La Stoffa dei Sogni recensione del film di Gianfranco Cabiddu

Arriva il primo dicembre al cinema La Stoffa dei Sogni, film diretto da Gianfranco Cabiddu con Sergio Rubini e Ennio Fantastichini.

 

Un naufragio. Un’isola splendida ma selvaggia, inospitale e struggente nella sua crudele bellezza; i destini incrociati di vari personaggi che si incontrano, si perdono, si confondono e scontrano definitivamente restando sempre in bilico in una dimensione onirica sospesa tra reale e immaginario.

Inizia con queste premesse La Tempesta di William Shakespeare; ma sono anche le stesse che muovono l’adattamento in napoletano aulico curato da Eduardo De Filippo, e sempre quest’ultime muovono il meccanismo narrativo alla base de La Stoffa dei Sogni, l’ultima fatica firmata dal regista Gianfranco Cabiddu che ha esordito durante la decima edizione della Festa di Roma 2015 e che adesso, finalmente, debutta nelle sale italiane con il suo delicato connubio tra stili diversi, influenze culturali e letterarie (nello specifico), citazioni e giochi di specchi meta – teatrali che si rincorrono tra loro per creare un ricamo unico e prezioso, raro nella sua unicità.

La Stoffa dei Sogni recensione

Oreste Campese (Sergio Rubini), sua moglie Maria (Teresa Saponangelo), la figlioletta e il suggeritore della loro piccola compagnia teatrale, dopo il naufragio di un traghetto, approdano su una misteriosa isola selvaggia e – apparentemente – disabitata. Qui incontrano i tre camorristi Don Vincenzo (Renato Carpentieri), Andrea e Saverio che avevano ucciso il capitano del traghetto, e adesso vogliono copertura dalla compagnia Campese. Ricattati, i sette vengono trovati dalle guardie carcerarie che lavorano lì sull’isola al servizio del direttore De Caro (Ennio Fantastichini), integerrimo tutore della legge che vuole scovare i tre evasi ad ogni costo e tutelare la figlia Miranda (Gaia Bellugi) che, nel frattempo, vive una storia d’amor fou con un giovane naufrago trovato sulla spiaggia, che non ricorda nulla del suo passato e della sua identità, nemmeno il fatto di essere il figlio di Don Vincenzo, Ferdinando.

La Stoffa dei Sogni riesce in un’impresa solitamente difficile ai più, ovvero rendere Shakespeare fruibile per tutti, permettere alle immortali parole lasciate dal Bardo di raggiungere le sottili corde degli animi degli spettatori facendole vibrare: è De Filippo il mago che ha reso possibile questo gioco di prestigio, valicando gli inviolabili confini della sterile traduzione e regalando ulteriori tocchi di poesia alla Poesia stessa; Cabiddu riesce a cogliere queste trame sottili nascoste tra le pieghe delle parole e, con sapienza e maestria (con la collaborazione di Ugo Chiti e Salvatore De Mola) orchestra questa sinfonia onirica e visiva, dove il sogno procede di pari passo con la realtà in un luogo – l’ex carcere dell’Asinara – dove i comuni concetti di spazio tempo sono aboliti, e proprio l’isola assurge al ruolo di protagonista maestosa ed incontrastata: misteriosa e remota, lontana dal mondo, sembra osservare in silenzio le vite dei suoi abitanti (temporanei) coinvolte in un gioco di riferimenti meta – teatrali: la vita stessa è una finzione perché tutti siamo portati a mentire, e solo la menzogna sulle assi di un palcoscenico sembra riportare un po’ d’ordine nel caotico valzer degli addii, delle partenze e degli approdi orchestrati in scena.

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Ludovica Ottaviani
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Ludovica Ottaviani
Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Ventiquattro anni, di cui una decina abbondanti passati a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Collabora felicemente con Cinefilos.it dal 2011, facendo ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.
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