The New Toy: recensione del film di James Huth – RoFF18

Il film è una versione aggiornata al 2023 della cinica commedia francese del 1976 Professione... giocattolo.

The New Toy, una scena del film

Dopo il passaggio nella sezione parallela della Festa del Cinema di Roma Alice nella città, The New Toy di James Huth si prepara ad arrivare nei cinema italiani il 1 novembre. La commedia, già un successo in Francia, è un remake del celebre film del 1976 scritto e diretto da Francis Veber Professione…giocattolo in cui, guadagnandosi da vivere come guardiano notturno in un grande magazzino, un uomo che vive con la sua famiglia in un complesso residenziale alla periferia di Parigi diventa un “giocattolo” umano quando al figlio dell’uomo più ricco di Francia viene chiesto di scegliere il suo regalo di compleanno.

Un remake con una propria identità

The New Toy è un adattamento molto più riuscito del precedente remake americano del 1982, considerato un flop. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che James Huth e la sua abituale co-sceneggiatrice, Sonja Shillito, non hanno esitato a prendere le distanze dal materiale di partenza, in particolare iniettando una carica emotiva senza precedenti – che a volte sfiora il sentimentalismo – nella storia. Una storia, va sottolineato, che in origine era molto cinica.

Ma le linee narrative principali rimangono le stesse: che senso ha cercare di aggiustare ciò che non è rotto? Sono soprattutto i numerosi cambiamenti apportati al ruolo del protagonista a fare la differenza. Il protagonista Samy (Jamel Debbouze), sotto lo sguardo sempre più esasperato della moglie incinta, operaia e militante, accetta un lavoro come guardiano notturno in un grande magazzino di Philippe Étienne (Daniel Auteuil), un magnate che possiede quasi mezza Francia. Durante una visita privata, l’unico figlio di Philippe, Alexandre (Simon Faliu), mette gli occhi su Samy: le buffonate della guardia lo divertono, così il re bambino chiede che Samy venga “comprato” per lui. Il padre è d’accordo e lo stesso fa il protagonista, che si trova a corto di soldi. Mentre nell’originale l’uomo giocattolo interpretato da Pierre Richard era un giornalista disoccupato, qui diventa un piccolo truffatore di un quartiere residenziale di periferia, chiamato dalla fidanzata incinta a trovare un vero lavoro. Questo permette al regista James Huth di rafforzare il contrasto tra il background operaio di Samy e il gigantesco castello che scopre quando diventa il giocattolo di Alexandre.

The New Toy (2023)

Un uomo-giocattolo per un re bambino

Così, Samy diventa un uomo-oggetto, o meglio, un uomo-giocattolo. Potete immaginare cosa succede dopo, in quello che si configura come uno snodo narrativo abbastanza prevedibile, ma comunque divertente e non privo di spunti di riflessione, a partire dalla nozione stessa di denaro. In un’epoca in cui la classe media sta scomparendo e il divario tra ultra-ricchi e ultra-poveri si sta allargando, The New Toy sfrutta abilmente i contesti contrastanti da cui provengono i suoi personaggi.

La differenza di classe questa volta assume la forma di un ritratto tra due famiglie di estrazione completamente opposta: una, fredda e altolocata, in cui le preoccupazioni finanziarie non esistono in alcun modo e in cui i rapporti umani sono di ghiaccio; l’altra, modesta e calorosa, che vive in un complesso residenziale e propugna principi di solidarietà. The New Toy è molto meno crudele del suo illustre predecessore. Affidandosi alla personalità comica di Jamel Debbouze, spesso molto divertente nel ruolo del guardiano notturno che accetta con riluttanza le ingenti somme che gli vengono offerte per fare da giocattolo umano al re bambino (Simon Faliu), il regista modula un tono diverso. In questo senso, Debbouze e Daniel Auteuil, che si cala nei panni di quest’uomo troppo ricco che potrebbe trovare un modo per avvicinarsi gradualmente al figlio, formano un binomio che funziona decisamente bene.

The New Toy: un omaggio tenero a un classico della commedia

Grande cura è stata dedicata alle scenografie e agli oggetti di scena di The New Toy, per dare all’insieme un’atmosfera fiabesca, in cui non c’è bisogno di una chiave nostalgica per entrarvi. Questa nuova versione di James Huth è stata adattata ai nostri tempi, ed è quindi un po’ più incisiva, un po’ più appariscente e un po’ più sfacciata dell’originale, pur rimanendo scrupolosamente fedele ad esso. Inoltre, come dicevamo, c’è la piacevole sorpresa di questo nuovo tandem Jamel Debbouze-Daniel Auteuil, che fa rivivere il duo formato quarantasei anni fa da Pierre Richard e Michel Bouquet, senza dimenticarli, in un omaggio sentito che, pur non raggiungendo gli stessi livelli di iconicità, è divertente, tenero, stravagante e anche commovente.