Nowhere: recensione del nuovo film Netflix

La pellicola, distopica ed a tratti angosciante, è disponibile in piattaforma dal 29 settembre.

Nowhere Netflix

In un futuro distopico e violento è ambientato Nowhere: si tratta di un film spagnolo, diretto da Albert Pintó e distribuito da Netflix. La sceneggiatura, scritta da Ernest Riera, Miguel Ruz, Indiana Lista, Seanne Winslow and Teresa Rosendoy, è tratta da un racconto di Indiana Lista. Nowhere si concentra principalmente sulla figura della protagonista Mia, affiancata dal compagno Nico; quindi, il cast effettivo è formato da soli due attori. Anna Castillo, attrice spagnola, interpreta Mia mentre Tamar Novas (The sea inside) è nei panni di Nico: si tratta in entrambi i casi di figure conosciute prevalentemente a livello nazionale spagnolo, ma pluripremiati ai festival cinematografici spagnoli come i premi Goya.

 

Nowhere: la lotta per la sopravvivenza

In una Spagna futura la crisi alimentare porta il governo a prendere delle decisioni eccessivamente drastiche: eliminare tutta la popolazione non produttiva, quindi donne incinta e bambini. Per paura di subire nuovamente la violenza del regime, Mia, incinta, e Nico decidono di scappare in Irlanda, dove i problemi di scarsità di viveri vengono gestiti in maniera ben diversa. Tutti i profughi clandestini vengono ammassati in dei container: dopo che Nico e Mia vengono divisi, il container viene freddamente ispezionato dalla polizia spagnola. Tutti i passeggeri clandestini vengono uccisi, tranne Mia che riesce a nascondersi. Ha inizio così il viaggio della donna verso l’Irlanda, che sarà nient’altro che facile: Mia dovrà più volte lottare per la sua sopravvivenza e della sua bambina. Saranno Nico, con delle sporadiche telefonate, e la piccola Noa appena nata a darle la forza di andare a vanti e cercare di sopravvivere.

Nowhere storia vera

Un distopico poco convincente

Nowhere basa la propria trama su un presupposto di per sé molto assurdo, perfino per un futuro distopico: l’uccisione di donne incinta e bambini. Lo scopo principale di ogni essere vivente, uomo compreso, è la preservazione della propria specie; difatti le donne ed i bambini vengono sempre preservate in situazioni di emergenza proprio per questo motivo (facendo un esempio cinematografico, pensate a Titanic: le donne ed i bambini hanno precedenza sulle scialuppe). Di conseguenza, uccidere queste categorie di persone per risparmiare viveri e far sopravvivere la comunità sembra essere un controsenso. Un qualunque lettore potrebbe controbattere con un semplice “sì ma è solo un film”: è vero, Nowhere è un solo un film, una pellicola che presenta una realtà distopica, ma non per questo dovrebbe essere poco convincente per il pubblico. Il film deve convincere i propri spettatori della nuova realtà che crea, farli immedesimare.

Nowhere risulta essere anche esageratamente straziante: la pellicola racconta praticamente una sola interminabile serie di sfortunatissimi eventi di Mia. Per ogni volta che la protagonista riesce con un fortissimo istinto di sopravvivenza e straordinaria determinazione a superare tutte le avversità, un nuovo terribile problema le si presenta di fronte, appendendo nuovamente la sua vita ad un filo. Questo susseguirsi di alti e bassi crea una tensione ed una suspense continua e quasi estenuante. Considerando che la pellicola narra solamente la lotta per la sopravvivenza della protagonista, sarebbe stata un ottima scelta abbreviare, anche se di poco, il film: in questo modo sarebbe magari risultato al pubblico meno pesante.

Mia è costretta a fare cose terribili per la propria sopravvivenza: alcune di queste scene possono risultare alquanto forti. Un esempio è il momento in cui la protagonista, nella disperazione per la mancanza di cibo, ingerisce la sua stessa placenta. Altri momenti rappresentati in maniera più esplicita sono il parto della donna e il lungo taglio che si inferisce la donna accidentalmente.

I profughi del futuro

L’elemento realmente interessante di Nowhere è la tematica dell’immigrazione. Pur essendo affrontata solamente all’inizio del film, e lasciata di conseguenza in secondo piano, questo tema può incentivare negli spettatori una riflessione riguardo la tematica. L’immigrazione è un fenomeno atemporale, che si ritrova nel presente quanto si ritroverà nel futuro. Come cittadini di un paese di frontiera, Nowhere può aiutare tutti noi italiani a vedere ed a riflettere su ciò che significa essere profughi. In questo momento storico si ritrovano anche altre pellicole che rappresentano in maniera anche più chiara la tematica: un esempio lampante è Io Capitano, presentato al festival del cinema di Venezia e vincitore del leone d’argento alla regia e del premio Mastroianni. Ciononostante, può essere importante sottolineare questo elemento anche qui, dove non è rappresentato in maniera meno concreta e realistica.

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