The Divergent Series: Allegiant, recensione del film con Shailene Woodley

The Divergent Series: Allegiant

The Divergent Series: Allegiant, terzo film di uno dei franchise più pasticciati degli ultimi anni, rappresenta la prima parte dell’ultimo libro della saga “inventata” da Veronica Roth Se per inventata si intendono le vicende di una giovane eroina che vive in un mondo futuristico diviso in fazioni in competizione tra loro e facenti capo ad un crudele dittatore. Vi ricorda qualcosa? No, non è Hunger Games.

 

C’era una volta il Grande Fratello. Il libro di Orwell, 1984, sembra aver fatto più danni di quanti l’autore avrebbe mai potuto immaginarsi. Il genere distopico, cui il romanzo orwelliano dette inizio, ha generato una lunga serie di proseliti che dal cartaceo hanno poi spesso intrapreso la strada per il grande schermo. Così avviene anche per la serie di Divergent, trilogia di libri trasformata – per amor di quattrini – in quattro film, il cui ultimo capitolo Ascendant arriverà nelle sale nel 2017.

Per la regia di Robert Schwentke, in The Divergent Series: Allegiant la storia ci catapulta immediatamente nel clou dello scontro tra Esclusi e Alleanti, senza dare la minima possibilità a chi non abbia letto i libri di ricordare dove si fosse interrotto il film precedente né cosa siano esattamente queste due fazioni. Così, tra dialoghi pieni zeppi di etichette come Divergenti, Esclusi, Abneganti, Alleanti, Puri e Danneggiati, ed effetti speciali degni del peggior Michael Bay, il pubblico in sala è costretto a sorbirsi due interminabili ore di un film dove i protagonisti Shailene Woodley e  Theo James pare abbiano dimenticato come si recita, mentre attori del calibro di Jeff Daniels e Naomi Watts sono svogliati e poco espressivi.

The Divergent Series: AllegiantThe Divergent Series: Allegiant un film che vorrebbe essere fantascienza ma che di essa non ha nulla, a cominciare dalla violenza e dal sesso assenti in ottemperanza al visto della censura, per continuare con un fastidioso perbenismo di fondo che rende simpatico l’unico personaggio, quello interpretato dal bravo Miles Teller, che ha il coraggio di essere crudele fino in fondo.

E se il romanzo, per amor di onestà, si rivolge ad un pubblico di giovani adulti, il film strizza l’occhio ad un pubblico più maturo, con citazioni pretestuose tra le quali spicca su tutte il riferimento a Gattaca, nella raffazzonata spiegazione del tentativo di perfezionamento genetico sperimentato dagli scienziati.

Ma un argomento così valido, che avrebbe ampiamente potuto essere sfruttato, viene scalzato dal la messa in scena di inseguimenti e battaglie senza capo né coda, dove la mediocrità regna incontrastata. Da evitare. Per chi ama la fantascienza e per chi vi si avvicina per la prima volta; su temi analoghi si confrontino piuttosto il classico Fahrenheit 451 e il meno conosciuto Equilibrium.

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