Simulacri: quando le solitudini si incontrano, l’intervista ai creatori Marco Bucci e Jacopo Camagni

La coppia di autori ha raccontato la genesi del progetto, pubblicato da SBE sotto l'etichetta Audace.

simulacri

Tra le uscite librarie presentate al Lucca Comics and Games 2022, Simulacri di Marco Bucci e Jacopo Camagni rappresenta un’interessante novità in casa Sergio Bonelli Editore. Il fumetto del duo di Nomen Omen è effettivamente una storia che potremmo definire ‘bold’, audace, e non a caso è pubblicata sotto l’omonima etichetta della casa editrice. 

 

Abbiamo incontrato i due autori che, con un entusiasmo contagioso, hanno raccontato la loro esperienza e la genesi di un progetto dal sapore estremamente attuale e moderno, concentrato a sondare le solitudini dei protagonisti in un’atmosfera ai margini dell’horror psicologico.

Il desiderio di Simulacri nasce da un’esigenza personale che, il caso ha voluto, si è incontrata con la richiesta, da parte di SBE, di una storia che potesse mettere in comunicazione Bucci e Camagni con la casa editrice. “Era da un po’ di tempo che io e Jacopo avevamo la necessità di raccontare una storia che fosse più radicata nelle atmosfere della graphic novel intimista – esordisce Bucci – Già dal primo numero, Simulacri nasconde moltissime ombre, ma questa discesa verso il buio ci sembrava interessante perché partiva proprio dal presupposto di raccontarla seguendo un linguaggio intimo. In concomitanza con questo nostro desiderio, Bonelli ci ha chiesto di sviluppare per loro questa miniserie e ci ha dato totale libertà, sotto tutti i punti di vista.”

“A Michele Masiero piaceva il nostro modo di raccontare e ci ha contattati perché voleva averci nella sua squadra – interviene Camagni – ci ha chiesto un prodotto che ci rappresentasse al 100%, dicendoci che potevamo fare quello che volevamo… secondo me il suo è stato un azzardo!”

Quando il direttore editoriale della casa editrice di fumetti più importante d’Italia ti dà “libertà totale” le strade possono essere due: andare nel panico e perdersi tra le milioni di possibilità, oppure buttarsi a occhi chiusi, sapendo perfettamente dove si atterrerà. E Bucci e Camagni hanno percorso la seconda strada: “Ci siamo letteralmente mangiati la libertà che ci hanno dato! – dice entusiasta Bucci – Nell’inviare in approvazione le sceneggiatore o le tavole complete, ci siamo detti più volte, insieme a Eleonora Caruso (sceneggiatrice), Flavia Biondi e Giulio Macaione (disegnatori), che ci avrebbero cambiato o censurato qualcosa, e invece non ci hanno mai fatto appunti. Quindi siamo curiosi di vedere come reagirà il pubblico bonelliano.”

Marco Bucci e Jacopo Camagni si conoscono da 20 anni e da quasi altrettanti lavorano insieme, formando un vero e proprio ‘dinamico duo’, che colma le differenze innate alle loro personalità con una sintonia, personale e lavorativa, che sembra programmata al millimetro. “Ormai il lavoro insieme è molto semplice – spiega Camagni – ci sono i momenti di discussione ma siamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Completiamo l’uno le frasi dell’altro, i presupposti del lavoro sono sempre chiarissimi, non serve che uno dei due specifichi a cosa sta facendo riferimento perché l’altro lo sa già, a volte anticipiamo il lavoro dell’altro. E questo approccio lo abbiamo traslato anche al gruppo di artisti che ha lavorato a Simulacri, perché con Flavia, Giulio, Stefano (Martinuz, colorista) e Eleonora sono prima di tutto degli amici, ci conosciamo da tanto e tutto questo ha reso molto facile il lavoro di coordinamento e di realizzazione dei quattro volumi. Sapevamo a cosa andavamo in contro quando abbiamo cominciato a lavorare insieme.”

Una sintonia che affonda le radici in un passato comune condiviso, come spiega bene Marco Bucci: “Io e Eleonora Caruso, che è un’autrice Mondadori eccezionale, ci conosciamo dall’adolescenza e scrivevamo insieme fan fiction di Final Fantasy VII. Dopo aver creato la storia e i personaggi con Jacopo, io e lei ci siamo spinti in profondità con ogni aspetto della vicenda, in cui si affrontano temi molto intimi e c’è spesso bisogno di un confronto. Quella che ho con Eleonora è una delle relazioni più virtuose che io posso vantare al momento, è un’esperienza molto fluida, uno scambio continuo. Invece, l’aspetto stimolante e interessante di lavorare con Flavia e Giulio ai disegni, è che loro sono prevalentemente degli autori unici, orientati verso il mondo delle graphic novel. Questo per noi è importante, perché lasciamo loro molta libertà dal punto di vista della regia e della narrazione per immagini che loro gestiscono in modo più indipendente. Con questo metodo di lavoro convergono gli aspetti più virtuosi di ogni fumettista coinvolto.”

