The Goat: recensione del film di Ilaria Borrelli – #RoFF18

Questo dramma sorretto dal realismo magico racconta la durissima realtà delle spose bambine in Medio Oriente.

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The Goat di Ilaria Borrelli conclude le proiezioni di Alice nella città, sezione parallela della Festa del Cinema di Roma 2023. Da sempre impegnata a dare voce alle bambine che vivono in situazioni difficili, Ilaria Borrelli, già regista di Talking To The Trees che affrontava il tema delle baby prostitute cambogiane, esplora con The Goat il dramma diffuso nei paesi del Medio Oriente legato alle spose bambine e agli abusi che devono affrontare.

 

Il film non solo vanta la partecipazione di stelle di fama mondiale del panorama arabo, come Amr Saad, Sayeb Ragab, Nelly Karim e Maya Talem, insieme a attori internazionali del calibro di Mira Sorvino e John Savage, tutti presenti alla premiere del 29 ottobre, ma rappresenta anche la prima grande produzione internazionale araba diretta da una regista donna occidentale. I principali produttori, Cedar Art Production del Libano e Agora Media Production dell’Egitto, due tra i maggiori protagonisti dell’intrattenimento nel mondo arabo, hanno voluto focalizzare l’attenzione su temi cruciali come l’uguaglianza di genere, l’istruzione e l’empowerment femminile, temi spesso trascurati sia nel mondo arabo che in quello occidentale.

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The Goat, la trama

Il film narra la storia di Hadyia, una giovane orfana costretta a un matrimonio precoce e violento. La protagonista, incinta a soli undici anni, decide di fuggire attraverso il deserto per proteggere la sorgente d’acqua del suo villaggio dall’avidità di un’impresa occidentale. Durante il viaggio, Hadyia è accompagnata solo dalla sua capra, che diventa la sua fonte di sostentamento fornendole latte. Tuttavia, la storia prende una svolta sorprendente quando la capra inizia a parlare con la voce della madre di Hadyia, deceduta durante il parto. La regista, attraverso una narrazione che ricorda una fiaba per ragazzi, affronta tematiche complesse e difficili.

The Goat sottolinea come, in tempi di guerra e povertà, le bambine sono le prime a essere sacrificate. Spesso vengono vendute come mogli o finiscono nei bordelli, sono le prime a essere private dell’istruzione e le ultime ad avere accesso alle cure ospedaliere. La regista sottolinea l’importanza di comprendere la connessione globale, evidenziando come le tragedie umanitarie nei paesi meno fortunati spesso siano il risultato diretto dell’influenza dei paesi più ricchi, tentati dalla ricchezza. Nel contesto di guerra e povertà, sono le giovani ragazze a subire in modo più diretto il peso della sofferenza, diventando spesso le prime vittime di pratiche come matrimoni forzati o sfruttamento sessuale.

The Goat, film

Preservare il ricordo, salvare una comunità

Con The Goat, Borrelli mette in luce il dolore di un padre progressista che, di fronte al continuo silenzio della comunità rispetto alle violenze, cerca di urlare a pieni polmoni che le cose devono cambiare. Dopo aver perso la moglie mentre partoriva la figlia, Salem promette ad Hadiya che racconterà a tutti la sua storia, affinché non venga mai dimenticata, anche se lui non potrà mantenere fede alla parola data. Così, spetta ad Hadiya non solo proteggersi, ma anche proteggere il ricordo e gli sforzi del padre, farsi valere come donna e come futura professionista a cui il padre ha insegnato tanto in materia ingegneristica.

La narrazione di The Goat non sempre procede in maniera organica: alcune sequenze in flashback premono un po’ troppo sul sentimentalismo, così come la recitazione degli attori americani sembra un po’ troppo calcata, a voler drammaticizzare il tutto con una sottotrama del buono vs cattivo non sempre efficace. Tuttavia, il film ha dalla sua un buon utilizzo dell’immaginario favolistico a supporto emotivo di un vero e proprio viaggio della speranza: il realismo magico diventa per Hadiya conforto, in assenza di figure in carne ed ossa a cui stringere la mano. Un’operazione simile, anche se su scala ridotta, a quella effettuata da Matteo Garrone nel suo Io, Capitano.

Maya Talem, che interpreta Hadiya, ha espresso la sua sua soddisfazione per l’associazione del film con Action Aid, un’organizzazione umanitaria che fornisce supporto psicologico e legale alle bambine e ragazze vittime di abusi. Ha sottolineato l’importanza di andare oltre, trasmettendo il messaggio a un pubblico più ampio: garantire un futuro dignitoso a queste ragazze è un impegno universale che coinvolge tutti noi e che The Goat ribadisce a gran voce.

Sommario

Garantire un futuro dignitoso a queste ragazze è un impegno universale che coinvolge tutti noi e che The Goat ribadisce a gran voce.
Agnese Albertini
Agnese Albertini
Nata nel 1999, Agnese Albertini è redattrice e critica cinematografica per i siti CinemaSerieTv.it, ScreenWorld.it e Cinefilos.it. Nel 2022 ha conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature straniere presso l'Università di Bologna e, parallelamente, ha iniziato il suo percorso nell'ambito del giornalismo web, dedicandosi sia alla stesura di articoli di vario tipo e news che alla creazione di contenuti per i social e ad interviste in lingua inglese. Collaboratrice del canale youtube Antonio Cianci Il RaccattaFilm, con cui conduce varie rubriche e live streaming, è ospite ricorrente della rubrica Settima Arte di RTL 102.5 News.

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