Ostia Criminale, la recensione del film di Daniele Autieri e Stefano Pistolini #RFF15

Dopo la presentazione alla Festa di Roma tra gli Eventi Speciali, il documentario è disponibile in esclusiva su Dplay Plus dal 26 ottobre.

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Da Romanzo criminale a Suburra, dopo un particolare fiorire di libri inchiesta e di cronache giudiziarie, sembrava che il tema del sottobosco malavitoso della Capitale fosse stato sufficientemente sviscerato. Purtroppo l’attualità degli ultimi anni ha confermato ancora una volta – e nel modo peggiore – come la fantasia sia in grado di superare la realtà. Che evidentemente molti lati oscuri da svelare. Come tenta di fare il documentario Ostia Criminale – La mafia a Roma di Daniele Autieri e Stefano Pistolini, presentato tra gli Eventi Speciali della Festa di Roma 2020 (dal 26 ottobre su Dplay Plus e successivamente in tv nel ciclo Nove Racconta).

 

Il Romanzo criminale di Ostia

La tesi di fondo è quella – come si legge nelle note di regia – secondo la quale Mafia e il suo canone hanno risalito la penisola fino a Ostia, il mare di Roma, e qui hanno messo radici, servendosi di potenti famiglie criminali e dei collaudati meccanismi di usura, spaccio e sottomissione della città “normale”. Negli anni grandi operazioni delle forze dell’ordine si sono impegnate per contrastare il fenomeno, ma la guerra ancora non è vinta. Ammesso che questa guerra si possa vincere, tanto più in un momento nel quale le difficoltà economiche promettono di favorire ulteriormente gli affari della criminalità organizzata.

Ma nello sviluppo del film non c’è una vera e propria dialettica, visto che le testimonianze che vediamo alternarsi sullo schermo non rivelano nulla di particolarmente nuovo, puntando semplicemente a raccogliere il materiale utile a confermare l’ipotesi di partenza. Non poco, purtroppo, stando a quel che si sente raccontare dai tanti intervistati, scelti tra forze dell’ordine, professionisti, mondo giuridico, informazione e società civile, oltre ovviamente a cittadini del Lido in questione, nel X Municipio di Roma, definito “la più grande realtà territoriale mai sciolta per Mafia del nostro paese”.

Dalla Banda della Magliana ai clan

Abbiamo ancora tutti negli occhi la testata di Roberto Spada al giornalista che gli chiedeva dell’appoggio dei post fascisti di CasaPound alla famiglia che controlla Ostia, a ogni livello, ma le radici del Male da quelle parti sono ben più profonde. Risalgono agli anni della tristemente nota Banda della Magliana e successivi, agli omicidi dei boss locali del 2011 e all’arrivo degli Spada, ultimi eredi di quelli che avevano deciso di “prendersi Roma”, come romanzato con successo sul grande e piccolo schermo.

ostia criminaleLa narrazione procede per capitoli tematici, portandoci avanti e indietro negli ultimi dieci anni attraverso le parole del Capo della Squadra Mobile di Roma e dei vertici dei Carabinieri di Ostia che ci descrivono i sopralluoghi nella centrale dello spaccio di Piazza Gasparri, nelle Case Popolari di Ostia Ponente dove vivono gli Spada, all’Idroscalo e fino ai Garage di Ostia Nuova. La ‘Nuova Alba’ del 2013, la ‘Apogeo’, con il sequestro di beni per 19 milioni, e la ‘Eclissi’, con gli arresti di personaggi chiave della famiglia, nel 2018 fino alla ‘Ultima spiaggia’ del 2019 sono le operazioni chiave in questa cronologia… speriamo non le ultime.

Il ricordo di quei momenti si affianca alle analisi del giornalista Paolo Mondani e le voci contrapposte del magistrato ed ex Delegato del Sindaco Alfonso Sabella e di Mario Giraldi, legale delle famiglie Fasciani e Spada, sostenitore della loro “autorevolezza” e della differenza tra “Pentitismo” e “Infamità”… Ma soprattutto alle storie vere di proprietari di bar, tabaccai, edicolanti vessati e costretti ad abbandonare le attività, un necessario tuffo nella realtà, faticosamente riconoscibile ai meno informati in tanta (e tanto) fredda cronaca.

Mafia e corruzione, un male antico

L’illegalità come regola, un sistema mafioso a tutti gli effetti che coinvolge ogni livello della comunità rendendo tutti pedine e insieme complici, anche solo per paura. Un potere assoluto al quale non sembra possibile porre rimedio, solo assistere al suo perpetrarsi con nuovi protagonisti. Almeno a sentire le conclusioni del lavoro dei due registi e dei rappresentanti delle istituzioni. L’impotenza di fronte alla ‘Malavita del Mare’ ha molti responsabili, ma – per usare le parole di uno dei cittadini interpellati – “La Mafia di Ostia ci sarà sempre”. Come dimostra la guerra ancora in corso, combattuta a colpi di pistola nelle strade, e che loschi intermediari (come il ‘Diabolik’ Piscitelli ucciso nell’agosto del 2019 al Parco degli Acquedotti, su una panchina dove ancora qualcuno porta fiori) stanno cercando di risolvere a favore di ‘Ndrangheta e Camorra.

Eppure di questa “Università della Mafia” non si fa che raccontare quanto già letto sui giornali, una operazione utile alla memoria e interessante per chi avesse perso le tappe più importanti, ma che non rende l’operazione né unica né imprescindibile. In compenso – e forse per reazione – quasi ci si sorprende a incantarsi nelle pause più cinematografiche per lo scorrere delle immagini di palazzi e strade vuote alternate a splendide spiagge deserte, panorami ripresi dall’alto che mostrano il biancheggiare di un mare sommerso di luce, ma inesorabilmente e simbolicamente muto.

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