Starman è il film del 1984 diretto da John Carpenter e con protagonisti nel cast Jeff Bridges, Karen Allen, Charles Martin Smith, Richard Jaeckel
La trama di Starman

La missione naturalmente avrà successo, trai due sboccerà l’amore e l’ultimo regalo del protagonista alla sua compagna di viaggio sarà un figlio, che porterà quindi i cromosomi del defunto consorte e che quindi sarà umano a tutti gli effetti.
Starman
Analisi: E’ il 1984, e dal ciclone E.T. sono passati solo due anni: la Columbia cerca di battere il ferro finché è caldo e promuove la propria versione della storia dell’alieno naufrago sulla Terra in cerca di aiuto per tornare a casa, spostando il tutto dall’infanzia all’età adulta: il risultato è un mezzo, se non totale, disastro.
La scelta di un regista di peso, (per quanto poco avvezzo al clima da buoni sentimenti del progetto) come Carpenter e di due giovani attori già in parte affermati, ma con tanta strada ancora da percorrere – Jeff Bridges e Karen Allen – non bastò a compensare la sensazione di una storia già visto, con la sola variazione dell’età dei protagonisti.
Eppure, i produttori, Michael Douglas e Larry J. Franco, sembravano essere davvero convinti di avere tra le mani un potenziale blockbuster: alla il film costò più del doppio dell’opera di Spielberg, 24 milioni di dollari, raccogliendone però al botteghino poco più di 28, il che lo collocò a fine anno al 30esimo posto della classifica degli incassi, preceduto non solo da ‘campioni’ come Beverly Hills Cop, Ghostbusters, Indiana Jones e il Tempio Maledetto o Scuola di Polizia, ma anche da film molto meno memorabili, come il quarto capitolo della saga di Venerdì 13 o Ho sposato un fantasma.

Allo stesso tempo c’è da chiedersi cosa (a parte lo stipendio) abbia spinto Carpenter ad addentrarsi in territori così distanti dai suoi abituali percorsi, dalle atmosfere tetre, e l’orrore incombente che ne hanno sempre caratterizzato l’opera: per il regista un’escursione nei ‘buoni sentimenti’ poco riuscita, in un periodo di carriera non brillante; Jonh Carpenter proveniva infatti da un adattamento, discreto ma non eccezionale, di Christine La Macchina Infernale di Stephen King e in seguito si sarebbe dedicato a Grosso Guaio a Chinatown…
La differenza è che mentre quest’ultimo col tempo è stato in gran parte rivalutato quale omaggio parodistico alle storie giapponesi a base di cavalieri erranti, Starman non ha goduto di altrettanta stima. Gli unici a salvarsi alla fine sono proprio gli attori: Jeff Bridges almeno prova a dare credibilità a un alieno dalle fattezze umane disperso sulla Terra, ottenendo una nomination all’Oscar (per vincerlo dovrà aspettare quasi trent’anni, il 2010, grazie a Crazy Heart); Karen Allen, lanciata dai Predatori dell’Arca Perduta, in seguito diraderà le proprie apparizioni sul grande schermo.
Starman negli anni è comunque riuscito a conquistarsi un piccolo pubblico di appassionati, che in genere ne sottolineano la leggerezza, la filosofia ‘ecologista’ (l’alieno che non capisce come gli uomini non siano consapevoli del paradiso dove vivono e di come lo stiano rapidamente devastando), il suo essere un film senza troppe complicazioni, dal quale lasciarsi trasportare, più che stare lì a ‘sezionarlo’.
Elementi certo da non trascurare, ma che non riescono a fuggire la sensazione di troppa vicinanza al suo più illustre predecessore. Nel 1986 il film offrì lo spunto per una breve serie tv – dagli esiti altrettanto modesti – protagonista Robert Hays, noto al grande pubblico come il pilota dell’Aereo più pazzo del mondo.
