Maixabel recensione

Maixabel della regista Icíar Bollaín racconta la storia di dolore e trauma che l’ETA, il gruppo terroristico basco, ha disseminato negli anni. Uno dei pochi film – se non l’unico – che parla di questo argomento che prende vita da fatti di cronaca reali. La vera Maixabel ha partecipato all’intero processo del film insieme alla figlia Maria. In una scena finale, appare proprio la vedova di Juan Mari Jauregui, assassinato dall’ETA. Il gruppo separatista ETA ha compiuto omicidi e attentati che hanno causato la morte di oltre 800 persone in nome dell’indipendenza basca. Un racconto crudo che mette in scena le debolezze dell’animo umano ma anche una volontà quella di non dimenticare le atrocità compiute oltre 10 anni fa.

 

Maixabel, la trama

Nel 2000 l’ETA ha assassinato Juan Maria Jauregui. Undici anni dopo, la sua vedova Maixabel Lasa riceve una richiesta che la mette in crisi: uno degli assassini, dopo aver lasciato la lotta armata e la banda di terroristi di cui faceva parte, ha chiesto di parlare con lei. Nonostante i dubbi e l’immenso dolore, Maixabel accetta di incontrare faccia a faccia una delle persone che hanno posto spietatamente fine alla vita di colui che era il suo compagno sin dall’adolescenza. Maixabel Lasa è interpretata da una sorprendente Blanca Portillo che si è immersa nel personaggio con tutta sé stessa. La regista stessa racconta che per completare la sua trasformazione ha avuto dei colloqui con Maixabel in persona.

Finzione e realtà camminano su un filo sottilissimo nel film di Icíar Bollaín. Maixabel è rappresentata come una donna di cuore e di coraggio, una vera immagine di dialogo e di riconciliazione. Per far vivere sullo schermo questa storia dobbiamo tornare indietro nel tempo agli anni 2000. Jauregui era un esponente politico del partito socialista spagnolo ed è stato assassinato in un bar. Il film però non parla degli avvenimenti che hanno portato alla sua morte ma della storia della moglie Maixabel.

Maixabel recensione film

L’importanza del dialogo

La forte componente femminile di questo film è composta da Maixabel, la figlia Maria. Maixabel, a contrario della figlia Maria, vuole incontrare gli assassini del marito. La vita di entrambe le donne, come più volte diranno nel corso del film, non è più la stessa. Non conosceranno più la felicità dopo la morte del compianto marito e padre. Allora Maixabel decide di partecipare alla richiesta della polizia: incontrare gli assassini del marito. La sua voce si fa portatrice del dialogo dopo dieci anni dal tragico incidente ma non lo fa per vendetta ma come lei stessa racconta “sono legata a quelle persone per tutta la vita“. Bollaín con l’aiuto della sua co-sceneggiatrice, Isa Campo, costruisce un film sulle emozioni e non sul racconto dei fatti di cronaca in quanto tali. Lo scopo principale è quello di indagare i personaggi dall’interno a prescindere dal pregiudizio politico.

Nella pellicola della regista non si fanno sconti, non si vuole empatizzare con nessun personaggio. Ma vengono comunque sviscerati i tratti problematici di quelli che secondo le linee narrative canoniche chiameremo antagonisti. Il film però non crea fazioni né tanto meno bisogna guardando con lo scopo di entrare in empatia con i personaggi. L’unico messaggio di speranza che manda il personaggio di Maixabel è che tutti meritano una seconda possibilità. Così la donna incontra i due assassini. Prima Luis (interpretato da Urko Olazabal) e poi Ibon (interpretato da Luis Tosar). Entrambe queste scene di dialogo portano alla luce importanti rivelazioni. I membri dell’ETA dicono a Maixabel che non nutrivano alcun odio personale nei confronti del marito. Stavano semplicemente eseguendo degli ordini come dei mercenari assunti per un obiettivo specifico.

Le seconde occasioni

La pellicola entra ancora di più nel vivo dei temi di responsabilità quando Luis e Ibon le rivelano che la scelta di premere il grilletto è stata affidata al caso. Con questa rivelazione finale la scelta di Maixabel si rivela chiarificatrice. Nonostante le lunghe scene di dialogo ricche di intensità, la linea narrativa che segue tutto il film è abbastanza neutra. Per la popolazione spagnola rivivere questi momenti non deve essere facile, tanto che la stessa regista ricorda ancora il periodo in cui da bambina l’ETA faceva decine e decine di vittime. Tutto cambia per gli spettatori oltre il confine spagnolo. Le poche informazioni di base narrate nella storia potrebbero mandare in confusione anche lo spettatore più attento. Nonostante questo, il film si presenta come un progetto molto forte e sicuramente curato nei miei dettagli storici per questa ragione la stampa spagnola lo ha largamente premiato ed elogiato.

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RASSEGNA PANORAMICA
Lidia Maltese
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Lidia Maltese
Laureata in Scienze della Comunicazione alla Sapienza, classe 95. La mia vita è una puntata di una serie tv comedy-drama che va in onda da 27 anni. Ho lo stesso ottimismo di Tony Soprano con l'umorismo di Dexter, però ho anche dei difetti.
maixabelIl film tratto da una storia vera racconta il coraggio di Maixabel nel non voltare le spalle agli assassini del marito e non farne una storia di vendetta. I dettagli - pochi - sull'approfondimento storico della vicenda non permettono di entrare a pieno della storia che con i lunghi dialoghi chiarificatori acquisisce il significato sperato.