RomaFF 12: Last Flag Flying di Richard Linklater

Last Flag Flying

Sarà proiettato nella terza giornata della Festa del cinema di Roma, Last Flag Flying di Richard Linklater. Per il suo ultimo film, il regista, considerato uno dei più importanti autori del nuovo cinema statunitense, si è ispirato all’omonimo romanzo di Darryl Ponicsac: nel 2003, trent’anni dopo aver servito insieme in Vietnam, l’ex medico della marina Larry “Doc” Shepherd incontra di nuovo i suoi compagni, l’ex marine Sal Nealon e il reverendo Richard Mueller, per dare degna sepoltura al figlio di Doc, un giovane marine rimasto ucciso nella guerra in Iraq. Con l’aiuto dei suoi vecchi amici, Doc intraprende un viaggio verso la East Coast per riportare il figlio a casa.

 

Last Flag Flying, il film

In merito al film il regista ha rivelato. Ricordo chiaramente le mie prime impressioni, 12 anni fa, dopo la lettura del romanzo “Last Flag Flying” di Darryl Ponicsac. Subito pensai “ma questo è un film!”. In quel momento la guerra in Iraq si era già rivelata un disastro e il libro batteva molto sui paralleli tra il Vietnam e l’Iraq. Quello che mi colpì di più però erano questi tre personaggi, Doc, Sal e Mueller. Amavo questi ragazzi e avevo voglia di scavare nelle loro vite per creare un ritratto di questi tre veterani del Vietnam di mezza età. Feci un primo tentativo di adattare il libro per il grande schermo nel 2006, ma quella prima versione, ambientata nel 2005, non funzionò.

C’era un problema di tempistiche. La cultura di allora non era pronta ad affrontare la questione della guerra in Iraq, che avevamo tutti davanti agli occhi e di cui non si vedeva la fine. Quando pensi alla storia dei film di guerra, realizzi che i migliori di solito arrivano dopo molti anni, quando la gente è pronta a esaminare i fatti. Quando fu chiaro che il film non sarebbe stato realizzato, ricordo di aver detto a Darryl “prima o poi lo faremo”. Alla fine abbiamo ripreso in mano il progetto un paio di anni fa, riscrivendo gran parte della sceneggiatura.

Ricordo di aver pensato “invece di trattare l’attualità, potremmo strutturarlo come un film storico, ambientandolo nel dicembre del 2003, ai tempi della caccia a Saddam Hussein”. Pensammo che la gente ricordasse quel momento, così che la storia si fondasse su una realtà condivisa, che era proprio l’intento originale del libro.

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