“È il bello di collaborare con amici che sono anche dei grandi artisti – segue Jacopo Camagni – sai già cosa aspettarti. Era da tempo che volevamo lavorare con un gruppo di amici e fare cose belle insieme.”

E proprio un gruppo di amici è il protagonista di Simulacri. Quella che parte come in incontro casuale tra due sconosciuti su un’app di appuntamenti, diventa poi una storia di un gruppo, di una piccola ed eterogenea comunità di amici. È una storia a più voci, in cui i singoli non si mimetizzano mai con il gruppo, ma ad esso si appoggiano, condividendo un segreto che verrà svelato solo più avanti, nel corso della storia.

“Io e Marco volevamo realizzare un fumetto corale – spiega Camagni – volevamo fare un horror psicologico sullo stile giapponese di The Grudge, ma al contempo doveva essere una storia circoscritta. Quindi l’ambientazione della storia su un’isola era funzionale alla costruzione psicologica chiusa dei personaggi stessi. Sono tutti bloccati nelle loro vite e fanno fatica a guardare oltre, e allo stesso tempo ci sembrava importante che fosse un gruppo molto vario e rappresentativo: c’è un italiano di seconda generazione, una coppia gay, una ragazza con disabilità. Ci sembrava giusto offrire un riflesso della varietà del mondo e da persona gay mi sono reso conto che non era tanto importante una rappresentazione positiva, quanto l’esserci, perché fa sì che più persone si sentano viste anche se appartengono a quella che viene indicata come una minoranza.” 

Marco Bucci si addentra nello specifico della costruzione dei personaggi: “Io e Eleonora ci siamo divisi i personaggi, perché sappiamo che i nostri punti di forza, in quanto creativi e scrittori, sono diversi. Lei tratta dei temi molto profondi e seri e riesce a uscirne con grande freschezza e immediatezza. Ci sono dei personaggi che sono suoi perché io non avrei potuto trattarli come è riuscita a fare lei, e allo stesso tempo nella storia incontriamo atmosfere che sono più mie. Le scene con una componente weird marcata sono mie, perché io in quell’immaginario ci sguazzo! È super interessante vedere come i nostri testi, filtrati dai disegni di Giulio e Flavia e dal colore di Stefano, diventano poi un corpus omogeneo nel libro come prodotto finale.”

Un altro aspetto molto interessante di Simulacri è il fatto che può essere definito il racconto di tante solitudini che si incontrano. Sin dal numero 1, Brecce, è chiaro che i protagonisti condividono non solo un’amicizia, ma anche un trauma, e che ognuno di loro è profondamente solo, nonostante condivida spazi e tempo con gli altri. Come si mettono insieme e come si costruiscono queste solitudini che si incontrano?

“Sicuramente non tutti ci sentiamo soli nello stesso modo, non c’è una soluzione valida per tutti – comincia Bucci – Le nostre differenze e complessità ci rendono vicini e distanti allo stesso tempo, possiamo usare tutti i metodi possibili ma a volte le distanze sono difficili da colmare. Quello che raccontiamo è un gruppo di persone che si diverte insieme, sono apparentemente molto gioviali, immersi in un’atmosfera di fine estate, ma il loro malessere è manifesto. Sentono tutti un disagio ed è difficile venire a capo dell’origine di questo disagio perché su tutti incombe un’oscurità. In tutti i miei horror preferiti, le situazioni estreme tirano sempre fuori la vera natura dei personaggi. È nella difficoltà che veniamo fuori come individui. Il gioco di Simulacri, la sua danza è custodita proprio tra l’apparente racconto di amici che si divertono e la costante sensazione che qualcosa incomba su di loro, nel continuo bilanciamento tra il tratto intimista gestito da Giulio Macaione e quello angosciante e sinistro di Flavia Biondi.”

Nell’ambito di una Lucca Comics and Games in cui SBE esordisce con le prime due produzioni di Bonelli Entertainment, il film di Dampyr ora al cinema e la serie animata di Dragonero che andrà in onda a dicembre sui canali Rai, è inevitabile immaginare una declinazione multimediale anche per le nuove PI che la casa editrice sta mettendo sul mercato. Tra queste proprio Simulacri potrebbe essere soggetto di un prossimo adattamento, almeno nelle speranze degli autori, come chiarisce Jacopo Camagni: “Ogni volta che io e Marco lavoriamo a un progetto, lo pensiamo sempre affinché possa essere non solo un fumetto. Tra cinema, tv, videogiochi, tendiamo sempre, nelle nostre opere, alla transmedialità perché per noi è un punto di partenza sin dal 2008 quando abbiamo cominciato a lavorare insieme.”

Simulacri, la cover del volume 1: Brecce

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