“Insegnante rapina una banca” recitavano i titoli dei giornali bulgari di qualche anno fa. Da questo fatto realmente avvenuto prende ispirazione il primo lungometraggio della coppia di registi Kristina Grozeva e Petar Valchanov.
Presentato in anteprima mondiale al Toronto Film Festival nel 2014, il film è stato premiato nei principali Festival mondiali di cinema indipendente, e arriverà nelle nostre sale il 17 marzo.
Pellicola sul disagio sociale, e non sull’impegno – in quanto la realtà viene mostrata e non giudicata – The Lesson – Scuola di Vita si incentra sulla figura di Nadia, integerrima professoressa di inglese, che vivrà simultaneamente la progressiva corruzione della classe nella quale insegna e quella della vita che vive quotidianamente. Proprio mentre a scuola si verificano piccoli furtarelli ai danni degli studenti, a casa Nadia riceve l’avviso dell’imminente pignoramento della propria abitazione. A partire da qui la protagonista sprofonderà in una serie di sventure che la porteranno persino ad indebitarsi e soprattutto a mettere in discussione quella morale ferrea che, con grande volontà, cerca di insegnare ai suoi alunni.
Con una tecnica narrativa neutrale (ispirata al cinema dei fratelli Dardenne), fortemente aiutata dalla totale assenza di una colonna sonora e da una fotografia fredda e distaccata, i registi seguono le vicende sempre più miserabili della protagonista, affiancata spesso da comparse non professioniste. Questo elemento di mescolanza tra attori e non attori, ha permesso una maggiore aderenza alla realtà.
Tuttavia, proseguendo con la visione del film, sembra che sia proprio l’aderenza al dato reale a mancare. Perché se i debiti familiari, un marito alcolizzato e un cattivo rapporto con la figura paterna sono plausibili, poco credibile risulta invece il crescendo di sventure in cui incappa la protagonista. Nadia, seppur latrice di un nome profetico (in lingua slava Nadia, o Nadežda, significa “Speranza”), rimane quasi impassibile dinnanzi al susseguirsi di disgrazie, molte delle quali al limite dell’inverosimile, che invero portano persino lo spettatore a sentirsi contrariato, quando non divertito da alcune surreali situazioni di fantozziana memoria.
E le questioni irrisolte preannunciate a inizio film – l’identità del furfante di classe e la salvezza economica della protagonista – vengono sciolte solo negli ultimissimi frame, laddove però lo stacco netto del buio in sala lascia quel tono di sospensione che rende The Lesson – Scuola di Vita un buon esercizio di stile dal sapore però aleatorio, come aleatoria è la realtà che lo ispira.