I Segreti di Wind River, recensione del film con Elizabeth Olsen e Jeremy Renner

I Segreti di Wind River

Arriva al cinema il 5 aprile 2018 I Segreti di Wind River, il film diretto da Taylor Sheridan e interpretato da Elizabeth Olsen e Jeremy Renner.

 

Quando le cause della perdita di un caro sembrano essere seppellite dalla neve, è necessario iniziare a scavare se si vuole cercare di rimettere le cose in ordine, anche se il freddo brucia la pelle e le continue tempeste spingono verso la direzione opposta. È questo il messaggio che con I Segreti di Wind River sembrerebbe inviarci Taylor Sheridan, tornato dietro la macchina da presa dopo aver diretto l’horror Vile (2011).

Ci troviamo a Wind River, piccola città di frontiera, in cui le vite dei protagonisti vengono scosse dal ritrovamento del corpo violentato e senza vita di una giovane amerinda, in una distesa innevata distante dal centro abitato. Le indagini sulla sua morte vengono affidate dall’FBI alla recluta Jane Banner (Elizabeth Olsen), che ancora priva di esperienza e disorientata dalle leggi non scritte che vigono in quel territorio ancora in parte selvaggio, si affida alla guida di un cacciatore locale di predatori, Cory Lambert (Jeremy Renner), animato da un profondo desiderio di fare giustizia. Il caso della morte della ragazza, si sovrappone infatti alla vicenda personale del protagonista, che ancora elabora il dolore per la scomparsa della figlia, avvenuta pochi anni prima e rimasta ancora senza risposte.

La caccia ai predatori animali di cui Cory ha grande esperienza, diventa così una caccia ai predatori umani, attraverso un viaggio che richiederà il superamento di ostacoli quali il dolore e le ingiustizie, che in modalità e misure diverse sono da tempo radicati nelle vite dei personaggi. Proprio di fronte alla sofferenza degli abitanti del luogo, impotenti di fronte ad un avvenimento non privo di precedenti, risultano vani i tentativi dell’agente Jane di applicare nell’indagine le classiche procedure che vorrebbe la prassi. In una realtà territoriale apparentemente dimenticata dal resto del mondo, schiacciata dalla natura che la circonda, i conti si regolano ancora alla vecchia maniera.

Sheridan affronta di nuovo il tema della moderna frontiera americana, dopo aver scritto le sceneggiature di Sicario e di Hell or High Water, con le quali I Segreti di Wind River forma una trilogia ideale. Il conflitto fra “bianchi” e “indiani” vive ancora sotto altre forme, non meno dolorose e per certi versi persino più subdole. L’abuso delle giovani native resta tutt’oggi un problema irrisolto che il regista espone alla luce dei riflettori, costruendo un thriller caratterizzato da momenti di tensione ben calibrati, in cui si evidenzia l’ottimo lavoro degli attori.

La drammaticità del racconto è intensificata dall’attenzione riservata ai piani d’ascolto dei personaggi, con frequenti campi e controcampi privi di significativi dialoghi, in cui la musica si inserisce con delicatezza, senza mai risultare invadente. L’uso della macchina a mano contribuisce poi a quel senso di precarietà vissuto lungo tutto l’arco della narrazione.

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