C’era una volta in America: la spiegazione del finale del film

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Considerato il capolavoro di Sergio Leone, il film gangsteristico del 1984 C’era una volta in America è un’epopea del tempo, che salta continuamente avanti e indietro tra le versioni dei suoi personaggi durante tre periodi distinti della loro vita: giovani ladruncoli nel 1918, gangster incalliti nei primi anni ’30 e uomini anziani, ormai fuori dal giro, nel 1968. Il film offre uno sguardo ampio e brutale sull’esperienza degli immigrati e sul sogno americano, con protagonisti molto più anti-eroi che eroi. Eppure, il film fu stroncato al momento della sua uscita in America, vittima dei tagli imposti dallo studio che lo sottrassero al controllo di Leone e lo ridussero quasi della metà per la distribuzione negli Stati Uniti.

Il resto del mondo ebbe qualcosa di più vicino alla visione originale del regista, un film tentacolare della durata di circa quattro ore. Gli Stati Uniti hanno ricevuto la versione “demo”, che ha influenzato la reazione del pubblico per decenni e ha lasciato gli spettatori completamente confusi da ciò che avevano visto. Questo potrebbe essere vicino a ciò che Leone intendeva, ma non in senso positivo. Il finale originale del film, la “visione di Leone”, sovrappone infatti una coppia di misteri, ma lascia al pubblico il compito di determinare le risposte, insieme al modo in cui potrebbero combaciare o divergere. In questo approfondimento andiamo dunque ad esplorare il finale del film.

Qual è l’impostazione del finale di C’era una volta in America?

C'era una volta in America cast
© 1984 Warner Bros.

Innanzitutto, qualche cenno sul contesto. Il personaggio che rappresenta il punto di vista del pubblico durante tutto il film è il gangster Noodles Aaronson (Scott Tiler, poi Robert De Niro). Dopo aver formato una banda con il suo amico Max (Rusty Jacobs, poi James Woods) quando erano ancora dei ragazzini in ascesa nel Lower East Side, Noodles viene arrestato per aver accoltellato un boss locale. Quando viene rilasciato, la banda è diventata un’organizzazione di contrabbando di successo. Tuttavia, il loro successo è di breve durata, poiché l’impero crolla dopo l’abrogazione del Proibizionismo pochi anni dopo.

Noodles viene convinto dalla fidanzata di Max, Carol (Tuesday Weld), a denunciare la banda per un reato minore, che li manderà in prigione per un periodo più breve, ma ridurrà il rischio di conseguenze più gravi. Il piano fallisce, però, e Max e Noodles litigano, con Noodles che mette KO Max prima dell’arrivo della polizia. Quando riprende conoscenza, scopre che i suoi amici sono tutti morti in una sparatoria con la polizia. Fugge, allevia il suo dolore nella fumeria d’oppio che il pubblico ha visto per la prima volta nella scena iniziale del film e scappa a Buffalo, dove vive nascosto.

O almeno così è, finché qualcuno del suo passato lo trova nel 1968. Viene così a sapere che Max ha inscenato la propria morte con l’aiuto della polizia e ha trascorso gli ultimi 30 anni facendo carriera nel sindacato dei camionisti con l’identità di Christopher Bailey, arrivando a ricoprire la carica di Segretario al Commercio degli Stati Uniti. Ma ora Max si è fatto dei nemici tra le persone sbagliate e ha contattato Noodles per ucciderlo prima che lo facciano i camionisti.

C'era una volta in America colonna sonora
James Caan e Robert De Niro in C’era una volta in America © 1984 Warner Bros.

Cosa accade a Max alla fine del film

È qui che entra in gioco il primo dei due misteri del film. Noodles rifiuta l’incarico; per lui, Max è morto insieme al resto della banda, e questa è un’altra persona alla quale non deve nulla. Lascia la casa di Bailey, ma Max lo segue nell’oscurità. Mentre Max cammina verso di lui, un camion della spazzatura passa tra i due uomini e, quando riparte, Max non si vede più. La telecamera segue invece il camion, mostrando la parte posteriore dove una lama rotante trita e compatta i rifiuti. L’immagine del camion che fa il suo lavoro sembra decisamente un po’ suggestiva.

