Parlare ai ragazzi coi ragazzi: il talk dell’ARF! Festival con Andrea Arru, Samuele Carrino, Alessandro Celli e Licia Troisi

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La seconda giornata dell’ARF! Festival ha ospitato uno dei momenti più attesi di questa undicesima edizione, ovvero il talk Parlare ai ragazzi coi ragazzi, con ospiti d’eccezione quali i due giovani attori Andrea Arru Samuele Carrino (protagonisti insieme di Il ragazzo dai pantaloni rosa e noto il primo per la serie Di4ri e il secondo prossimamente protagonista per la serie Riv4li), ma anche il regista di queste due serie, Alessandro Celli, e infine la celebre scrittrice Licia Troisi, autrice di serie fantasy ambientate nel Mondo Emerso e di altre opere quali La ragazza drago, I regni di Nashira, Pandora e La saga del Dominio.

Un dialogo quello con loro – moderato da Mauro Uzzeo, tra i fondatori dell’ARF e responsabile dell’area talk, e dalla giornalista Chiara Guida – incentrato sulle attuali pratiche che il cinema, la serialità e l’editoria (ma non solo) attuano per parlare ai più giovani, ma anche sulle modalità con cui è più giusto approcciarsi a questa delicata età. Trovandoci all’ARF! Festival, però, la domanda rompighiaccio non può che riguardare i propri interessi nell’ambito del fumetto, quesito a cui Arru risponde rivelando: “Da bambino volevo fare il fumettista. Con un mio compagno di classe avevamo anche realizzato un piccolo fumetto. Poi crescendo gli interessi sono cambiati, ma conservo ancora quei disegni”.

 

Diverse sono le risposte degli altri partecipanti, con Carrino che rivela di non essere più un assiduo lettore di fumetti ma di aver avuto un certo interesse per manga come One Piece My Hero Academia, mentre Celli replica con un nome proprio di una generazione diversa, quello di Frank Miller (iconico fumettista noto per Sin City e Batman: Anno Uno), mentre Troisi rivela di essere cresciuta con Topolino, ma anche Sailor Moon I Cavalieri dello Zodiaco e di dovere proprio ai manga il suo aver appreso come si compone e scrive una storia.

DI4RI Netflix
Un’immagine di “Di4ri”, cortesia di Netflix.

Porsi al livello dei ragazzi

È proprio la scrittrice a suggerire allora la prima chiave per poter pensare di rivolgersi ad un pubblico di giovani con la propria arte, affermando: “Ancora oggi mi considero una scrittrice per ragazzi e continuo ostinatamente a volermi rivolgere a loro con le mie storie. Nel tempo ho imparato che se vuoi avere la loro attenzione non devi mai parlargli dall’alto. Non devi sentirti superiore solo perché hai un’età maggiore. Bisogna invece aver presente che stai parlando con persone al tuo stesso livello, a cui probabilmente non devi insegnare nulla se non fornirgli delle chiavi di lettura del mondo”.

Della stessa opinione è Celli, il quale afferma di essere sempre stato interessato ai racconti di “qualcuno che cerca o è in procinto di diventare qualcosa di diverso da ciò che è stato”. Per riuscire a far sì che questa tipologia di racconti raggiunga il pubblico al quale vuole rivolgersi, occorre dunque affidarsi all’ascolto. “È solo con l’ascolto che riesco a rimanere io stesso bambino, giovane, trovando il giusto equilibrio nei toni. Perché se fai troppo l’infantile non funziona, se come diceva Licia ti poni al di sopra peggio ancora. Ci vuole ascolto ed equilibrio”.

Andrea Arru, Samuele Carrino e il rapporto con i fan

Arru e Carrino portano invece sul palco del talk dell’ARF Festival la loro esperienza di giovani attori chiamati ad interpretare personaggi di questa età e del rapporto con i loro coetanei. Il primo dei due ha portato proprio l’esempio del suo ruolo da bullo in Il ragazzo dai pantaloni rosa, raccontando di aver “dovuto cercare di capire il mio personaggio fino in fondo, tendando di far emergere il suo passato. Quello che di brutto compiono ragazzi come lui è solo uno specchio di quello che vivono in prima persona. La sfida è quindi stata quella di cercare di renderlo umano”. 

In Il ragazzo dai pantaloni rosa i nostri personaggi sono entrambi fragili. – racconta poi Carrino – La responsabilità di interpretare due ragazzi realmente esistenti è stata tanta. Con il film siamo però riusciti a parlare ai ragazzi della nostra età, che non è facile ma quando hai la dimostrazione di esserci riuscito, allora senti davvero di aver fatto qualcosa di giusto”. “Per quanto riguarda il rapporto con i nostri coetanei, – continua Carrino – io cerco di essere sempre me stesso, con chi mi segue ho instaurato un rapporto molto umile, famigliare. Penso che anche in questo bisogna dare il buon esempio, portare avanti le cose belle.”

Dai social cerchiamo di far trasparire noi stessi, – concorda Arru – ma per me c’è anche una certa difficoltà di mettermi a nudo. Cerco di tenere privati gli aspetti della mia vita fuori dal set. Specialmente perché quando prendi parte ad una serie Netflix, vista in tutto il mondo, la popolarità ti investe senza freni. Ho quindi sviluppato una certa difficoltà a capire se la persona che sono piace per come è o se i personaggi che interpreto fanno avere di me una certa idea, che non corrisponde però alla realtà. Insomma, quando incontro persone dal vivo è più semplice. Ogni nostro gesto sui social deve invece essere ben ponderato”.

Samuele Carrino in Il ragazzo dai pantaloni rosa
Samuele Carrino in Il ragazzo dai pantaloni rosa

L’editoria per ragazzi

Questo incontro dell’ARF! Festival si è concluso poi con una riflessione di Licia Troisi sul ruolo dell’editoria per ragazzi. La scrittrice, innanzitutto, sostiene di credere “nell’uguaglianza dei mezzi creativi, che siano libri o videogiochi. In ognuno di essi puoi mettere dei segnali con cui lasciare qualcosa al pubblico. Io non credo a chi dice che se non leggi stai sprecando il tuo tempo. Certamente ti perdi qualcosa, ma lo perdi anche se non giochi ai videogiochi, se non guardi film e via dicendo”. “Non è vero poi che i giovani non leggono. I lettori oggi sono soprattutto giovani, ma il mondo editoriale è mutato”, continua Troisi.

20 anni fa il fantasy era un genere di nicchia scritto da pochi, per cui ci si poteva permettere maggiori rischi. Intorno al 2008, l’anno della crisi, l’editoria classica è però diventata ovviamente molto più prudente, spesso anche troppo. Certo, rimane un mondo in espansione e continua a ricoprire un ruolo importante nella formazione di nuovi autori. Ma oggi c’è evidentemente una minore propensione all’assumersi il rischio di proporre qualcosa di diverso e questo non rende un buon servizio né agli autori né ai lettori. Anche per questo negli anni l’autopubblicazione è diventata una pratica così diffusa”. 

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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