Se il verdetto finale ha visto trionfare Sofia Coppola con il
suo delicato “Somewhere”, l’esperienza veneziana si conclude in
bellezza anche per il cineasta spagnolo Alex De La Iglesia che
ottiene due premi: il Leone d’Argento per la regia e l’Osella per
la sceneggiatura. “Balada Triste de Trompeta” è una storia
d’“amore, humor e orrore”, come sintetizza il regista. Siamo nel
1937 – guerra civile spagnola. La milizia fa irruzione in un circo
e arruola contro il suo volere un pagliaccio.
Con in mano un machete, il clown, senza avere neppure il tempo di
cambiarsi d’abito dà il via ad una carneficina di soldati
nazionalisti. Nel 1973 il figlio di quel pagliaccio entra anch’egli
a far parte di un circo e combatterà all’ultimo sangue con il
collega per l’amore di un’acrobata. Il potenziale malinconico e
orrorifico dei clown è pienamente sfruttato e trasportato
dall’atemporale dimensione del mondo circense alla realtà della
guerra civile e della Spagna franchista. De la Iglesia si misura
con un genere praticato in questi anche da Guillermo del Toro, il
fantasioso/storico, dando vita ad una pellicola eccessiva,
macabra, decisamente sopra le righe, un delirio visivo in cui il
pulp si mescola ad un gusto per il grottesco di stampo prettamente
spagnolo. C’è chi ha visto nel film rimandi a Tim Burton, Russ
Meyer, Tarantino. Il debito dichiarato è esclusivamente quello nei
confronti dell’attore del cinema muto Lon Chaney ma, come afferma
lo stesso regista: “dobbiamo essere tutti coscienti che nell’epoca
postmoderna non inventiamo più niente. In questo festival non si
premia il miglior regista, ma il miglior barman. Il trucco sta nel
mescolare bene gli ingredienti.”
Già prima della premiazione c’era chi considerava il film tra i favoriti vista la vicinanza della pellicola con i gusti del presidente di giuria (Quentin Tarantino), gusti che data la ben nota vena cinefila del regista e le frequenti esternazioni sembra a molti di poter intuire. Il film uscirà nelle sale a febbraio 2011.