Nothing Compares: la recensione del documentario su Sinéad O’Connor

Il 30 luglio su Sky Documentaries.

Nothing Compares recensione

Una vita contro tendenza quella che Sky Documentaries in simulcast con Sky Arte cerca di raccontare parlando di Sinéad O’Connor. Disponibile anche su NOW e intitolato Nothing Compares, la vita della cantante irlandese viene messa sotto una lente diversa, fatta di voci e mai di volti. Nessuno degli intervistati o la stessa O’Connor appaiono in video, ma il documentario Showtime diretto da Kathryn Ferguson pone al centro il fulcro della carriera dell’artista, che va oltre l’aspetto fisico e le tendenze, da cui la stessa Sinéad O’Connor è sempre fuggita. Il documentario, che ha il titolo di uno dei suoi più grandi successi, ha avuto la sua messa in onda americana nel 2022 e arriverà in Italia su Sky Documentaries in prima serata il 30 luglio.

 

Nothing Compares, la trama

Volevano che avessi capelli lunghi e indossassi gonne corte, così mi sono tagliata i capelli cortissimi”, racconta Sinéad O’Connor in Nothing Compares. Un gesto rivoluzionario come rivoluzionaria è stata a tratti la sua vita, che viene qui raccontata attraverso l’occhio di Kathryn Ferguson. Non solo le performance dei suoi concerti e della carriera che ha attraversato quasi un decennio ma anche racconti di filmati in prima persona mai visti che l’artista ha deciso di condividere. La voce fuori campo di altre personalità appartenenti al mondo della musica racconta il punto di vista esterno della vita dell’artista che lascia un’eredità musicale e sociale al mondo: l’arte che si intreccia con la storia irlandese, la religione e la politica.

Venendo da una società patriarcale, la sua vita è stata dedicata a fare esattamente il contrario di quello che le dicevano gli altri. Quindi se l’etichetta discografica la voleva in un modo, lei prese la decisione di rasarsi a zero e di indossare giacche di pelle oversize. La sua immagine andava oltre il femminismo dell’epoca, era già moderna, anticipando mode e discorsi di genere di circa quarant’anni. Se però oggi parliamo di Sinéad O’Connor come anticipatrice del movimento femminista, all’epoca negli anni ’80 il suo atteggiamento contro corrente non la fece ben vedere in primo luogo dalla casa discografica ma anche dall’audience.

Sinéad O’Connor documentario

Io volevo urlare

Sinéad O’Connor ha solo vent’anni quando canta Mandinka davanti a Stevie Wonder e se il mondo vede la pop star, una ragazza ribelle che ha deciso di tagliare i ponti con il suo passato e di vivere lontano dalle imposizioni della cultura irlandese, lei invece si emoziona pensando di aver cantato davanti a uno dei suoi idoli musicali. Voleva solo urlare, che sia il suo dolore, la sua vita, voleva solo cantare. Con Nothing Compares 2 U raggiunge l’apice della sua carriera, l’album da solista diventa presto uno degli album più venduti in America e lei ha solo ventiquattro anni quando succede. Non è più quella ragazzina di vent’anni, lo dice lei stessa. Diventa più sicura, gioca con gli stili e con la moda, si diverte.

Così alla sua voce armoniosa si sovrappongono immagini di vita vera che hanno caratterizzato il decennio: le manifestazioni per la pace, mani di politici che si stringono siglando l’ennesima alleanza contro una guerra infinita, Audrey nel pilot di Twin Peaks che balla. La stessa America che l’ha accolta con così tanto entusiasmo è la prima che inizia ad affiggere cartelloni con la sua faccia e un segnale di divieto. Durante un concerto all’aperto nel New Jersey, la cantante si è rifiutata di far suonare l’inno nazionale e nulla è più suscettibile degli americani.

Sinéad O’Connor

La fede che vacilla

Alla fine di Nothing Compares, nella sua lettera aperta, Sinéad O’Connor ancora una volta racconta a testa alta il suo punto di vista. In un mondo moderno dove la cancellazione è all’ordine del giorno, la cantante irlandese l’ha provata per la prima volta sulla pelle ma per i motivi opposti a quelli per cui si combatte oggi. È diventata uno spettro, un eco contrario allo stesso vento che voleva trascinarla via. Una voce che aveva smesso di urlare, che era diventata un sussurro. La compassione, l’amore e l’empatia auspicati da Sinéad O’Connor nei tesi delle sue canzoni alla fine si sono realizzati nella sua Irlanda che oggi appare trasformata, non più in bianco e nero, ma a colori. Piccole tracce di Sinéad, la sua eredità.

Mi hanno spezzato il cuore ma non sono morta. Mi hanno seppellita, ma non sapevano fossi un seme”.

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RASSEGNA PANORAMICA
Lidia Maltese
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Lidia Maltese
Laureata in Scienze della Comunicazione alla Sapienza, classe 95. La mia vita è una puntata di una serie tv comedy-drama che va in onda da 27 anni. Ho lo stesso ottimismo di Tony Soprano con l'umorismo di Dexter, però ho anche dei difetti.
nothing-compares-sinead-oconnorUn documentario che celebra la voce di Sinéad O’Connor così come era lei: attivista, politicamente schierata e anti conformista. Anche la scelta di non far vedere i volti degli intervistati risalta ancora di più la voce di quest'ultimi rendendo il documentario ancora più particolare.