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Locked – In Trappola e l’etica del vigilantismo: punire o proteggere?

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Un ladro bloccato dentro un SUV “intelligente”, un proprietario che orchestra a distanza la punizione. Locked – In Trappola (in sala dal 20 agosto con Eagle Pictures) mette in scena una fantasia di controllo totale che sfida una domanda scomoda: quando la giustizia diventa vendetta?

6Che cos’è il vigilantismo (e cosa non è)

The Batman - Parte 2- Jeffrey Wright Jim Gordon nel sequel

Per “vigilantismo” intendiamo l’esercizio privato della punizione: un cittadino si sostituisce a indagine, processo e sanzione. Non va confuso con la legittima difesa (reazione immediata a un’aggressione per evitare un danno), né con la semplice segnalazione alle autorità. Il vigilante decide colpa e pena, spesso a freddo, fuori da garanzie e proporzionalità.

5Il caso Locked: giudice e boia dentro un abitacolo

Bill Skarsgård Locked - In Trappola
Cortesia di © The Avenu

Nel film la tecnologia (chiusure, comandi remoti, sorveglianza) rovescia i ruoli: il “proprietario” trasforma l’auto in spazio punitivo privato. Il problema etico non è solo “quanto soffre” il ladro, ma chi decide che debba soffrire, con quali limiti e quali controlli.
Tre nodi critici:

  • Proporzionalità: il furto/effrazione giustifica una punizione fisica?

  • Dignità e diritti: anche il colpevole mantiene diritti fondamentali (cura, integrità, possibilità di difendersi).

  • Errore e abuso: la “certezza” del vigilante può essere sbagliata; la tecnologia amplifica l’asimmetria di potere.

4Utilitarismo vs. principi: due lenti per leggerlo

Bill Skarsgård in Locked - In Trappola Photo-Courtesy-Of-The-Avenu
Cortesia di © The Avenu
  • Utilitarismo (esiti): se il vigilantismo riduce furti, potrebbe sembrare “utile”. Ma genera effetti collaterali: spirale di violenza, emulazione, errori d’identità, erosione della fiducia nella giustizia.

  • Deontologia (principi): punire senza due process viola regole morali e civili indipendenti dagli esiti; trattare una persona solo come mezzo (di deterrenza) è inaccettabile.

3La tecnologia come “moltiplicatore morale”

Telecamere, blocchi digitali, comandi remoti: strumenti pensati per sicurezza e assistenza possono diventare leve punitive se usate con intenzione vendicativa. Il film estremizza (sedili “a scossa”), ma intercetta tensioni reali: tra sorveglianza domestica (dashcam, “sentry mode”), ansia securitaria e desiderio di “giustizia immediata”.

2Archetipi e paragoni nel cinema

Taxi Driver Cannes

Dal vigilante punitivo (Death Wish) all’angelo sterminatore urbano (Taxi Driver), fino agli home-invasion rovesciati (Don’t Breathe, Hard Candy) e all’originale argentino 4×4, il genere interroga da decenni il confine tra protezione e sopraffazione. Locked innesta questa tradizione nella one-location ad alta tensione e in un presente dove l’high-tech sembra autorizzare “micro-sovranità” private.

1La domanda che resta allo spettatore

Il film invita a un test etico personale: quanto siamo disposti ad accettare quando la vittima ci somiglia e il colpevole appare “prendibile”? E cosa succede al patto sociale se normalizziamo punizioni fai-da-te, magari “mediate” da app e sensori?

Verdetto etico (senza spoiler)

Locked – In Trappola funziona perché rende seducente l’idea di controllo assoluto; ma la seduzione è parte del problema. Se il cinema mette comodo lo sguardo, l’etica ci chiede il contrario: scomodarci, distinguere tra difesa e vendetta, tra sicurezza e abuso. Il resto lo decide la sala: 20 agosto.

Redazione
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