Andrew Davis, regista di Il fuggitivo, spiega il problema dei thriller moderni

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Il regista Andrew Davis ha vissuto un periodo di grande successo nei primi anni ’90 con film come Trappola in alto mare (1992) e Il fuggitivo (1993). Quest’ultimo, in particolare, si è distinto per aver guadagnato oltre 400 milioni di dollari al botteghino a fronte di un budget di soli 44 milioni, ottenendo recensioni entusiaste e 7 nomination al premio Oscar, tra cui quella del Miglior Film.  Tale titolo viene ora riproposto nelle sale statunitensi per il suo 30° anniversario e, durante la promozione, Davis ha rivelato il motivo per cui ritiene che quel film abbia avuto più successo di molti thriller moderni.

Parlando con Comicbook.com, il regista ha infatti spiegato che secondo lui il fascino de Il fuggitivo è la sua teatralità, mentre i thriller moderni si concentrano troppo sul realismo. “L’incedere del film e il suo ritmo… è un’interessante linea di demarcazione tra le cose che oggi sono tagliate così velocemente che si fa fatica a seguire quello che succede“, ha detto il regista, continuando poi con: “E i personaggi borbottano quando parlano ora, è una specie di realtà… ci sono attori che borbottano per tenersi legati alla realtà, ma così non si riesce a capire le loro parole“.

Il fuggitivo penso che abbia una struttura più classica in termini di come le informazioni vengono date alle persone e di come le si segue nel corso della narrazione“, ha concluso Andrew Davis. Riguardo a cosa rende rilevante il suo film ancora oggi, egli sembra poi non avere dubbi: “Certamente si è discusso molto del ruolo delle case farmaceutiche e del loro agire scellerato nel mettere in commercio farmaci che fanno male alle persone. La storia di base de Il fuggitivo è proprio questa: un medico che dice: ‘Questo Provasic fa sanguinare la gente’ e loro devono farlo tacere perché vogliono fare soldi. È una storia molto attuale“.

Redazione
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