Master: recensione dell’horror in arrivo su Amazon Prime Video

Master è il film horror prodotto da Amazon Prime Video che parla del razzismo non troppo nascosto nelle università americane.

master recensione

Dal 18 marzo arriva su Amazon Prime Video Master, film che vede il debutto alla regia di Mariama Diallo. Il lungometraggio è un horror inquietante dominato da mostri quanto più temibili: forze sovrumane, leggende antiche e, soprattutto, razzismo.

 

La sinossi di Master

Nell’Ancaster College, storica università americana, s’incrociano le vite di tre donne. Gail Bishop (Regina Hall) è una professoressa che viene nominata come master di Belleville, una delle residenze per studenti. È la prima donna nera a ricoprire il ruolo: deve occuparsi della vita culturale degli studenti e aiutarli con i problemi scolastici e personali.

Una giovane studentessa nera, Jasmine Moore (Zoe Renee), si trasferisce a Belleville. La ragazza, entusiasta e studiosa, deve affrontare fin da subito diverse difficoltà. Le viene assegnata una stanza su cui gravita una leggenda: si dice che la camera sia infestata da una presenza, uno spirito che può spingere chi vi abita a suicidarsi, come già è accaduto a Louisa Weeks. Come se non bastasse, Jasmine viene discriminata dai compagni universitari, per lo più bianchi, e si scontra con un’insegnante, Liv Beckmann.

La professoressa Liv Beckmann (Amber Gray) è ostile nei confronti di Jasmine: la ritiene capace ma le assegna comunque pessimi voti. Dal canto suo, anche Liv deve affrontare la competizione con i colleghi bianchi, spesso dubbiosi sulle sue capacità.

Le tre donne si trovano quindi immerse in un’ambiente non solo ostile, ma anche bigotto e inquietante. Iniziano a fare incubi e a percepire strane presenze, innestando così un dubbio nello spettatore: i loro nemici sono reali, immaginari o soprannaturali?

Il razzismo come leitmotiv del film

Le tre protagoniste di Master sono donne nere. Tre personalità molto diverse, che vivono diversi momenti della propria esistenza, ma che sono accomunate dalla lotta ad un unico grande nemico: il razzismo. Il contesto è quello universitario, quello fatto principalmente dai figli ricchi delle famiglie bianche, da quelli che si sentono i privilegiati e che non si fanno problemi a mettere a disagio le minoranze.

Inizialmente, Gail, Liv e Jasmine vengono presentate come donne forti e capaci, studentesse o insegnanti che cercano di farsi strada all’Ancaster College. A poco a poco però, le protagoniste perdono la loro determinazione. In particolare, si trovano a dover fare i conti con un duplice nemico: la discriminazione e la leggenda di Margaret Miller.

masterLa leggenda di Margaret Miller

Istituzione antica quasi quanto gli Stati Uniti, l’Ancaster College colleziona una serie di leggende sull’istituto e sugli studenti. Quella più famosa ha al centro Margaret Miller, ragazza che, nel periodo della caccia alle streghe, venne accusata di stregoneria. Si dice che il suo spirito perseguiti il college, in particolare la Belleville House.

Master parte come un racconto positivo: l’inizio del college, il nuovo anno, la possibilità di guardare al futuro. Le vicende vengono poi gradualmente adombrate dal passato: le leggende, gli spiriti dei defunti. Il film è quindi un horror solo parzialmente soprannaturale: non si capisce fino in fondo quanto le visioni, i sogni, gli spiriti percepiti da Jasmine e da Gail siano reali. Come in un circolo virtuoso, il terrore vissuto dalle protagoniste (per un fatto surreale) è alimentato dai racconti e dalle vicende reali che le vedono coinvolte. Tutto inizia ad avere una doppia valenza, una doppia faccia.

Master vuol dire padrone

Il ruolo assunto da Gail Bishop è emblematico. ”Master” è un termine che in inglese significa ”padrone”. Viene usato comunemente nelle università anglosassoni, ma ha un legame con quella parola tanto usata in tempi di schiavitù. La scelta di assegnare il ruolo ad una persona nera nel film è provocatoria e serve per unire passato e presente, per parlare di razzismo e discriminazione nelle università.

Un racconto ”allendiano”

La regista sceglie il genere horror e le tinte cupe per fare un film che è essenzialmente una critica sociale. Le aggressioni e le discriminazioni in ambito universitario sono realtà sentite da Diallo.

Master è quindi un racconto che disturba più per gli aspetti realistici che per quelli soprannaturali. Nonostante la recitazione e la regia non siano delle più eccelse, il film è affascinante perché ricorda i racconti di Isabelle Allende, dominati da spiriti, donne e conflitti sociali.

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