Francis Ford Coppola a 360 gradi sulla sua carriera e sul futuro del cinema

Francis Ford Coppola
Foto di Gerald Geronimo, CC BY-SA 2.0 , via Wikimedia Commons

Uno degli eventi di punta della manifestazione Produced By è stata la conferenza di Francis Ford Coppola, il regista ha catalizzato l’attenzione del pubblico e dei giornalisti parlando di vari aspetti del cinema moderno, dalla piattezza del cinema commerciale, fino a nuove tipologie di spettacolo da sperimentare nel futuro.

 

Parlando dell’attuale Hollywood, Coppola ha riconosciuto come ci siano alcuni registi affiliati ai grandi studios che riescono a fare ottimo cinema (Wes Anderson, Alexander Payne, David O. Russell), ma sono poche eccellenze che combattono contro i numerosi “creatori di film industriali”, come li ha voluti definire il leggendario regista. Ha poi proseguito con una nuova possibilità di fare cinema (lui che in tempi non sospetti preannunciò la conversione da pellicola a digitale):

“Probabilmente il prossimo passo sarà una sorta di live-cinema in cui lo spettacolo è proiettato su un qualsiasi schermo all’istante, anche in streaming! una sorta di teatro che però si svolge sul set e non sul palco, in cui magari gli spettatori possono decidere cosa accadrà nelle prossime scene” Coppola ha poi raccontato un aneddoto su come ha superato alcune difficoltà durante le riprese de Il Padrino – Parte II con una divertente, quanta strana, affermazione in una sorta di monologo interiore: “Quando il produttore ha saputo che Brando non voleva partecipare al film è corso dal regista che gli ha risposto: vai dallo sceneggiatore”

Naturalmente tutti e tre i protagonisti della storia erano incarnati da una sola persona, ovvero Coppola stesso, che dice di essere stato estremamente soddisfatto dalla riscrittura di quella parte, sopratutto per non aver buttato soldi e tempo. E proprio mentre parlava della trilogia del padrino non ha mancato di ricordare Gordon Willis, il direttore della fotografia di tutti e 3 i film, scomparso di recente: “Aveva un’estetica precisa, pensava che il cinema dovesse essere raccontato con inquadrature precise ma che si doveva muovere la macchina da presa il meno possible e legare ogni inquadratura in modo da relazionarla con la seguente”

E restando in tema di grandi direttori della fotografia ha parlato anche di Vittorio Storaro, suo collaboratore per Apocalypse Now: “Vittorio pensava di poter scrivere il film con la macchina da presa, voleva utilizzarla come se fosse un uccello e catturare tutto dal volo”

Infine il regista ha chiuso parlando di Apocalypse Now e come fu poco apprezzato all’inizio (“ma l’arte ha la capacità di cambiare, e sopratutto di cambiare tutti con essa”) e delle possibilità per colmare il divario tra arte e l’essere commerciale: “Non credo si possa colmare più di tanto questo divario, penso anzi che bisognerebbe scegliere tra i due nonostante ci sia gente come George Gershwin e Steven Spielberg che riesce a coniugare benissimo queste due anime. Fare cinema non dovrebbe riguardare solo il fare soldi e diventare famoso, ognuno dovrebbe fare un lavoro personale in base a cosa sente e cosa conosce. L’arte deve essere personale e piena di vita, dovrebbe illuminare i nostri tempi”

Fonte: Variety

- Pubblicità -