Peter Pan e Wendy, recensione del nuovo live action Disney

Il nuovo adattamento del romanzo di Barry è disponibile su Disney+ dal 28 aprile

Peter Pan e Wendy recensione

Peter Pan e Wendy volano nella fantasia dei bambini da moltissimi anni, da quando J.M. Barrie mise su carta le sue idee su Bimbi Sperduti e Isola che non c’è, e dopo, con i contributi di cinema e televisione, la storia del Bambino che non voleva crescere è diventata patrimonio comune, una storia condivisa da molti che lega le coscienze e l’immaginazione di persone lungo tutta la superficie terrestre.

 

Peter Pan e Wendy, un nuovo live action

E, in linea con la sua politica ormai consolidata dei remake in live action, Walt Disney ha realizzato, per la distribuzione su Disney+ dal 28 aprile, Peter Pan e Wendy, un nuovo sguardo alla storia di Barrie. Ogni volta che si ri-racconta una storia nota, si cerca di trovare un punto debole su cui affondare le proprie radici, in cui conficcare la novità, per arricchire e modificare ciò che si conosce già. E a mano a mano che la produzione Disney prende confidenza con i remake in live action, si allontana sempre più dalla versione animata che la stessa Casa di Topolino ha realizzato, contribuendo a rendere immortali certe storie.

Così, anche Peter Pan e Wendy diventa contemporaneo, per i toni, i ritmi, la rappresentazione e l’approfondimento dei personaggi. Come si intuisce già dal titolo, co-protagonista del film è proprio la cara Wendy Darling, che Peter preleva dalla sua casa a Londra per portare nell’Isola che non c’è, insieme a John e Michael, per badare ai Bimbi Sperduti. Qui, i ragazzini vivranno le loro avventure e combatteranno contro i Pirati di Capitan Uncino, deciso a sfiderà Peter Pan, sua vera e proprio nemesi, mentre cerca di convivere con i suoi traumi a forma di coccodrillo.

La firma di David Lowery

Trai registi più interessanti in circolazione, David Lowery si presta a questo remake senza mai rinunciare al proprio occhio. Può molto poco dal punto di vista contenutistico, è chiaro, ma fa del suo meglio per dare un look e una voce al film, con il suo occhio raffinato e ampio, prediligendo le riprese lunghe e l’azione concitata. Da questo punto di vista, il film è un esempio di preziosa messa in scena, mentre più banale si rivela nell’aspetto contenutistico che pure doveva essere il suo punto forte. La storia di Capitan Uncino (un Jude Law molto divertito e efficace!), che ruba la scena alla citata Wendy del titolo, sembra nient’altro che una ri-narrazione di quello che ci aveva raccontato Steven Spielberg con Hook e il suo magnifico Dustin Hoffman. Allo stesso tempo, dopo il racconto di Wendy fatto da Benh Zeitlin nell’omonimo film del 2021, sembra difficile trovare degli elementi di innovazione nel raccontare la bambina che doveva fare da madre ad altri bambini. Il comune denominatore dei due adattamenti è che il fenomeno della crescita, che viene visto come uno spauracchio per la maggior parte del film (e dei personaggi) è in effetti la più grande delle avventure, e a conti fatti è così, anche nella vita vera, non solo sull’Isola che non c’è.

Dov’è la meraviglia?

Quello che però manca in Peter Pan e Wendy è il senso della meraviglia. Come una moderna bambina del 2023, la Wendy Darling interpretata da Ever Anderson è perfettamente al corrente di dove la porta Peter: conosce tutto di lui, delle sue avventure, del posto dove vive e niente di quello che vede la sorprende. Manca quindi il senso di avventura e meraviglia per quello che si vive e che viene mostrato, forse un segno indicativo di quello che i giovani spettatori oggi prediligono: l’azione alla scoperta, l’iniziativa all’osservazione. E non è per forza un male, dal momento che nel grande schema dei live action Disney, un prodotto accettabile come Peter Pan e Wendy sembra già un miracolo, anche se la decisione di affidarlo alla piattaforma, by-passando la sala è indicativa delle aspettative che lo Studio ha sul progetto.

Peter Pan e Wendy sembra comunque una porta di ingresso più che dignitosa da varcare per coloro, grandi o piccoli, che si affacciano soltanto adesso alla storia del Bambino che non voleva crescere. Perché ci deve sempre essere uno spazio per tornare bambini, nonostante l’ineluttabilità della crescita.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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