Red Rocket, recensione del film di Sean Baker

Distribuito da Universal Pictures, il film arriva nelle sale italiane il 3 marzo 2022.

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Dal digitale dello smartphone, Sean Baker passa, per Red Rocket, ai 16 mm e si lascia dietro una patina colorata e a tratti quasi manierista che aveva caratterizzato The Florida Project per affondare nella periferia del Texas, in quel’America ai margini che ha decretato il successo di Trump alle elezioni del 2016. Aedo del degrado, al quale riesce a conferire vitalità e dignità, Baker torna alla regia per raccontare la storia di un cialtrone che cerca di rimettersi in sesto a scapito di tutto e tutti.

 

La trama di Red Rocket

Mikey è un attore porno che, dopo 17 anni nel mondo dell’intrattenimento per adulti, è arrivato al capolinea della sua carriera. Decide così di tornare a Texas City per ripartire da zero. Chiede ospitalità alla moglie, che però non vede da anni e che lo detesta senza prendersi la briga di nasconderlo e comincia a girare per i dintorni su una bicicletta, in cerca di un lavoro. La sua ricerca lo porta in un negozio di ciambelle, dove incontra Strawberry, una diciassettenne molto carina e molto disinibita. Da questo incontro nascerà in Mikey il desiderio di rivalsa, mentre prende forma nella sua testa un sogno ambizioso: tornare nel mercato del porno, in qualità di partner e manager della ragazzina che ha incontrato e della quale dice di percepire il talento da performer hard.

Simon Rex superstar

A cavallo di una bicicletta sgangherata, Simon Rex si fa protagonista di una serie di cartoline, immagini di degrado che costellano Red Rocket e l’America vera, immagini che Sean Baker rende malinconiche e dolci, come il suo protagonista. Il lavoro di Baker e Rex mette in atto un piccolo miracolo, Red Rocket è il racconto di un randagio spregevole, che rappresenta tutto il marcio che c’è nell’America media, che prende da chiunque senza dare mai niente in cambio, che scarica responsabilità e colpe e non rimane fedele a nessuno dei suoi propositi. Eppure non si può non voler bene a questo parassita perché è un puro, un’anima candida senza alcuna traccia di malvagità. Forse per questo, alla fine, il sogno in cui lui era protagonista diventa un sublime strumento di tortura che lo assoggetta, il seduttore sedotto e, quasi sicuramente, anche se non ci è dato saperlo, abbandonato. 

Simon Rex, ex attore hard, piccola stella del porno gay, poi vj e modello, mette a frutto tutte le sue doti, la sua faccia da schiaffi, una certa tragicità sotto un sorriso beffardo e si spoglia, letteralmente e metaforicamente, regalandoci un ritratto di sciagurato per il quale non si può non fare il tifo. 

Con una sensibilità che si fa di film in film più raffinata e compatta, Sean Baker continua il suo racconto dell’America ai margini, schivando ogni possibilità di compiacimento nel degrado e nella povertà, ma puntando il dito dritto contro quella società cieca e sussistente, che non è consapevole di cosa c’è oltre l’orizzonte disegnato da fabbriche abbandonate e casette sparute dipinte di colori sgargianti. 

Il registro è quello della commedia

In contrapposizione con quanto realizzato in The Florida Project, in questo caso il regista e sceneggiatore sceglie il linguaggio della commedia, molto amara in alcune circostanze, una commedia realista che non disdegna deviazioni nel fantastico, anche solo nella testa di Mikey. A fare da colonna sonora a questo microcosmo fermo nel tempo, non a caso, una Hit di inizio 2000, Bye Bye Bye degli NSYNC, che compare addirittura in tre versioni: la classica, in apertura, una versione per tastiera e voce eseguita da Suzanna Son (Strawberry) e una intessuta nello stesso dialogo e recitata dall’incredibile Brenda Deiss, qui al suo primo e ultimo ruolo in carriera, con un volto vecchio e fiero, il volto di un’America che rappresenta con una buona dose di approssimazione il paese reale. 

Red Rocket è un piccolo gioiello, una commedia con un infinito rispetto per l’abbandono che mostra e per l’umanità derelitta che racconta. Sean Backer e Simon Rex ci prendono per mano e ci portano dentro la mente di un uomo che non è molto diversa da quella della ragazzina protagonista di The Florida Project, che sogna Disneyland in mezzo al degrado di una stanzetta di un motel con la facciata viola.

Red Rocket: intervista al regista Sean Baker #RFF16

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