Non così vicino, recensione del film con Tom Hanks

Il nuovo film con protagonista l'amato attore americano è stato presentato al Sundance Film Festival.

non così vicino recensione

Tom Hanks è stato per l’industria del cinema americana contemporanea quello che Spencer Tracy rappresentava per la Hollywood della cosiddetta epoca classica. Ovvero il volto liberal dello showbusiness, capace di impersonare al massimo livello i migliori valori democratici e progressisti. La differenza invece sta nel fatto che il tessuto sociale e civile dell’America di Hanks in particolar modo negli ultimi anni ha svelato macchie, zone oscure, discrepanze e contraddizioni che l’attore ha scelto di non ignorare.

 

Se prima tale discorso sociale e civile sulla nostra contemporaneità veniva portato avanti anche attraverso produzioni mainstream quali ad esempio Forrest Gump, Salvate il soldato Ryan, Cast Away e altri titoli che potremmo citare, da qualche anno a questa parte Hanks sembra aver scelto di continuare a sviluppare determinate tematiche adoperando un tipo di cinema più “piccolo” e intimo. Un esempio calzante è stato il recente Finch realizzato per Apple TV+, mentre adesso arriva l’ispirato e commovente Non così vicino (A Man Called Otto), remake aggiornato del film svedese A Man Called Ove (a sua volta ispirato dal romanzo omonimo del 2012 scritto da Fredrik Backman).

Non così vicino, la trama

Dopo essere rimasto vedovo, costretto a un pensionamento anticipato e defraudato del proprio ruolo di supervisore del complesso edilizio in cui vive, al costantemente accigliato Otto Anderson (Tom Hanks) non rimane molto per cui vivere. La decisione di farla finita in un modo o nell’altro è quindi una conseguenza logica della propria condizione di vita. Ma i vari tentativi di suicidio non vanno a buon fine, soprattutto perché nella vita dell’uomo entra di prepotenza la nuova vicina di casa Marisol (Mariana Treviño) con la sua famiglia chiassosa e tutta al sua vitalità latina. E così a Otto non resta che continuare a vivere, non fosse altro che per evitare che i nuovi arrivati radano al suolo la piccola oasi tranquilla in cui ha vissuto per decenni…

Anche se negli ultimi anni la carriera del regista Marc Forster ha incontrato alcuni incidenti di percorso, soprattutto a livello artistico, in passato il cineasta di origine tedesca ha dimostrato di saper raccontare con attenzione e partecipazione i personaggi dei suoi film, adoperando con pienezza toni gentili e introspezione psicologica. Finding Neverland e Stranger Than Fiction ne sono gli esempi maggiormente calzanti. Grazie a Non così vicino torna a questo tipo di cinema pacato, sensibile, che lavora su situazioni e atmosfere per costruire un universo filmico in cui i personaggi sanno esprimere tutta la loro potenza espressiva.

non così vicino tom hanksUn equilibrio tra commedia e dramma

Rispetto all’originale la propensione verso la commedia di situazione viene alleviata in favore di un equilibrio più efficace di commedia e dramma. In particolar modo l’utilizzo dei numerosi flashback che raccontano la lunga e tenerissima storia d’amore tra Otto e sua moglie Sonya – ottimamente interpretati da Truman Hanks e Rachel Keller – dotano il film di una sua dimensione emotiva impossibile da ignorare. L’adattamento di David Magee (già collaboratore di Forster ai tempi di Finding Neverland) si rivela preciso nel lavorare su tale equilibrio, fino ad arrivare a un finale tanto prevedibile quanto commovente.

Il resto lo fanno ovviamente gli attori, con Tom Hanks ovviamente a capo di un cast esemplare. Il suo lavoro sulla fisicità e sul linguaggio del corpo di Otto conferma che l’attore due volte premio Oscar (e sono pochi…) non ha perso il tuo tocco magico, che consiste nel tratteggiare i propri personaggi in maniera sempre originale e allo stesso modo rimanere sempre e comunque Tom Hanks, portatore di valori e un senso morale che rispecchiano il meglio dell’essere americano.

L’omaggio a Walter Matthau

Nel caso di Non così vicino l’attore rende poi omaggio piuttosto esplicito a uno dei più grandi caratteristi della storia del cinema, ovvero Walter Matthau. Soprattutto nella prima parte del film, quando il personaggio viene sviluppato nella sua dimensione più burbera e brontolona, è praticamente impossibile non notare le somiglianze con lo stile di Matthau, e questo non fa che aumentare l’ammirazione per Hanks. Ma la dramedy di Forster non è soltanto il suo protagonista, tutt’altro: notevole prova la regala anche una Mariana Treviño vitale, energetica, a tratti inebriante nel suo ruolo. Molto simpatico anche Cameron Britton, amato dal pubblico dello streaming per il notevole ruolo di edmund Kemper nella serie di culto Mindhunter (Netflix).

Non così vicino è quel classico tipo di film che non riserva vere e proprie sorprese ma sa condurre lo spettatore al risultato finale in maniera coerente, sensibile e soprattutto emotivamente profonda. Un risultato che bisogna abbracciare considerato quanto latiti nel cinema americano contemporaneo.

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