Remember: recensione del film di Atom Egoyan

Remember

In Remember Zev (che in ebraico significa Lupo) è ormai anziano e ha una pessima memoria. A dirla tutta dimentica quasi tutto almeno una volta al giorno, ad esclusione delle cose fondamentali ovviamente, il nome e il volto del figlio, dei nipoti, della moglie, che continua a chiamare e cercare nonostante sia purtroppo deceduta.

 

Demenza senile, tecnicamente, a causa della quale vive in una casa di riposo piena di confort e di vecchi amici, con i quali ha passato esperienze tragiche come l’internamento ad Auschwitz. Con uno di loro in particolare, Max, condivide un segreto, la promessa di assassinare il comandante delle SS che nel campo polacco ha sterminato le loro famiglie. Ora che la moglie Ruth è morta, come ricordavamo prima, è arrivato il momento della vendetta: armato di una lettera dettagliata all’estremo, scritta proprio dall’amico Max per evitare che la memoria fallace distrugga il piano, Zev scappa in solitaria e dà il via a un viaggio fra gli USA e il Canada.

Remember Christopher PlammerQuattro persone da visitare, quattro identità da controllare, un solo feroce aguzzino da eliminare dopo decenni di sofferenze e incubi. Dopo il thriller drammatico e cupo Captives, il regista canadese Atom Egoyan alleggerisce (seppur di poco) i toni e crea una commedia nera on the road, con la quale prova a mostrare come i delitti efferati del nazismo siano tuttora difficili da dimenticare ed elaborare. Nonostante l’età estremamente avanzata dei personaggi, e dei veri sopravvisuti, la rabbia è ancora palpabile e grida rivalsa.

Non tutto però è lineare e scontato, la sceneggiatura dell’esordiente (almeno in questo campo) Benjamin August sa come raccontare e sorprendere, nel finale e non solo. Riesce anche ad inserire nella storia immagini simboliche di grande impatto, come un negozio di abbigliamento zeppo di roba che somiglia molto al centro di raccolta dei nostri ricordi (avete già visto Inside Out…?), all’interno del quale il nostro personaggio ha ormai bisogno di aiuto per trovare ciò che cerca; e ancora una cava all’interno della quale si fanno brillare cariche di esplosivo con sirene di allarme, suoni macabri che ad occhi chiusi fanno tornare in mente i bombardamenti nemici.

Christopher Plummer si fa carico del difficile ruolo di Zev, portando a casa l’ennesima interpretazione magistrale, supportato da Martin Landau e Bruno Ganz che non hanno certamente bisogno di presentazioni. Trova spazio anche Dean Norris, direttamente da Breaking Bad, nella scomoda uniforme di un poliziotto fiero dei suoi rigurgiti nazisti. Un lavoro senza pretese esagerate che si lascia guardare con tranquillità e intrattiene con gusto, nonostante risulti per molti tratti ‘già visto’, peccando di ingenuità solo nel “secondo” finale, uno spiegone superfluo che mette insieme pezzi di puzzle che lo spettatore ha già incollato insieme minuti prima. È sempre un peccato, sottovalutare il proprio pubblico.

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