L’ordine del tempo, la recensione del film di Liliana Cavani #Venezia80

Fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e in sala dal 30 agosto, il nuovo film di Liliana Cavani è un'opera problematica sotto più punti di vista.

L'ordine del tempo recensione

C’è un preciso momento in L’ordine del tempo, il nuovo film di Liliana Cavani presentato Fuori Concorso all’80ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, che ci dice tutto ciò che occorre sapere sul film: i protagonisti, fino a quel momento angosciati dall’ipoteticamente imminente fine del mondo, si riuniscono per danzare tutti insieme in cerchio sulle note di Dance Me to the End of Love di Leonard Cohen. Tutti, tranne la domestica peruviana, relegata sullo sfondo ad osservare quel felice gruppetto senza che a lei sia concesso di potersi scrollare di dosso, anche solo per un attimo, le proprie  preoccupazioni.

 

Il ritorno dietro la macchina da presa, a vent’anni dall’ultimo film, della Cavani è dunque sin dalle primissime battute un’opera che vorrebbe aspirare a proporre riflessioni sulla vita e l’esistenza, ma si concentra piuttosto sul difficilmente sopportabile punto di vista dei suoi personaggi snob. Un peccato, considerando che la base di partenza per tale lungometraggio è stato l’affascinante saggio omonimo scritto dal fisico Carlo Rovelli, dove si approfondisce la natura del tempo e della sua percezione umana. Naturalmente la Cavani, co-sceneggiatrice insieme a Paolo Costella e allo stesso Rovelli, è costretta a costruire intorno a tali concetti un racconto originale, ed è qui che iniziano i problemi. Ma andiamo con ordine.

La trama di L’ordine del tempo

Al centro della vicenda vi sono un gruppo di amici di vecchia data – tra i quali ritroviamo come interpreti Alessandro GassmannEdoardo Leo, Claudia Gerini Kseniya Rappoport – che, come ogni anno, si ritrova in una lussuosa villa privata sul mare di Sabaudia per festeggiare un compleanno. La scoperta che un enorme meteorite viaggia a gran velocità verso la terra, con forti probabilità di colpirla e portare all’estinzione la specie umana, trasforma però irrimediabilmente quel giorno di festa in uno di angoscia e paura. Da quel momento, il tempo che separa il gruppo dalla possibile fine del mondo sembrerà scorrere diversamente, veloce ed eterno, durante una notte d’estate che, apparentemente, cambierà le loro vite.

La cecità di una classe sociale

La scena precedentemente descritta conferma dunque quanto fino a quel momento si è temuto e quanto successivamente non verrà che confermato più e più volte fino allo sfinimento: i protagonisti di questo film sono personaggi che vorrebbero apparire quali variegati rappresentanti di un’umanità a tutti comprensibile, ma invece si svelano essere personalità egocentriche, sostanzialmente incapaci di gettare le proprie maschere anche nel momento in cui sarebbe opportuno farlo. Tutti i loro buoni propositi di venire a patti con passati tradimenti, amori persi, traumi mai risolti risultano tentativi mal riusciti di dimostrarsi compassionevoli.

Ma come possono esserlo quando l’unica ad avere un reale motivo nel temere la fine del mondo, la domestica peruviana, viene continuamente ignorata? Madre di un figlio che ha dovuto lasciare in Perù per venire in Italia, così da potergli inviare soldi, è lei l’unica a preoccuparsi di ciò che conta davvero: il futuro, del suo bambino come quello della vita, e la sua potenziale assenza. L’ordine del tempo diventa dunque sostanzialmente – e involontariamente – il racconto di una classe sociale incurante dei bisogni altrui, troppo occupata a rimuginare sui propri problemi, che naturalmente visti in un’ottica più ampia non si rivelano affatto così importanti.

L'ordine del tempo Edoardo Leo Ksenia Rappoport

Personaggi problematici per un film problematico

Difficile dunque empatizzare con questi personaggi così poco umani, tanto per quello che dicono quanto per quello che pensano e compiono. Personaggi che sarebbero potuti essere ottimo materiale per un film satirico sulla loro classe d’appartenenza, smascherando tutta la loro ipocrisia nel momento in cui posti a confronto con l’ipotetica fine delle loro esistenze. “Sfortunatamente” non c’è mai questo tipo di intento nei loro confronti, il che non vuol dire che la regista avrebbe fatto meglio ad inserire tale sfumatura, ma che così come sono scritti e posti in scena tali personaggi risultano facilmente odiosi.

È chiaro che l’intento era piuttosto quello di riflettere sulle dinamiche relazionali, ma nel farlo vengono utilizzati degli argomenti che nella loro banalità impediscono di andare davvero al cuore di tale tematica. È davvero tutta qui l’essenza dell’essere umano, tra una confessione di tradimento e un pedante discorso sulla tragedia greca? Forse è questo l’aspetto più spaventoso del film, molto più dell’ipotetica apocalisse che anzi non si riesce a prendere sul serio neanche per un momento. Ma pur volendo discostarsi da questo tipo di lettura, L’ordine del tempo risulta essere problematico sotto più punti di vista.

Il più evidente tra tutti è la scrittura, tra situazioni inverosimili (chi inviterebbe mai un amico lì dove c’è anche la sua ex con il nuovo compagno, tanto per dirne una) e dialoghi non solo presuntuosi ma anche eccessivamente didascalici, che già solo a sentirli pronunciare risulta evidente l’abisso tra di essi e il modo in cui si parla realmente nella vita di tutti i giorni. Certo, Alessandro Gassmann ed Edoardo Leo ce la mettono tutta per dar credibilità a tali battute, ma tra queste, scene che si potrebbero definire “vicoli ciechi” e la generale superficialità nella costruzione del racconto e della sua messa in scena, L’ordine del tempo porta piuttosto a sperare che la fine sia davvero imminente.

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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
lordine-del-tempo-liliana-cavaniCon L'ordine del tempo ci si trova dunque dinanzi ad un prodotto italiano che presenta in sé tutte le criticità del nostro cinema, tra carenze di scrittura e rappresentazioni di situazioni e personaggi del tutto inverosimili.