Bill Murray premiato alla Festa del Cinema di Roma tra ritardi e polemiche #RomaFF14

Meriti il premio anche solo per essere te stesso. Sei un attore straordinario, potresti fare qualsiasi cosa caro Bill motherfucker Murray”. Jim Jarmush sintetizza in poche parole l’amico e interprete dei suoi Coffee and Sigarettes, Broken Flowers e I morti non muoiono premiato ieri alla Festa del Cinema di Roma nientemeno che da Wes Anderson in persona. Sul palco, insieme al regista che l’ha diretto nove volte, è intervenuta anche Frances McDormand (“Sono qui per te, Bill, perché tu ci sei sempre stato per me”), corsa ad abbracciare Murray tra lo stupore del pubblico in quella che verrà ricordata come una delle serate più anarchiche e fuori controllo della manifestazione romana.

 

Il pubblico borbotta per il ritardo (40 minuti) e la mancata traduzione degli ospiti, Murray gigioneggia come sempre e Anderson conduce l’incontro raccontando aneddoti divertenti sulla lavorazione di Rushmore, Le avventure acquatiche di Steve Zissou e Moonrise Kingdom, passando in rassegna una carriera inaugurata nel 1979 da Polpette di Ivan Reitman: “Ricordo che all’epoca Ivan era preoccupato per il risultato finale…ci disse che in caso l’avremmo fatto vedere ai turchi. Fortunatamente funzionò al botteghino, ma la sera ero così stanco che mi mettevo un disco e mi addormentavo prima dell’ultimo brano”, dice la star a proposito della sua prima collaborazione con l’autore di Ghostbusters.

Ancora sul rapporto con Anderson l’attore spiega che “Una volta Wes mi spiegava i personaggi che avrei interpretato. Ora non più. Semplicemente ci sediamo a prendere un aperitivo, ci guardiamo e pensiamo o di ordinarne un altro o di parlare del film. L’ultima volta che mi hanno dato una sceneggiatura mi hanno chiesto se volevo incontrare il regista…Ho risposto solo no“. C’è tempo per ricordare colui a cui deve il successo, John Belushi, e i registi che più hanno “fondato” l’ultima parte della carriera, Sofia Coppola e Jim Jarmusch.

La cerimonia si chiude nel segno dei messaggi sociali, con Murray che invita i romani a “prendersi cura della città, costruita grazie al lavoro degli altri nell’antichità e da quelli che sono venuti prima. Oggi non vi resta che amarla e io mi sento oggi così, come loro, rispetto al cinema”.

- Pubblicità -