Coup de Chance, Woody Allen: “Quando ero giovane i film che più mi colpivano erano francesi e italiani”

Cinquantesimo film che si aggiunge alla filmografia del regista americano

COUP DE CHANCE Valerie Lemercier Woody Allen e Lou de La ge
Credits Giorgio Zucchiatti © La Biennale di Venezia

Woody Allen arriva a Venezia 80 per presentare la qua cinquantesima pellicola. Il regista torna in Francia, ormai una seconda casa per i suoi film anche se il nuovo Coup de Chance è girato internamente in francese. Parigi, ambientazione che nel 2010 Woody Allen porta in scena in Midnight in Paris e in Tutti dicono I Love You: “Quando ero giovane i film che più mi colpivano erano quelli francesi e italiani, tutti volevamo realizzare film come gli europei e per tutta la mia vita ho cercato di fare così e da tempo volevo realizzare la storia di due americani che vivono a Parigi e sono così innamorato della Francia che ho voluto realizzarlo in lingua francese. Volevo unirmi a quel gruppo di registi composto da Truffaut, Godard, Renoir e tanti altri ancora che considero maestri”, afferma il regista.

 

In Coup de Chance, già dal titolo appare chiaro il risultato dell’opera. Il colpo di fortuna, il caso, il destino sono tutti argomenti ricorrenti. Per Woody Allen sono anche argomenti con cui ha un forte legame: “Sono stato fortunato per tutta la mia vita, ho una famiglia, non sono mai stato in ospedale, non mi è mai accaduto nulla di male. Quando ho iniziato a fare film altrettanto sono stato fortunato, ho ricevuto molto rispetto e spero che continui ad essere così”. Continua dicendo: “Coupe de Chance e Match Point riflettono entrambi su come il caso e la fortuna possano avere un impatto nella nostra vita. Non penso ci sia nulla che possiamo fare con la morte. Alla fine di questo film abbiamo lasciato che il sottotitolo “non farci troppo caso” rimanesse più a lungo delle immagini perché è così che dovremmo rapportarci con la morte e il caos della vita.

Coup de Chance, Vittorio Storaro: “Chiamatemi autore della fotografia non direttore”

Quella tra Allen e Vittorio Storaro è una collaborazione che va è iniziata nel 2016 per Café Society. Autore della fotografia la sua impronta nei film di Allen contribuisce una resa delle immagini particolarmente curiosa. “Bisogna dare rispetto al regista e all’autore della fotografia. Noi non siamo director, noi siamo co-autori della fotografia cinematografia, ovvero scrivere con la luce in un’immagine. Noi dobbiamo avere un rapporto con i colori e le ombre per analizzare il concetto delle parole e presentarle al regista e se lui approva quella mia lettura allora mi sento soddisfatto, perché ho saputo comprendere le intenzioni del solo e unico regista”, racconta Vittorio Storaro in conferenza stampa.

Io senza uno scritto e senza un regista non esisto. Quando ho letto la sceneggiatura di questo film ho quindi ritrovato una cosa che amo molto, ovvero la dualità: con il marito Fanny ha un preciso tono cromatico, mentre quando è con l’amante ne ha un altro che è più concentrato sui toni caldi e solari. Quando è con il marito è invece tutto azzurro, freddo. Questo è stato il concetto visivo che ho presentato a Woody e lui lo ha ritenuto coerente con quanto aveva scritto”, conclude.

Nonostante da ormai diversi anni giri voce di un possibile addio alla sedia da regista per Woody Allen, 87 anni, c’è ancora molto lavoro da fare: “Ho una nuova buona idea per un film a New York e se qualcuno si offrirà di finanziarlo alle mie strette condizioni, allora sì, lo farò”.

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