Sono il Numero Quattro: recensione del film

Sono il numero quattro

Arriva al cinema distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures, Sono il numero quattro è un film di fantascienza diretto da D.J. Caruso, con protagonisti Alex Pettyfer e Timothy Olyphant.

 

In Sono il Numero Quattro Daniel, poi John Smith è un adolescente un po’ speciale, viene da un altro pianeta, da cui è dovuto fuggire perché la popolazione di un altro pianeta ha deciso di sterminare la sua gente. Insieme al suo guardiano è finito sulla Terra, dove sa che ci sono altri nove ragazzi come lui. E’ infatti differente anche dal suo popolo perché ha i “doni” che gli permetteranno di difendere la Terra dall’invasione degli stessi che distrussero il suo pianeta. Il problema è che tre degli altri “numeri” sono già stati uccisi, John dovrà quindi lottare per la sopravvivenza sua e del suo pianeta di adozione. Per fare ciò dovrà diventare più forte, trovare alleati e trovare gli altri “numeri” per essere più forti. In questa ricerca, John si innamora e trova un amico, oltre che una chimera in forma di beagle che si prenderà cura di lui.

Dimenticate i vampiri. Twilight è il passato. Ora è il turno di “superman with issues”, si potrebbe dire. Non Spiderman, che aveva ricevuto il dono suo malgrado e da lì aveva derivato delle “grandi responsabilità”. In questo caso John, e lo vediamo dalla prima sequenza, è proprio un ragazzo che vorrebbe vivere una vita normale tra feste e amici e ragazze, ma invece ha i superpoteri. Un ottimo argomento di conversazione, non fosse che questa sua caratteristica lo condanna alla fuga da chi ha deciso di sterminare ogni pianeta in cui decide di abitare.

D.J Caruso dirige Alex Pettyfer, nel ruolo del protagonista John, in questo colossal per ragazzi che porta con sé evidenti le tracce dei grandi pigmalioni di questo tipo di cinema, in produzione infatti c’è Michael Bay, la cui esperienza è stata essenziale, come ammette anche il regista per le scene in CGI  e il tutto realizzato sotto l’egida della Dreamworks di Steven Spielberg. In effetti il prodotto è ben impacchettato, parla la stessa lingua di chi lo vedrà, e strizza l’occhio anche a chi è un po’ più avanti ma che ancora crede che “la verità sia là fuori”. Sono infatti molti i riferimenti televisivi, da X-files a Supernatural, visto che i giganti alieni nemici sono del tutto simili ai demoni contro cui combattono i fratelli della serie tv. Inoltre la co-protagonista, nel ruolo di Sarah viene dal pluripremiato Glee.

Dimenticate i vampiri anche perché il film chiama a gran voce un seguito,  probabilmente anche un paio. Ironico il fatto che visto il ruolo che avrà nel finale, a circa metà del film,  in cui canonicamente “l’essere eccezionale” viene messo alla berlina dagli abitanti del piccolo paese in cui vive, John e il suo guardiano vengano accusati di essere addirittura terroristi.

Gli effetti visivi giocano un ruolo essenziale, entrando nel film mano a mano che la storia si sviluppa, aumentano all’aumentare della coscienza dei suoi poteri del protagonista per poi esplodere, letteralmente nella sequenza dell’ultimo combattimento, in cui le ore di render e suoni in saturazione non lasciano niente in piedi, per davvero. Superman mal conviveva con il suo essere di un altro pianeta e avere forza e capacità sovrumane, John è il superman di seconda generazione: accetta perfettamente il cambiamento e le caratteristiche  in più che la natura gli ha dato, non cerca di essere umano, ma lavora perché sa che senza di lui gli umani non esisterebbero più.

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