Dopo una serie di horror a bassissimo budget che hanno permesso loro di attirare l’attenzione degli spettatori maggiormente affezionati al genere, i fratelli Cameron e Colin Cairnes approdano a una produzione di dimensioni leggermente superiori grazie a Late Night with The Devil, lungometraggio che vede protagonista assoluto quel David Dastmalchian che sta diventando un volto sempre più iconico del cinema dell’orrore contemporaneo.
Late Night with The Devil, la trama
Interamente ambientato nel 1977 durante la produzione di una puntata di noto un talk show televisivo, Late Night With the Devil è incentrato sull’anchorman in crisi Jack Delroy (Dastmalchian), il quale per risollevare la sua carriera in declino e scongiurare l’ipotesi di una chiusura dello show organizza una puntata speciale a Halloween, dedicata all’occulto e i suoi pericoli. Tra gli ospiti figura anche una giovane in cura da una psichiatra perché potenzialmente posseduta da un’entità sconosciuta. Una serata già carica di tensioni e drammi personali inizia a diventare ancor più sinistra quando strani fenomeni cominciano a minare la riuscita del programma…
Conoscere le regole di un genere, prima di tutto quelle che riguardano il ritmo della narrazione, può fare davvero la differenza tra un prodotto riuscito e uno sbagliato. Soprattutto quando non si punta magari sull’originalità quanto invece sull’efficacia di uno spettacolo che punta proprio su un pubblico che conosce, accetta e apprezza quelle regole stesse. I fratelli Cairnes riescono a rendere Late Night With the Devil uno degli horror più riusciti e stuzzicanti degli ultimi mesi proprio lavorando sulle basi, a cominciare da quelle di una sceneggiatura – da loro stessi scritta – che per almeno tre quarti di film sa costruire una tensione crescente palpabile e potente, lavorando sulla presentazione dei piccoli dettagli “sbagliati”, distorti, che mettono lo spettatore in una crescente e costante condizione di disagio.
Una estetica da tubo catodico
L’idea di mettere in scena la vicenda attraverso un mix di found-footage e di estetica prettamente da tubo catodico vecchio stile si rivela poi la cornice perfetta per ovviare alle limitazioni di un budget contenuto. Ecco allora che i possibili punti deboli del film a livello di trucchi ed effetti speciali diventano al contrario elementi coerenti dell’ambientazione e del periodo storico, a cominciare dal make-up della ragazza indemoniata: una scena di svelamento che se magari estrapolata dal contesto può apparire dozzinale, mentre risulta seriamente terrificante quando inserita all’interno di un live-show del 1977.
Late Night with the Devil sembra conoscere perfettamente le proprie dimensioni – soprattutto produttive, e non poteva essere altrimenti – ma guarda ad esse come possibilità di “esplorare” cosa può essere raccontato, magri anche soltanto accennato dietro la superficie dell’immagine. Ecco allora che il lungometraggio, in particolar modo negli ultimi venti minuti convulsi ed ipnotici, diventa quasi una riflessione impazzita sulla comunicazione di massa, sull’ambiguità del mezzo mediatico, sulla necessità di testare la veridicità non soltanto dei fatti ma anche di chi lavora con e su quei fatti. In alcuni brevi momenti è tornato alla memoria il discorso metaforico sui media portato avanti da David Cronenberg e il suo Videodrome, tanto per cercare un referente ‘alto’ a cui avvicinare questo horror. Il finale di Late Night with the Devil potrebbe essere percepito addirittura come troppo “coraggioso” ed oscuro, e magari lo è. Di sicuro dissipa tutta la notevole tensione costruita in precedenza, ma non rovina di certo l’efficacia di un prodotto a tratti davvero esemplare quanto a lucidità di esposizione dentro i canoni del genere di appartenenza.
L’ora di David Dastmalchian
Ultimo, doveroso tributo va poi dato alla prova di David Dastmalchian, il quale costruisce scena dopo scena un protagonista umano, umanissimo in principio che pian piano si lascia sedurre dall’idea di un ritrovato successo, perdendo di vista quello che sta realmente succedendo nel suo show. Da figura in chiaroscuro, quasi dolorosa, il suo Jack Delroy diventa il vero carnefice/vittima di Late Night with the Devil, grazie principalmente alla verosimiglianza con cui l’attore lo sviluppa. Finalmente un ruolo da protagonista che questo caratterista raffinato sfrutta al meglio. Da applausi convinti, come quelli che tutto sommato merita il film intero.