The Man from Toronto, recensione del film Netflix

The Man from Toronto film Netflix

Negli ultimi anni il regista Patrick Hughes si è dilettato nell’esplorazione delle relazioni tra personaggi sotto forma del “buddy movie” (Come ti ammazzo il Bodyguard 1 e 2) in cui, solitamente, protagonisti maschili mantengono atteggiamenti o ideali diametralmenti opposti che tuttavia riescono a completarsi a vicenda. Anche The Man from Toronto, recente aggiunta al catalogo Netflix, punta tutto su un cast di rilievo, ma ricalcando una struttura del genere maneggiato da Hughes ormai classicheggiante, che non riesce a coinvolgere pienamente.

 

Patrick Hughes punta ancora sul buddy movie

Teddy (Kevin Hart) è un allenatore di fitness bonario e di scarso successo che arriva per errore in un Airbnb dove sta per prendere piede un crimine. Al momento sbagliato, nel posto sbagliato, viene quindi scambiato per l’Uomo di Toronto (Woody Harrelson), un delinquente dedito alla salvaguardia degli interessi politici. Dopo una serie di intrecci, inseguimenti ed inserti comici, Teddy si allea inevitabilmente con il vero Uomo di Toronto per evitare di morire e ripulire il soqquadro che ha lasciato dietro di sé.

Il tono di The Man from Toronto è puramente rievocativo, e vive di tutti i luoghi comuni dei buddy movie d’azione, ma i suoi punti di forza sono essenzialmente tre: umorismo, azione e chimica tra i protagonisti. Nei primi due comparti, il film è nella media, moderatamente efficace e giustamente sgangherato. Le sequenze d’azione divertono, ma soffrono di mancanza di originalità, e non sono risparmiate da errori come la famigerata presenza di controfigure, la mancanza di continuità, i finti effetti speciali e i tagli di montaggio distraenti. Tuttavia, la vera luce del film è l’interazione tra i personaggi principali, basata sugli scherzi e i convenevoli che nascono tra due individui completamente agli antipodi ma costretti a collaborare; Teddy è un ragazzo vigliacco, mite e bonario che non sta zitto nemmeno sott’acqua, L’uomo di Toronto è invece taciturno, duro e brutale.

The Man from Toronto Netflix

Non l’uomo, ma gli uomini di Toronto

Nei film d’azione, Kevin Hart di solito interpreta outsiders inclini alla stupidità (ricordiamo i film di Jumanji e la sua apparizione in Fast & Furious Presents: Hobbs & Shaw). Il problema è che la sceneggiatura di The Man from Toronto tratta il suo quoziente intellettivo come un infelice espediente, invece di renderlo una qualità accattivante, da sfavorito, come avrebbe potuto fare una buona commedia. Come è possibile che i cattivi che si aggirano all’interno del capanno della Virginia pensino che Tedd sia il temutissimo Uomo di Toronto, che estrarrà informazioni da un vittima sanguinante che implora per la sopravvivenza?

Il vero Uomo di Toronto, un killer canadese a sangue freddo conosciuto con questo nome in codice, è il più famigerato dei sicari e una sequenza iniziale ci mostra il modo in cui riesce a trasformare il suo trauma infantile – aver visto il nonno mangiato vivo da un orso – in una minaccia per chi sta per torturare. Ma il fatto che il personaggio del titolo sia tutt’altro che un mistero intrigante dimostra i limiti del film in fatto di spettacolo; si tratta piuttosto di fornire un contrasto concreto con la performance di Hart, per questo i due personaggi dimostrano di riuscire a funzionare soltanto come coppia, come duo comico destinato a rattoppare i buchi di una sceneggiatura raffazzonata e derivativa.

Sia Harrelson che Hart hanno il pilota automatico, e le battute che derivano dalla loro dinamica oppositiva – la natura fredda e sanguigna di Harrelson che si scontra con il terrore stridulo di Hart – riescono a salvare il ritmo generale, inacidito dai frangenti in cui cercano di aiutarsi emotivamente mentre il film mette in scena il loro machismo sbilanciato: come Teddy soffre nel seguire davvero i suoi sogni, o come Ray/L’uomo di Toronto sia in realtà un ragazzo timido, qualità messa in evidenza da Kaley Cuoco in un ruolo che purtroppo non le rende giustizia.

In questo tipo di film, l’obiettivo è giocare, cercare di eludere lo spettatore, senza promettere molte aspettative o ambizioni. Il lato più edificante, quasi tenero, in cui ci viene mostrato che il leone non è così feroce come viene dipinto e che anche i sicari hanno dei sentimenti, si discosta da questo principio, risultando dunque un’aggiunta forzata. The Man from Toronto va considerato un raro caso di commedia d’azione mainstream che non è affatto incentrata su ciò che accade, ma sul rapporto tra i due uomini coinvolti negli eventi. Le virtù per ritenerne il risultato finale “cinematograficamente consistente” lasciano un po’ a desiderare, ma l’ironica improbabilità della coppia protagonista fa sì che questa proposta possa trovare posto nel nostro intrattenimento estivo.

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