Power of Rome, la recensione del viaggio nel tempo di Edoardo Leo

Il film documentario di Giovanni Troilo è un viaggio nella città eterna, evento speciale in sala 19, 20 e 21 aprile 2022.

Power of Rome recensione

Non si vede spesso una operazione come quella realizzata per Power of Rome, che arriva in sala – grazie a Vision Distribution e alla sua collaborazione con Sky e la Iif di Fulvio e Paola Lucisano – nei giorni di 19, 20 e 21 aprile 2022. Un “prototipo con una grande ambizione”, lo definisce il suo regista, Giovanni Troilo, che si affida a un protagonista, o meglio un “host”, profondamente romano come Edoardo Leo per raccontare la Città Eterna in questo esperimento metacinematografico.

 

Che si propone di “combinare il documentario con l’impianto, la forma e la drammaturgia del cinema”, ma che di quello non sembra in grado di replicare né magia né capacità di coinvolgimento. E questo nonostante il soggetto trattato, e una estetica particolarmente attraente, nella quale la narrazione tradizionale si mescola con una ricostruzione storica spettacolarizzata e sprazzi di videoarte.

Una Storia da Sogno

Al centro, Roma. La città, la sua storia, i suoi miti, gli imperatori e l’incessante lotta per il potere. Nelle sue tante e diverse declinazioni. Che esploriamo insieme all’insofferente attore chiamato a interpretare Giulio Cesare in un documentario inglese, non privo di cliché, che abbandona il set per immergersi nella Capitale e nelle ombre del suo passato.

Un sogno che ci porta della nascita dell’Impero alla sua fine, tra corsi e ricorsi, ma soprattutto lasciando spesso la parola ai re-enactments affidati a chi la Storia di Roma l’ha fatta davvero, dal ‘Primo Re’ al primo Imperatore, da Romolo ad Augusto, da Adriano a Costantino, Nerone e Marc’Aurelio. Azzardando ardite similitudini sui supplì mentre ci mostra gli angoli più belli della città, di ieri e di oggi.

La grandezza di Roma è altrove

Ma se le immagini del Pantheon, del Colosseo, il Gianicolo, Piazza del Popolo, ecc. non possono non conquistare, i ‘fantasmi’ di Leo restano solo un piacere per gli occhi. E per chi avesse voglia di conoscere di più sui segreti di questa Grande Bellezza, come la processione della Madonna Fiumarola della Festa de Noantri. Non sull’anima, purtroppo.

Impresa sovrumana, in “una città che è il mondo”, della quale gli stessi abitanti spesso non ricordano l’eccezionalità, presi a scontrarsi su questo o quel disservizio, o politico, o social. E della quale i facili detrattori si sforzano di non vedere la grandezza, nell’illusione di ergersi come nani sulle spalle di un tale gigante. Un “teatro a cielo aperto” dove “gli dei e i mortali hanno provato a sfiorarsi” e che “saccheggiata e ricostruita, ha visto nascere e morire culture e civiltà eppure oggi, più che mai, ha bisogno di essere scoperta, ascoltata e nuovamente raccontata”, stando al regista e premiato fotografo.

Power of Rome, un intrigante punto di vista

Un intrigante e godibile punto di vista, più che di partenza, soprattutto considerato che a Roma “tutto ricomincia ogni mattina” e nulla inizia o finisce davvero. Ma con un bel finale, affidato all’orazione funebre di Marco Antonio e a un momento unico nella storia della Città Eterna. Lasciando alla pazienza o alla conoscenza di ciascuno il fatto di assistere “per la prima volta” allo spettacolo sullo schermo, o a riscoprire le singole tappe e protagonisti del suo passato, delle sue illusioni e ambizioni.

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Mattia Pasquini
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