Un mondo a parte: recensione del film di Riccardo Milani

Il film sarà in sala dal 28 marzo distribuito da Medusa Film

Un mondo a parte recensione
Antonio Albanese, Alessandra Barbonetti, Virginia Raffaele@Claudio Iannone_Umap-582

Un mondo a parte di Riccardo Milani è quello con cui si confronta il maestro Michele Cortese quando dalla periferia di Roma si fa trasferire a Rupe, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, per insegnare nell’Istituto elementare intitolato a Cesidio Gentile detto “Jurico”, poeta-pastore, che conta soltanto 7 alunni.

 

Il film, in sala dal 28 marzo con Medusa Film, si ricollega all’esordio di Milani, Auguri Professore, in cui il personaggio interpretato da Silvio Orlando si ritrovava a rivalutare la vita isolata. In questo caso, Antonio Albanese desidera e glorifica con convinzione un posto che in fondo non conosce, con una prima parte della storia che è molto simile a Io speriamo che me la cavo e Benvenuti al Sud, in cui un elemento estraneo entra in un microcosmo perfettamente disfunzionale e trova qualche difficoltà ad adattarsi. Il locus amoenus di turno, che nella realtà è Opi, comune di 379 abitanti della provincia dell’Aquila, che sebbene con qualche ritrosia iniziale, accoglie e educa il maestro Cortese alla vita del posto, dopotutto, “la montagna lo fa”.

Un mondo a parte: l’intruso che si adatta

Molto presto, Michele si renderà conto che la fascinazione per la provincia del mondo è in realtà una vera e propria lotta per la sopravvivenza, non solo a causa del freddo e dell’iniziale ostilità degli autoctoni, ma proprio di vita o di morte dell’Istituto e della scuola stessa. Dopotutto si sa che se in un paese la scuola chiude, il paese è destinato alla morte. E così, insieme alla fiera e volitiva vicepreside Agnese, una meravigliosa Virginia Raffaele, il professore forestiero farà di tutto per permettere alla scuola di rimanere aperta, andando a raccattare studenti e nuovi iscritti tra gli immigrati marocchini perfettamente integrati nei territori marsicani e profughi ucraini che scappano dalla guerra e cercano riparo e accoglienza da noi. Tutto per contrastare il malvagio Preside, che da un istituto ben più grande e da un comune con un futuro più florido progetta di far chiudere la scuola in favore del suo vile piano edilizio in favore di un centro commerciale.

Un mondo a parte
Virginia Raffaele, Antonio Albanese@Claudio Iannone_Umap-668

Insomma, Riccardo Milani sembra non voler lasciare nulla fuori dal suo ritorno all’Abruzzo: c’è la problematica dello spopolamento delle zone rurali e di contro il recupero delle stesse, ci sono gli abusi edilizi e i profughi, c’è persino la ragazza omosessuale che pensa che il suicidio sia l’unico modo per sfuggire a una società così ristretta e oppressiva come quella di Rupe. C’è ovviamente una storia d’amore tra due anime affini che imparano a conoscersi, e ci sono i bambini che conoscono tutto della vita di Cesidio Gentile detto “Jurico”, poeta-pastore, ma che difficilmente avranno un futuro se restano nel loro paese natale.

Scivola nella pedagogia ma con grande onestà

Il discorso di Milani si fa più volte didascalico ai limiti del patetismo, eppure Un mondo a parte non può non fare simpatia e a suo modo emozionare, per la bellezza dei territori che racconta e anche per l’universalità dei temi che tratta, seppure in maniera pedagogica. Non solo, il film è impreziosito da un cast di comprimari non professionisti che brillano nel portare se stessi, e forse le loro storie, davanti alla macchina da presa. E tutto il carrozzone è guidato da due fuoriclasse, Albanese e Raffaele, che hanno una grande alchimia e che non ci stupiremmo di vedere ancora insieme sullo schermo.

Un mondo a parte non si prende mai troppo sul serio, anche quando quello che racconta ha dei risvolti tragici, riesce a inquadrare con semplicità una condizione comune a tantissime realtà italiane, risultando non sempre brillante ma sicuramente diretto e onesto.

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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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