Arriva anche in Italia l’atteso The Woman in Black, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo gotico dell’autrice britannica Susan Hill, pubblicato nel 1983. Il titolo è atteso da molti soprattutto perché segna il ritorno di Daniel Radcliffe dopo la fine di un’epoca che l’ha visto interpretare il famoso mago Harry Potter. Il giovane attore britannico ritorna dunque sui grandi schermi con un ruolo coraggioso, quello di un giovane padre alle prese con la morte della moglie e un figlio da accudire.
La trama di The Woman in Black
La pellicola ripercorre infatti la storia di Arthur Kipps (Daniel Radcliffe), giovane avvocato londinese che per mantenere la sua famiglia è costretto a lasciare suo figlio di tre anni e recarsi nel remoto villaggio di Crythin Gifford, dove deve sbrigare delle questioni legali legate all’eredità di una cliente defunta. Ma quando arriva nella sinistra e diroccata villa, scopre oscuri segreti nel passato degli abitanti del villaggio ed il suo senso di disagio aumenta quando gli appare una misteriosa donna vestita completamente di nero, un fantasma che aleggia sull’intero villaggio ed è in cerca di vendetta.
Le atmosfere gotiche di The Woman in Black
Sin dalle prime battute s’intuisce che The Woman in Black non è soltanto una Ghost Story ma è anche un’oscura storia sul lutto, sul dolore e sulla vendetta. Ne danno conferma un inizio molto cupo e sofferto che riempie lo spettatore di fascino e suggestione. E da subito lo catapultano in un racconto ricco di tensione che taglia a fette il respiro e che accompagna l’angoscioso viaggio del protagonista, interpretato discretamente da Daniel Radcliffe, che passati i primi istanti d’incertezza, riesce pienamente ad entrare nella parte tormentata di Arthur, regalando un’interpretazione sofferta e convincente.
Ma The Woman in Black è prima di tutto un film di atmosfere che per certi versi rubano completamente la scena al cast, diventando esse stesse il fulcro centrale a discapito della narrazione e soprattutto della trama che risente un po’ di eccessiva fedeltà al testo originale. Tuttavia rimane di notevole fattura il lavoro compiuto dalla scenografa Kave Quinn e dal direttore della fotografia Tim Maurice-Jones che mettono al servizio della storia una solida messa in scena.
Un film ostacolato da una narrazione inconsistente
Non mancano i momenti sospesi e di suspance che faranno senz’altro accapponare la pelle dello spettatore, ma nonostante ciò i difetti maggiori del film risiedono nella narrazione della storia, a volte troppo dilatata e inconsistente. Il continuo tergiversare di momenti forti all’interno del film diventa un’attesa che certamente non allunga il piacere, finendo per produrre una soluzione finale sottotono rispetto alle attese costruite.
Il film si fregia anche della performance di un grande attore irlandese come Ciarán Hinds (Belfast, Red Sparrow) che impreziosisce il film con il suo straordinario talento e insieme agli elementi riusciti di cui si è parlato precedentemente rendono The Woman in Black un film da non perdere anche solo per ciò che offre esteticamente. Un titolo dunque consigliato specialmente a chi adora questo genere di film e per chi ama avventurarsi nell’epoca vittoriana.
The Woman in Black
Sommario
The Woman in Black si costruisce su di una sceneggiatura debole che non permette di ritrovare nella storia proposta un oggetto di particolare interesse o valore. Molto più memorabil sono dunque le ricostruzioni scenografiche, le interpretazioni e in generale l’atmosfera che si è evocata.