Marlowe, recensione del film di Neil Jordan

Il film noir vede protagonisti Liam Neeson, Diane Krueger e Jessica Lange.

Marlowe recensione

Ha il sapore di un film arrivato fuori tempo massimo, quest’ultimo, Marlowe, del sempre amato Neil Jordan. E forse proprio per questo non si riesce a non volergli bene. Fin dalle prime scene, l’idea portante di Marlowe sembra essere quella di un gruppo di artisti che si sono uniti, decisi a creare qualcosa che piacesse prima di tutto a loro, un prodotto con un sapore retrò che abbracciasse un modo passato di intendere storia, personaggi e messa in scena.

 

Ed ecco allora che già partendo dalla sceneggiatura firmata dallo stesso Jordan insieme a William Monahan – si tratta dell’adattamento del romanzo the Black-Eyed Blonde: A Philip Marlowe Novel scritto da Benjamin Black – si capisce chiaramente quanto questo noir sia un qualcosa che non appartiene al cinema contemporaneo, che vuole rendere omaggio non soltanto al personaggio creato dal genio letterario di Raymond Chandler ma anche a quella stagione cinematografica che lo rese celeberrimo.

Marlowe, un omaggio revisionista

Certo, ci sono evidenti strizzate d’occhio al revisionismo degli anni ‘70 – ad esempio si trovano sparsi nel film almeno un paio di riferimenti espliciti a un altro capolavoro quale Chinatown di Roman Polanski – ma l’anima di Marlowe appartiene in tutto e per tutto agli anni ‘40, a quel mondo in cui il detective privato pur col suo cinismo manteneva comunque intatto il suo codice morale che ne faceva un eroe capace di battersi contro la decadenza di una società allo sbando.

Sotto questo punto di vista perfetto si rivela immediatamente Liam Neeson nel ruolo principale, un attore che si compiace in maniera evidente nel riabbracciare il lato umano, addirittura malinconico di questo tipo di ruolo. Col suo sguardo pacato, il tono della voce profondo e sussurrato, un linguaggio del corpo che sottolinea la fatica psicologica ed emotiva del suo lavoro, Neeson si trasforma in un Marlowe gentile, magari un po’ stanco ma comunque implacabile nel voler portare a termine il suo incarico. In un paio di momenti poi Jordan riesce a farci arrivare tutto il dramma, il dolore di un uomo che assiste impotente ad atti criminosi capaci di ferire la sua anima.

Il cast asseconda l’anima del film

Accanto a lui un cast che comprende benissimo e asseconda con classe l’anima del film: Diane Kruger e Jessica Lange lavorano con efficacia ai rispettivi ruoli di figlia e madre che sono troppo simili per non detestarsi. Il vero valore aggiunto di marlowe sono però i caratteristi a supporto, un gruppo di attori britannici “rispolverati” da Jordan per aiutarlo e divertirsi insieme e lui.

Nelle scene in cui recitano insieme a Neeson Ian Hart, Colm Meaney e soprattutto un istrionico Alan Cumming elevano questo noir calandosi perfettamente nei rispettivi ruoli. A completare l’equazione di un lungometraggio in fin dei conti riuscito ci pensa poi Neil Jordan, il quale certamente non possiede più la vena creativa degli anni ‘80 e soprattutto ‘90, ma con altrettanta certezza sa ancora come si gira un film, e riesce a comporre alcune scene di sicuro impatto estetico e densità emotiva. Un bell’aiuto arriva anche dal direttore della fotografia Xavi Giménez, intelligente ad operare alcune dominanti cromatiche per definire spazi e ambientazioni in sintonia con l’evoluzione narrativa della storia.

Marlowe è il tipo di film che ci sentiamo di consigliarvi se avete voglia di fare un tuffo nel passato in maniera intelligente ed elegante. Chia ancora oggi ricorda con affetto il detective privato interpretato tra gli altri da Humphrey Bogart (Il grande sonno) o Elliott Gould (Il lungo addio), non rimarrà deluso dalla nuova versione che Neil Jordan e Liam Neeson ne propongono.

Se invece il noir classico non fa per voi e cercate un tipo di intrattenimento maggiormente “contemporaneo”, allora questo lungometraggio può rappresentare un qualcosa di vetusto e noioso. A noi ha divertito, pur con tutte le sue imperfezioni. E una volta tanto vedere un film di genere in cui non ci sono eroi che fanno stragi di cattivi, o effetti speciali strabordanti che producono spettacolo inutile per la storia, è un discreto toccasana…

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