La Jalousie: recensione del film di Philippe Garrel – Venezia 70

Philippe Garrel, in concorso alla 70esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, racconta la gelosia. Il film è appunto La Jalousie e ad accompagnarci per mano in questa storia intima e in parte biografica c’è Louis Garrel, figlio d’arte e protagonista anni fa del The Dreamers di Bernardo Bertolucci .

 

Il protagonista, un giovane attore povero in canna, vive con la sua compagna, una donna molto affascinante, anche lei attrice ma al momento senza lavoro, ed ha una figlia molto spiritosa che continua a vedere, nonostante il fatto che non frequenti più la madre della piccola, che viva con la bambina in un appartamento da sola.

Un bianco e nero senza particolare sfumature fotografiche ci racconta una storia semplice d’amore e di sentimenti, che punta lo sguardo più che sulla gelosia, sulla fugacità dei sentimenti che caratterizza i protagonisti. L’amore viene ritratto in maniera intensa e fugace, la nascita dell’amore è immediata, improvvisa e gioiosamente coinvolgente, mentre la fine dell’amore è allo stesso modo rapida ma viene proposta come se non ci fosse alcuna remora, alcun sentimento di tristezza, come un dato di fatto, come una cosa che finisce e basta, senza lasciare traccia. E la gelosia che ne scaturisce non è dettata dall’amore e dal desiderio dell’altra persona, ma dal fastidio che la persona persa possa “appartenere” a qualcun altro.

Spicca nel grigiore fotografico ed emotivo dei personaggi la piccola attrice che interpreta la figlia del protagonista: con spontaneità e grande talento la giovane attrice disegna un ritratto di bambina come non ne esistono, dando un tocco di freschezza al film e ritagliandosi per sè i momenti migliori dell’intera storia.

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