John Travolta alla Festa di Roma: “Ho spezzato il cuore a Terrence Malick” #RomaFF14

John Travolta

Ballare mi diverte di più. E mi manca farlo“. John Travolta saluta il pubblico della Festa del cinema di Roma tra gli applausi a tempo delle note inconfondibili de La febbre del sabato sera, il musical di John Badham che nel 1977 lo lanciò come vera star dell’industria hollywoodiana. “Prima di ottenere quella parte sostenni il provino per Jesus Christ Superstar. Avevo 17 anni, e ovviamente provai per il ruolo di Gesù“, confessa l’attore ridendo. “Ero ancora troppo giovane, ma il produttore si accorse di me e scrisse un biglietto in cui diceva di tenermi d’occhio e che sarei diventato grande. Diversi anni dopo me lo mostrò offrendomi la parte in La febbre del sabato sera e Grease…Non puoi mai prevedere il futuro, e quando pianti un seme potrebbe germogliare in qualcosa di straordinario.”

 

Il racconto di Travolta parte dalle origini, e da un’infanzia trascorsa ad osservare una madre regista e due sorelle attrici. “Vengo da una famiglia di artisti. Da piccolo guardavamo vecchi film insieme, La Strada di Federico Fellini, Ieri oggi e domani con Sofia Loren, quindi è come se lo spirito dell’intrattenimento mi fosse stato inculcato da subito spingendomi a voler intraprendere quella carriera. Nessuno ha opposto resistenza, ma ha accolto la mia scelta con tanta felicità.” La stessa famiglia che gli ha insegnato  “fiducia, certezze, e un approccio al lavoro sempre professionale, dove la costruzione del personaggio ricorda il rituale del seguire una ricetta.

La serata prosegue mostrando al pubblico alcune clip selezionate tra i tanti successi di Travolta, compreso Blow Out di Brian De Palma (1981), “un’esperienza piacevole, con lo stesso regista che mi diede il mio primo ruolo in Carrie. Brian aveva fiducia in me e sul set di Blow Out mi lasciò carta bianca“. E che dire invece delle opportunità mancate e delle offerte rifiutate? “Dissi di no a I giorni del cielo di Terrence Malick per obblighi contrattuali, ad American Gigolo perché discussi con Paul Schrader e chiesi di andare via, e Ufficiale e Gentiluomo perché preferii la vita al cinema e diventai un vero pilota di jet. E poi c’è Chicago, che rifiutai tre volte. Avevo un’idea del musical in cui le donne odiavano gli uomini…soltanto vedendo il film mi resi conto che sbagliavo, e che amavo profondamente quei personaggi femminili e capivo le loro motivazioni“.

Travolta torna su Malick, con il quale ha avuto modo di collaborare in La sottile linea rossa, riguardo un aneddoto sul rifiuto de I giorni del cielo: “Terrence è l’uomo più sensibile che abbia mai conosciuto, è davvero un senziente, nel senso che sente e percepisce le cose ad un livello più profondo. Quando chiese di me per I giorni del cielo non accettai a causa di obblighi contrattuali, ma lui era convinto che fossi l’unico a poter interpretare quel ruolo. Per 17 anni non ha più lavorato e qualcuno mi disse che fu proprio a causa del mio rifiuto. Quando lo rincontrai gli chiesi se fosse vero…e lui mi confessò che era così. Gli avevo spezzato il cuore, perché ero la chiave per poter rappresentare la sua visione sullo schermo. Incolpava me come specchio del sistema hollywoodiano […]

[…] Ricordo che da piccolo, guardando il finale di La strada di Fellini, chiesi a mio padre perché il personaggio di Giulietta Masina moriva, e lui mi disse che aveva il cuore spezzato. Era possibile che le persone morissero così? In quell’istante promisi a me stesso che non avrei mai spezzato il cuore a qualcuno con i miei sentimenti…e ironia della sorte, inavvertitamente feci lo stesso con Terrence Malick.

C’è tempo per parlare anche di Pulp Fiction e dell’iconico look di Vincent Vega: “In realtà fu una mia idea. Era già un personaggio unico e nella sceneggiatura si diceva che aveva trascorso un anno ad Amsterdam. Ci ero stato di recente e avevo visto dei ragazzi con un taglio di capelli simile e l’orecchino, quindi suggerii questa opzione a Quentin. All’inizio non era d’accordo ma dopo le prove si convinse che era la soluzione perfetta“. In conclusione  il direttore artistico Antonio Monda consegna il premio speciale a John Travolta per la sua interpretazione in The Fanatic.

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