The Plane, la recensione del film con Gerard Butler

La storia ruota attorno al Capitano Torrance e il suo equipaggio, costretti ad affrontare una serie di ostacoli sulla remota isola delle Filippine Jolo

The Plane recensione

Jean-Francois Richet torna sul grande schermo con un action movie, The Plane, dopo L’imperatore di Parigi, pellicola whodonuit prodotta nell’oramai lontano 2018. A fare da sfondo a questa nuova avventura, con un sempre più gagliardo Gerard Butler nel ruolo del protagonista Brodie Torrance, un’isola delle Filippine piena di minacce e pericoli.

 

Il viaggio dell’eroe, di cui parla Christopher Vogler nel suo scritto, Richet vuole seguirlo alla lettera, impregnando il film di antagonisti, ostacoli insormontabili (ma non per Brodie) e fanciulle/fanciulli da trarre in salvo. Seppur con un risultato che lascia a desiderare, The Plane si aggiudica il posto nella programmazione in sala dal 26 gennaio, distribuito da Lucky Red e Universal Pictures.

The Plane, la trama

Durante una violenta tempesta, il comandante Brodie Torrance (Gerard Butler) salva i suoi passeggeri con un atterraggio di emergenza. L’aereo plana però su un’isola devastata dalla guerra e per il gruppo, preso in ostaggio da pericolosi ribelli, è l’inizio di un vero e proprio incubo. L’unica persona su cui Torrance potrà contare è Louis Gaspare (Mike Colter), un uomo accusato di omicidio che l’FBI stava trasportando sul suo volo. Riuscirà il nostro capitano a portare in salvo i passeggeri e fuggire dall’isola?

Un action movie troppo frenetico

Nelle programmazioni al cinema, spesso accanto ai titoli delle grandi produzioni, compaiono i così detti b-movies, prodotti che fungono da filler fra le opere di maggior rilievo volti a intrattenere in maniera meno impegnativa gli spettatori. È il caso di The Plane, che riesce a posizionarsi nella categoria di film da fruire proprio quando le sale sono carenti di novità oppure il titolo in auge ha spuntato la check-list di quelli da vedere.

Una pellicola che, proprio per il contenuto di cui si fa carico, non aspira a raggiungere alte vette né tantomeno a sfondare al botteghino. L’opera del regista francese, conosciuto soprattutto per il suo Nemico Pubblico N.1, sembra all’apparenza – considerato il nome scelto – un survival movie, eppure a metà del primo atto la trama vira al solito e classico action movie, anche un po’ vintage nell’aspetto.

Non c’è da sorprendersi se questo cambio di registro faccia alzare subito un sopracciglio. I primi minuti del film ingannano parecchio: le sequenze iniziali, il cui caos all’interno dell’aereo è mostrato attraverso una traballante cinepresa a mano, gettano le basi per una storia in cui la cifra dominante dovrebbe essere la sopravvivenza – o meno – dei passeggeri all’ammaraggio di emergenza. Poi però The Plane, senza una logica coerente, cambia completamente il suo tono, e il thriller si impregna di sequenze frastornanti in cui sono gli scontri corpo a corpo, il rumore delle mitragliatrici e gli spari di fucili e pistole a possedere lo schermo.

Disturbano le progressioni affrettate, un ritmo che mira ad essere incalzante per fagocitare lo spettatore ma che si perde nella sua stessa frenesia, facendo scemare lentamente la suspense creatasi nei primi frame. È pur vero che negli action movie ad essere in pole position sono gli scontri, il fuoco, il disordine e la lotta, con i personaggi che di conseguenza rimangono nell’ombra, ma qui il problema si riscontra proprio nella mancanza di un aggancio sensato fra una scena e l’altra, con una nota di demerito alla sceneggiatura che non decolla, proprio come l’aereo.

Torrance, l’eroe di cui non avevamo bisogno

In The Plane a vestire i panni dell’eroe è Gerard Butler, la cui immagine subito ci riporta al suo impeccabile Re Leonida in 300. L’attore, complice il suo fisico possente e il suo fascino magnetico, si incastra bene nel suo personaggio, e ancora una volta ha l’opportunità di mostrare bicipiti scolpiti e coraggio da leoni. Il Capitano Brodie Torrance appare come il prode cavaliere con il compito di salvare il villaggio dall’attacco nemico, in questo caso dai separatisti e dalle milizie dell’isola in cui sono atterrati. Ma le sue gesta sono quasi surreali e le difficoltà consecutive in cui si imbatte appaiono più come gli ostacoli di un videogioco d’azione, incastrati con forza all’interno della struttura narrativa solo per poter trascinare il racconto.

In conclusione The Plane tenta di risolversi nel terzo atto con un climax sbrigativo ma d’effetto, e nel quale sembra fluire tutto il senso del film. Torrance risalito a bordo dell’aereo, con il suo piano folle e pericoloso, sfida le leggi della fisica e dell’ingegneria meccanica per portare il suo equipaggio verso una destinazione più sicura. Viene da domandarsi, a questo punto, se il titolo non volesse giocare con la sua natura polisemica. The Plane voleva attirare l’attenzione sull’aereo o era inteso come Il piano? Arrivati alla fine, tutto potrebbe essere.

- Pubblicità -
RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Valeria Maiolino
Articolo precedenteLitvinenko – Indagine sulla morte di un dissidente: la recensione del primo episodio della nuova serie con David Tennant
Articolo successivoAir di Ben Affleck ha una data d’uscita
Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.
the-planeIl regista porta in sala un survival movie all'apparenza che però si trasforma in un action movie in cui il ritmo frenetico ma frettoloso non riescono a costruire una trama accattivante seppur dinamica. Alla base dell'opera manca una struttura solida e la sceneggiatura sembra traballare come l'aereo, protagonista della pellicola.