenza di belle immagini però non basta a fare di un film un gran film, la sensazione è che Ben Affleck abbia accettato di realizzare La Legge della Notte per puro caso, senza trasporto, per fare alla lettera i compiti per casa e non andare mai oltre. La maestra sarà soddisfatta, ma il pubblico?


