Dakota Johnson parla con onestà delle difficoltà sul set della trilogia di Cinquanta Sfumature

Dakota Johnson Materialist
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

In una nuova intervista con Vanity Fair, Dakota Johnson ha parlato della realizzazione della trilogia di film Cinquanta sfumature di grigio, che ha descritto come “psicotica”. L’interprete di Anastasia Steele rivela come la produzione si sia complicata a causa del coinvolgimento dell’autrice dei romanzi, E. L. James, con cui Johnson si scontrava spesso quando lei chiedeva che i suoi libri fossero adattati in maniera filologica, spesso contro la volontà di sceneggiatore, regista e attori.

 

“Avevo firmato per fare una versione molto diversa del film che abbiamo finito per fare. [EL James] aveva molto controllo creativo, tutto il giorno, tutti i giorni, e lei pretendeva continuamente che certe cose accadessero. C’erano parti dei libri che non avrebbero funzionato in un film, come il monologo interiore, che a volte era incredibilmente scadente. Non avrebbe funzionato a dirlo ad alta voce. Era sempre una battaglia. Sempre. Quando ho fatto il provino per quel film, ho letto un monologo di Persona e ho pensato: “Oh, sarà davvero speciale”.

C’erano molti punti di disaccordo. Non sono mai stata in grado di parlarne sinceramente, perché volevo promuovere il film nel modo giusto, e sono orgogliosa di ciò che abbiamo realizzato alla fine e tutto è andato come dovrebbe, ma è stato complicato. Facevamo le riprese del film che [James] voleva fare, e poi facevamo le riprese del film che volevamo fare noi. La sera prima, riscrivevo le scene con i vecchi dialoghi in modo da poter aggiungere una riga qua e là. Era come il caos tutto il tempo.”

La trilogia si è rivelata poi un discreto successo di botteghino, che ha contribuito in maniera decisiva a lanciare la carriera d’attrice di Dakota Johnson.

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