Inizialmente volevo scrivere un film sull’omicidio della
giovanissima Wilma Montesi, avvenuto nell’aprile del 1953, che
rappresentò per l’Italia il primo caso di assassinio mediatico. La
stampa speculò sulla vicenda, che coinvolgeva personalità della
politica e dello spettacolo, e nel pubblico nacque un’ossessione
che presto diventò indifferenza. La vittima scomparve dalle
cronache per fare posto alla passerella dei suoi possibili
carnefici. Poi, come accade spesso scrivendo, l’idea iniziale è
cambiata e piuttosto che far morire un’innocente ne ho cercato il
riscatto. Mi piace infatti pensare che Finalmente l’alba sia un
film sul riscatto dei semplici, degli ingenui, di chi è ancora
capace di guardare il mondo con stupore. La protagonista Mimosa è
un foglio bianco, su cui ognuno dei personaggi in cui s’imbatte
scrive la sua storia, senza paura di essere giudicato. Mimosa è
una ragazza semplice, una giovanissima comparsa di Cinecittà che
nella Roma degli anni Cinquanta accetta l’invito mondano di un
gruppo di attori americani e con loro trascorre una notte infinita.
Ne uscirà diversa, all’alba, scoprendo che il coraggio non serve a
ripagare le aspettative degli altri, ma a scoprire chi siamo.