This Must be the Place: reazione/allucinazione

Ieri è stata la volta di Paolo Sorrentino, uno dei più rappresentativi registi italiani nel mondo che con il suo This Must be  the Place, da il suo contributo artistico al 64 esimo festival di Cannes. La sua giornata ieri era iniziata benissimo con il sincero elogio di Sean Penn al regista napoletano, definendolo “uno tra pochi che regalerà tanti film originali al cinema”. Un semplicissimo estratto delle ripetute dichiarazioni lusinghiere nei confronti del regista. Anche se ogni diretto giudizio della sua opera sarà riservato esclusivamente a film visto, non può non essere riportato in fin dei conti quella che è stata l’accoglienza festivaliera della pellicola. Come in principio abbiamo fatto per Allen, Moretti, Malick, lo stesso faremo per Sorrentino.

 

Il film non è stato accolto benissimo dalla platea(critica) come certa stampa italiana questa mattina riporta. Sintomo di come in Italia ci sia il maledetto vizio di manipolare la realtà costantemente, senza badare al contesto, che sia esso politoco, culturale, artistico. Poche le opinioni in conflitto e molti definiscono l’accoglianza  discreta, nella media di un Festival che si rispetti. Tuonano invece alcuni titoli di giornali come Le Monde: “Malgrado la presenza di Sean Penn il film di Sorrentino non convince. Eroe deluso di un film deludente”. C’è da segnalare che qualche reduce del Festival ci ha segnalato come addirittura gli americani non l’abbiano amato granché.

Poi in serata è stata la volta della premiere, che per ogni film è più un’autocelebrazione che un’intensa proiezione. In sostanza sarebbe più giusto riportare quello che realmente avviene altrimenti non si capisce il senso di inviare giornalisti a presiedere i Festival. Fortunatamente i blogger di Messaggero hanno ancora qualche autonomia ed esprimono il parere indipendentemente dal futile patriottismo. Tuttavia, con  buon senso e rispetto ogni possibile giudizio sarà espresso solo ed esclusivamente dopo aver visto il film.

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