The Elephant Man: recensione del film di David Lynch

The Elephant Man film

The Elephant Man è il film cult del 1980 diretto da David Lynch e con protagonisti nel cast Anthony Hopkins e John Hurt.

 

Trama del film The Elephant Man

In The Elephant Man una cupa Inghilterra ottocentesca, il Dottor Frederick Treves, durante uno spettacolo di strada gestito dal cinico signor Bytes, vede per la prima volta John Merrick, utilizzato dal suo padrone come fenomeno da baraccone. John infatti presenta numerose deformazioni in gran parte del corpo, soprattutto nella testa, tanto da venire soprannominato The Elephant Man per la sua curiosa somiglianza con il mammifero.  Per non essere deriso circola portando in testa perennemente un cappuccio cucito ad un cappello. Il Dr. Treves vorrebbe analizzarlo per scopi medici, ma Bytes si ritiene il proprietario di Merrick, al punto da voler essere pagato per cederlo al medico. Appena Merrick fa ritorno dal suo proprietario, il quale è in stato di ebbrezza, questi lo picchia violentemente. Treves giunge in suo aiuto e decide di portarlo con sé in ospedale per tenerlo in cura e se possibile aiutarlo. Anche in ospedale regna un’atmosfera ostile nei confronti dell’Elephant man, il quale deve essere messo in una stanza di quarantena per non essere cacciato. Ma a poco a poco conquista il cuore di quanti ivi lavorano, e il suo caso giunge fino all’orecchio della Regina Vittoria, la quale apre un fondo per permettere di dare adeguate cure all’uomo. Man mano John Merrick viene considerato sempre più un uomo e non più una bestia, al punto da entrare in contatto anche con l’alta borghesia e l’aristocrazia locale. Impara gradualmente a parlare, ragionare. Ma la sorte torna ad essergli avversa.

Analisi – The Elephant Man

The Elephant Man è un film biografico del 1980 diretto da David Lynch e ispirato ai libri The Elephant Man and Other Reminiscences (Frederick Treves) e The Elephant Man: A Study in Human Dignity (Ashley Montagu); volumi che trattano del curioso caso del deforme Joseph Merrick, la cui testa aveva la vaga forma di un elefante. Trattasi della seconda fatica cinematografica del regista, che intervalla il surrealista Eraserhead – La mente che cancella (1970) e il fantascientifico Dune (1984). In questo lungometraggio non è il taglio visionario tipico del regista a prevalere – che viene fuori solo nel finale –  bensì una inaspettata dimensione umana e sentimentale,s ebbene non manchino sequenze angosciose e oniriche, immagini crude.

La storia di John Merrick è infatti triste e malinconica, ma anche cruda e angosciosa; su quell’uomo deformato dalla nascita si scaglia tutto il cinismo e la perfidia dell’umanità, abituata a giudicare e relazionarsi con gli altri esseri umani basandosi prevalentemente sull’aspetto superficiale. Nel povero John il relativismo ottocentesco inglese ci vede solo un mostro, il perfido Bytes perfino una macchina per far soldi; alcune scene sono così esplicite da ferire il cuore dello spettatore, come ad esempio quella che si consuma nel bagno della stazione, dove Merrick scoppia in lacrime implorando i suoi aggressori, e affermando che è un uomo come loro.O ancora, quando il guardiano della clinica porta in stanza alcune prostitute, per uno squallido gioco erotico con “la bestia”. Per fortuna, tra tanta cattiveria c’è anche un po’ di sensibilità: il dottor Treves appare come un raggio di sole che squarcia il grigiore di una società che ha perso ogni sensibilità umana. Certo, inizialmente si pone a John con mero interesse scientifico, ma poi è il lato umano a prevalere, perché comprende che egli non è una cavia ma una persona come le altre in cerca della propria legittima dignità.

The Elephant Man

The Elephant Man è in bianco e nero, il che ha una duplice, ben riuscita funzione: da un lato evidenziare l’aspetto cupo e malinconico della storia; dall’altro dare ad essa il sapore retrò di una storia del passato. Varie sono le imprecisioni e le variazioni rispetto alle biografie scritte sul caso di John Merrick, partendo proprio dal nome di quest’ultimo, nella realtà chiamato Joseph.

Mel Brooks, il produttore di The Elephant Man, non volle apparire tra i crediti per evitare l’associazione del film (da parte del pubblico) ad una delle sue commedie. Per realizzare il trucco di The Elephant Man su John Hurt, il regista David Lynch ottenne il permesso di prelevare dei calchi del corpo di Merrick, conservati tuttora nel museo del Royal London Hospital.

- Pubblicità -