Mur: recensione del film di Kasia Smutniak – #RoFF18

Dopo la prima internazionale a Toronto International Film Festival, il film viene presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023.

mur recensione

È stato proiettato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival e adesso viene presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Special Screening l’esordio alla regia di Kasia Smutniak, Mur, il documentario che con occhio discreto eppure appassionato fa luce sulla complessa crisi umanitaria che si è sviluppata nel confine tra la Polonia e la Bielorussia.

 

Mur, la trama del documentario

Il marzo del 2022, segnato dall’invasione russa dell’Ucraina, ha scosso l’Europa e ha spinto molti paesi a mobilitarsi per offrire asilo ai rifugiati. Tra questi, la Polonia si è distinta per la sua tempestività e generosità nel tendere una mano agli sfollati. Tuttavia, è anche la stessa Polonia che ha iniziato la costruzione di ciò che è diventato il muro più costoso d’Europa, un’enorme barriera per impedire l’ingresso di ulteriori rifugiati. Questo angolo d’Europa sconosciuto è il cuore della trama di Mur.

La “zona rossa”, una striscia di terra lungo il confine bielorusso, è il territorio in cui si svolge la storia, ed è proprio la zona in cui arrivano i rifugiati in territorio polacco. La regista Kasia Smutniak, nel suo esordio dietro la macchina da presa, affronta questa crisi con una passione palpabile. Il risultato è un film che è sia un diario intimo che una denuncia delle politiche discriminatorie e della disumanizzazione dei rifugiati.

Il percorso narrativo è un viaggio incerto e rischioso nella “zona rossa”, in cui l’accesso ai media è vietato. Kasia Smutniak, con l’aiuto di attivisti locali e attrezzature tecniche leggere, riesce a superare queste barriere e documentare ciò che le autorità vogliono nascondere. Il film è un’osservazione cruda e sincera del movimento e delle questioni critiche che interessano i due muri principali di questa storia: il primo respinge i migranti che attraversano il bosco millenario di Puszcza Białowieża, un ostacolo impenetrabile nel loro viaggio; il secondo è di fronte alla finestra di casa dei nonni di Kasia a Łódź, il muro del cimitero ebraico del ghetto di Litzmannstadt.

Un ritorno a casa per Kasia Smutniak

Il ritorno alle radici di Kasia Smutniak, alla sua città natale e ai luoghi dell’infanzia, aggiunge un elemento personale e intimo alla storia. Questo viaggio personale la porta, e con lei gli spettatori, a una consapevolezza profonda: l’accoglienza non dovrebbe fare distinzioni, chiunque sia in pericolo deve essere soccorso, e un continente che si definisce democratico non dovrebbe erigere muri. Questa è una potente dichiarazione in un’era in cui il dibattito sull’immigrazione e i confini è più acceso che mai.

Il film è caratterizzato da inquadrature fatte di nascosto, che catturano momenti intensi in luoghi pericolosi ai margini della Polonia. Questo approccio conferisce al film un senso di realismo e coinvolgimento, trasmettendo lo spirito di un reportage clandestino che rivela la verità nascosta.

Una delle caratteristiche migliori del film è la narrazione documentaristica di Smutniak. La difficoltà di ottenere informazioni e la creazione di una “zona rossa” attorno al confine per impedire l’accesso di volontari, organizzazioni umanitarie e giornalisti hanno fatto sì che le testimonianze e l’importante lavoro di soccorso e sostegno ai migranti siano passati in mano a singoli o gruppi di volontari.

Una rete di volontari per una crisi umanitaria silenziosa

Mur è una testimonianza toccante di una realtà poco conosciuta, ma di importanza cruciale. Senza enfasi o retorica, il film sottolinea il coraggio di coloro che lottano per portare alla luce una crisi umanitaria nascosta, mentre ricorda all’Europa il suo impegno verso la democrazia e l’accoglienza. Kasia Smutniak, con il suo esordio alla regia, dimostra di essere non solo una talentuosa attrice, ma anche una voce lucida e autorevole nel mondo del cinema.

Come ha raccontato anche Green Border di Agnieszka Holland, Premio Speciale della Giuria a Venezia 80, Mur offre uno sguardo crudo ma emozionante su una realtà poco conosciuta, un film che è anche una fotografia di uno status quo che non dovrebbe lasciare indifferenti.

- Pubblicità -