Passion è il ritorno al thriller di Brian De Palma è liberamente ispirato al film francese del 2010 Crime d’Aumor di Alain Corneau. La storia scritta dallo stesso regista è incentrata sulla passione a tutto tondo. L’erotismo è visibile sin dall’inizio film a casa di Christine e poi si colora con altre sfaccettature, che vanno dall’esasperazione fino alla vendetta. Di fatti le due protagoniste, come da genere, sono misteriose, consapevoli della loro bellezza e del loro potenziale seduttivo. In questo, spicca Rachel McAdams, perfettamente calata nel ruolo della manipolatrice esercitando la sua influenza su tutti ed in particolare sul socio economico (Paul Anderson) mentre in un secondo momento sarà Isabelle a manipolare l’ispettore di polizia Bach (Rainer Bock); gli uomini del film si ritrovano ad essere dei burattini e complici inconsapevoli dei loro giochi di potere che porterà le due donne a una lotta di sopravvivenza con unica vincitrice.

 

In Passion Berlino, Christine (Rachel McAdams) è a capo di un importante società che si occupa di pubblicità su scala internazionale, con il tempo ha raggiunto il benessere, i soldi e il potere. Isabelle (Noomi Rapace) è la sua vice e rispetto a lei è molto più riservata e creativa. Il loro rapporto sembra idilliaco fino a quando Christine si prende i meriti per un’idea di Isabelle, cominciano i primi attriti che avranno un crescendo fino a quando Christine viene assassinata nel suo appartamento e gli indizi portano tutti a Isabelle che è convinta della sua innocenza.

Passion

Per la prima parte del film la struttura è lineare e la McAdams prova piacere nell’esercitare il controllo o con ricatti che sfociano nell’umiliazione. Naomi Rapace è credibile nel ruolo della vittima ma non assume lo stesso impatto scenico della sua coprotagonista, essendo un personaggio in bilico da sceneggiatura non c’è l’attaccamento da parte della sala. La seconda parte del film comincia a prendere la dimensione onirica, generando un po’ di confusione su un finale tutto da interpretare.

Lo stile del regista degli Intoccabili non si nasconde, anzi nonostante i riferimenti a Hitchcock che ha distribuito per la sua intera filmografia, dalle pause degli sguardi tra una conversazione all’altra o l’inquadratura tutto a fuoco, il regista ci propone un thriller attento al dettaglio-chiave che ci conduce alla scoperta dell’assassino.

Tuttavia il film genera il generale dispiacere di non saper proporre nuovi temi e nel particolare alcune incomprensioni di sceneggiatura che fanno giungere al colpo di scena finale con la tensione che diventa perplessità lasciando lo spettatore conscio di ciò che ha visto ma incredulo sulla storia.

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