Qualcuno che ha già assunto il suo amico per ucciderlo e che è stato respinto potrebbe cogliere la prossima occasione disponibile per fare il lavoro da solo. O forse il camion faceva parte di un complotto per assassinarlo e Max non aveva scelta. Ma sono possibili anche altre alternative. Max potrebbe essere fuggito, o forse non era nemmeno Max. Secondo Cinephilia & Beyond, lo stesso Woods non sapeva cosa fosse successo al suo personaggio alla fine. Leone, per preservare l’ambiguità, avrebbe girato la scena con una controfigura di Woods invece che con l’attore.

Quanto di C’era una volta in America potrebbe essere stato un sogno di Noodles?

La domanda potrebbe essere irrilevante. La sequenza finale del film, dopo che Noodles assiste alla scomparsa di Max, torna a un Noodles più giovane nella fumeria d’oppio dopo la “morte” dei suoi amici negli anni ’30. Egli assume la droga e il film si conclude con un sorriso beato che gli illumina il volto. Una teoria, avanzata nel tempo sostiene che questo potrebbe essere il giovane Noodles che capisce cosa sta facendo Max e decide di partecipare al suo piano. Un’altra teoria, più diffusa, sostiene invece che Noodles immagina ciò che vediamo nel film e il sorriso sia dovuto all’essersi accorto di aver solo sognato quel drammatico futuro.

La sequenza suggerirebbe quindi che tutto ciò che è accaduto dopo che Noodles è entrato nel covo – la sua fuga a Buffalo, il suo ritorno a New York, l’ascesa di Max alla ribalta e la sua imminente caduta – sia stato il prodotto di un sogno indotto dall’oppio. La versione di Noodles di un lieto fine è che il suo amico sopravviva abbastanza a lungo da rivelare un tradimento durato 30 anni, per poi tornare sotto il potere di Noodles facendo quella richiesta. Forse l’ambiguità del destino finale di Max è l’indecisione di Noodles. Non è sicuro di volere che il suo amico sopravviva o meno; sa solo che non vuole essere lui a ucciderlo.

Robert De Niro in C'era una volta in America
Robert De Niro in C’era una volta in America © 1984 Warner Bros.

Elementi a favore e contrari alla Teoria del Sogno

Gli oppositori della teoria del sogno citano il fatto che la sequenza del 1968 include vari anacronismi: la musica dei Beatles, la televisione, e riferimenti alla guerra del Vietnam, gli hippy nella stazione che discutono su Jimi Hendrix, che ovviamente non esistevano nel 1933 e quindi Noodles non sarebbe stato in grado di sognarli. E asseriscono inoltre che filmare le sequenze successive sotto forma di sogno avrebbe annullato l’effetto tematico e psicologico del film.

I sostenitori affermano invece che varie scene avvalorano la teoria del sogno: per esempio il telefono che squilla ossessivamente nella mente di Noodles è il sintomo di una allucinazione ossessiva provocata dall’oppio ed egli viene immediatamente soccorso da un inserviente della fumeria che gli passa nuovamente la pipa facendolo immergere nuovamente nella storia. Inoltre il film inizia con la musica di God Bless America e nella scena finale corrispondente, le automobili che sfilano cariche di gente che festeggia sono veicoli del 1930 e suonano la stessa canzone.

Alla fine del film, il sorriso di Noodles viene quindi interpretato come il sollievo, nell’accorgersi di aver solo sognato, anche se Noodles sorride poco dopo aver iniziato a fumare oppio. Poco prima della sua morte nel 1989, Sergio Leone tenne una lezione al Centro sperimentale di cinematografia; in questo intervento, il regista affrontò anche la teoria del sogno e spiegò che Noodles, grazie all’oppio, ha una visione del suo futuro. Specificò che si trattava ovviamente di una sua personale lettura del film e che ognuno è invece libero di attribuirgli il significato che preferisce.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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