Sette opere di Misericordia: recensione del film

Sette opere di Misericordia

Degrado, misericordia, compassione e la ricerca di un’identità chiedono asilo ad una periferia che solo un ponte divide dalla città. La zona liminare, il non-luogo magnificato da Pasolini e dai filosofi degli anni Zero, diventa teatro di una storia di redenzione che non viene raccontata da un ‘narratore onnisciente’, distaccato o auto-compiaciuto ma da una formica che procede insieme alle altre e che rende Sette opere di misericordia dei giovanissimi fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio, un film capace di imprimersi nella mente dello spettatore e di stupire anche grazie alla delicatezza ed all’estrema eleganza di un finale che si perde nel sole di un paesaggio tutto uguale, osservato dai finestrini sporchi di un autobus.

 

In Sette opere di misericordia Luminiţa è una ragazza moldava che trascorre la sua esistenza fra la baraccopoli della periferia torinese di Falchera e l’ospedale in cui ruba tutto quello che le permette di tirare avanti e di evitare le violenze dei suoi aguzzini. Un giorno la ragazza si imbatte in Antonio, un anziano signore silenzioso, solitario e malato, e cercherà, tramite un impietoso scontro con questa enigmatica figura, di sfuggire alla miseria a cui sembra fatalmente avvinta. L’estrema importanza che i registi riservano ad azioni quotidiane che soppiantano i dialoghi, è l’elemento che rafforza l’aura spirituale del film e che contraddistingue sia il titolo, riferimento alle opere di pietas corporale che un cristiano, secondo la Chiesa Cattolica, dovrebbe affrontare nella sua vita, sia i cartelli che segmentano la diegesi. All’inizio queste scritte che riportano i sette corollari – dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti – sono usati in una valenza quasi ironica o grottesca, e man mano che la storia raggiunge il suo acme, l’ironia scomparirà per cedere il posto a quella che i registi stessi definiscono una ‘tensione esisitenziale’.

Sette opere di Misericordia prodotto da Alessandro Borrelli e la Sarraz Pictures, uscirà in quindici copie nelle sale italiane il 20 Gennaio prossimo e vede la partecipazione di Roberto Herlitzka, Olimpia Melinte, Ignazio Oliva, Stefano Cassetti e Cosmin Corniciuc. Sette opere di misericordia è già stato insignito del primo premio della giuria al Festival Du Film Italien De Villerupt, del Don Quijote al festival di Locarno, del premio Navicella – Cinema Italiano, assegnato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla Rivista del Cinematografo e di molti altri riconoscimenti, e fra Ottobre e Dicembre, è stato invitato a partecipare a diciotto festival cinematografici, fra cui il Torino Film Festival, il Festival del Cinema Italiano di Madrid ed il London Film Festival.

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