Il Festival di Roma festeggia i 50 anni della ‘Dolce vita’ e lo fa con un cerimoniere d’eccezione: Martin Scorsese. Il regista italoamericano, che non era andato a Venezia per accompagnare il suo documentario su Kazan (‘Letter to Eliah’), è arrivato invece nella capitale per presentare il restauro del capolavoro felliniano.

Un’opera che avrebbe consacrato il genio di Fellini in tutto il mondo e fatto conoscere il suo stile inconfondibile: “L’aggettivo felliniano nasce allora. Come Raffaello, Michelangelo o Caravaggio avevano un loro modo di dipingere, vedendo ‘La dolce vita’ si intuiva cos’era felliniano: luci, ombre, nessuna trama. Rifletteva la vita per com’era. Da allora non avrebbe più raccontato una storia lineare ma dipinto murales, affreschi. La storia sarebbe rimasta legata al personaggio, alle atmosfera, all’occhio e alla pettinatura di qualcuno. Un procedimento che avrebbe approfondito col tempo fino a diventare estremo, fellinesque”.
De ‘La dolce vita’ Scorsese non riesce a dimenticare “il personaggio di Mastroianni e lo sguardo dei suoi occhi alla fine del film, uno sguardo d’accettazione, molto bello. C’è qualcosa nell’occhio di Marcello, quando guarda la ragazza, che è insieme tragico e comprensivo. Quanto riflette di noi stessi! Non credo che oggi le cose siano cambiate poi tanto. Gli stessi interrogativi morali vengono sollevati con altrettanta intensità come lui ha fatto nei suoi film”.
Dopo il festival romano ‘La dolce vita’ tornerà in 12 sale italiane, distribuito da Medusa. “Due giorni in ciascuna delle sale e a proiezione gratuita – ricorda l’Ad di Medusa, Giampaolo Letta – Vogliamo che i giovani tornino a vedere questo capolavoro su grande schermo”. Per quanto riguarda Scorsese invece, il regista dopo la passerella capitolina, tornerà immediatamente a Parigi dove sta girando il suo nuovo film, ‘The Invention of Hugo Cabret’ in 3D.

