Hostiles: recensione del film con Christian Bale #RomaFF12

Hostiles - Ostili recensione

Dopo Out of the Furnace, presentato alla Festa di Roma nel 2013, Scott Cooper torna nella Capitale e alla Festa del Cinema con Hostiles, il suo nuovo film che lo vede ancora una volta dirigere Christian Bale, in un ruolo difficile e sofferente, che, stranamente per il camaleontico attore, si serve più della trasformazione interiore che di quella esteriore.

 

In Hostiles È il 1892 e Bale è il capitano Joseph J. Blocker, detto Joe, ed è incaricato di riportare nella riserva del Montana il capo Falco Giallo, della tribù degli Cheyenne, malato e in punto di morte. L’incarico non piace a Blocker, che per troppi anni ha passato la vita a dare la caccia ai nativi americani, ma l’ordine arriva dall’alto, dal Presidente, e non si può rifiutare, pena la Corte Marziale.

Il capitano si prepara quindi ad affrontare un viaggio per scortare in sicurezza un uomo che ha ucciso molti suoi sottoposti e amici, un uomo che odia, ma che allo stesso tempo ha subìto molte perdite a causa dello sterminio che i nativi hanno patito da parte dell’”uomo bianco”. In pochissime battute, in un paio di scambi, si arriva al cuore vivo di Hostiles: i confini tra bene e male sono grigi, sottili, confusi e la vittima e il carnefice si confondono perché ognuno ha occupato, almeno in un momento della vita, l’uno o l’altro posto.

#RomaFF12: Scott Cooper con Rosamund Pike e Wes Studi presentano Hostiles

Oltre alla questione razziale e all’ingiustizia storica perpetrata ai danni dei nativi, questioni terribilmente e tristemente attuali, Cooper sembra voler raccontare anche l’universalità del male nella sua forma più democratica. Nessuno è risparmiato ma ognuno sceglie di viverlo nel modo che preferisce. Chiaramente il film si avvale di personalità prestigiose, attori carismatici guidati da Christian Bale, che si lascia affiancare e sostituire in più di una situazione da Rosamund Pike, insieme a Wes Studi, figura affascinante ed eretta nella sua dignità di uomo alla fine dei suoi giorni.

Nonostante la dolente umanità che il regista mette in mostra, il film si attarda leggermente in una prima parte di presentazione, in cui sembra proporci una formula di western classico fine a se stessa, salvo poi crescere nella seconda parte con l’entrata in scena del personaggio di Ben Foster: scheggia impazzita o custode della verità? Hostiles racconta, con la forma classica, rassicurante e selvaggia del western, il viaggio dello spirito attraverso la sofferenza, la perdita e la scelta di non abbandonarsi all’oscurità.

- Pubblicità -
RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Guida
Articolo precedente#RomaFF12: Scott Cooper con Rosamund Pike e Wes Studi presentano Hostiles
Articolo successivoVenom: Tom Hardy reciterà anche in motion capture
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
hostilesHostiles racconta, con la forma classica, rassicurante e selvaggia del western, il viaggio dello spirito attraverso la sofferenza, la perdita e la scelta di non abbandonarsi all’oscurità.