A pochi mesi dall’uscita nelle sale
cinematografiche, Sky Cinema presenta in
prima tv Come un gatto in tangenziale, il film
diretto da Riccardo Milani (Mamma o
Papà?, Scusate se esisto) con Paola
Cortellesi e Antonio Albanese, prodotto
da Wildside con Vision Distribution in collaborazione con Sky
Cinema, lunedì 16 aprile dalle 21.15 su Sky Cinema Uno
HD e disponibile anche su Sky On
Demand.
Il film, uscito in sala lo scorso
28 dicembre, è stato il più grande successo italiano della
stagione cinematografica in corso. Si arricchisce così
l’offerta del grande cinema italiano, sempre molto
apprezzato dal pubblico: italiani sono infatti 9 dei 10 film più
visti di sempre su Sky Cinema. Nei prossimi mesi altri film
italiani saranno programmati a ridosso dell’uscita cinematografica
per rendere ancora più esclusiva l’offerta di Sky Cinema.
“Come un gatto in
tangenziale” racconta la storia di Giovanni, intellettuale
impegnato e profeta dell’integrazione sociale che vive nel centro
di Roma, e Monica, ex cassiera di supermercato residente nella
periferia della Capitale. Due mondi diametralmente opposti che si
incontrano per caso, a causa del fidanzamento dei rispettivi figli
che i genitori tentano in ogni modo di ostacolare. Per portare a
termine il comune proposito, i due cominciano, loro malgrado, a
frequentarsi e ad entrare l’uno nel mondo dell’altro: Giovanni,
abituato ai film impegnati, si ritroverà a seguire sua figlia in
una caotica multisala di periferia; Monica, invece, da sempre
abituata a passare le sue vacanze a Coccia di Morto, si ritroverà
nella scicchissima riserva naturale di Capalbio, tra intellettuali,
vip e improbabili conversazioni sull’arte contemporanea. Tutto
questo darà vita ad una serie di equivoci e situazioni surreali che
porteranno Giovanni e Monica a non poter fare più a meno l’uno
dell’altra.
Il regista, recentemente premiato
per il successo del film in occasione del “Montecarlo Film Festival
de la Comèdie”, ha raccontato che la pellicola dona l’opportunità
di confrontarsi direttamente con chi è lontano da noi per classe
sociale, cultura o nazionalità: «Ci dà la possibilità di
entrare in quel contraddittorio, di mettere in discussione le
nostre sicurezze per cambiare. E il privilegio più grande è stato
poterlo fare ridendo con una commedia».
E parlando della società attuale ha
aggiunto: «In un paese culturalmente e socialmente spaccato in
due, può essere importante fare lo sforzo di capire le
ragioni dell’altro. Spero che COME UN GATTO IN TANGENZIALE sia un
film sul nostro presente e forse anche sul nostro futuro».
Impreziosiscono il cast anche
Sonia Bergamasco (La meglio gioventù,
Quo vado?) nel ruolo di Luce e Claudio
Amendola (Noi e la Giulia, Suburra) in
quello di Sergio.
COME UN GATTO IN
TANGENZIALEarriva in prima tv lunedì 16
aprile dalle 21.15 su Sky Cinema Uno HD e
disponibile anche su Sky On Demand.
Dato il grande successo di Come un gatto in
tangenziale, che nel 2017 ha incassato oltre 10 milioni di
euro al botteghino, nel 2021 è arrivato al cinema il suo seguito,
dal titolo Come un gatto in tangenziale – Ritorno a
Coccia diMorto (qui la recensione), anch’esso
diretto da Riccardo Milani e con protagonisti
Paola
Cortellesi e Antonio
Albanese, la cui sintonia come coppia cinematografica
ha determinato buona parte del successo del primo film. Con questo
sequel si ripropongono ora le caratteristiche del primo, calate
però in nuove dinamiche, nuovi imprevisti e nuove occasioni per
generare risate.
Anche in questo caso, ad ogni modo,
non manca lo scontro tra personalità provenienti da contesti
completamente diversi, ponendo così a confronto la periferia con le
zone più “altolocate” della città. Una dinamica ispirata ad alcuni
fatti realmente accaduti, come dichiarato dallo stesso regista.
Milani ha infatti raccontato essersi trovato personalmente in una
situazione simile a quella vissuta dal protagonista, senza
ovviamente gli eccessi a cui questi va incontro. Da questa
situazione egli ha così costruito un primo film ricco di
sentimento, che supera le diversità per raccontare una storia in
grado di emozionare e far riflettere su alcune problematiche
sociali.
Con questo sequel porta dunque
avanti quelle dinamiche e anche in questo caso il successo non ha
tardato ad arrivare. Dopo aver visto il primo, dunque, non ci si
può perdere questo secondo capitolo, tra risate e spunti di
riflessione. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Come un gatto in
tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto
Protagonisti di questo sequel sono
ancora l’intellettuale radical chic Giovanni, che
vive nel centro storico di Roma, e l’ex cassiera tatuata
Monica, residente invece in periferia. Le vicende
si svolgono tre anni dopo la fine della loro storia d’amore che,
come i due avevano previsto, ha avuto vita breve, durata proprio
come un gatto in tangenziale. Monica è però poi finita in carcere,
a causa delle gemelle, le quali avevano nascosto nei fusti
dell’olio del locale diverse cose rubate. Per avere una speranza di
uscire il prima possibile non può allora che rivolgersi a
Giovanni.
Quest’ultimo la tirerà fuori di
prigione, ma ad una ben precisa condizione. Monica dovrà infatti
svolgere servizi sociali presso la comunità cattolica di San
Basilio, dove incontrerà Don Davide, un sacerdote
molto affascinante che avrà una certa influenza su di lei. Ancora
una volta, le vite di Monica e Giovanni, quindi, si scontreranno di
nuovo, alla luce anche della presenza della nuova fiamma di
Giovanna, Camilla. Quando poi viene organizzato un
pranzo a Coccia di Morto con tutta la famiglia, compresi
Sergio, Luce e ovviamente i figli
di ragazzi di Giovanni e Monica, avviene l’impensabile.
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Il cast di Come un gatto in
tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto
Ad interpretare Monica, come già
anticipato, vi è di nuovo Paola
Cortellesi, la quale anche in questo caso si è
sottoposta ad una radicale trasformazione per interpretare tale
personaggio. Grazie ad un trucco massiccio sfoggia infatti i
diversi tatuaggi finti di Monica, ma anche la particolare
capigliatura, oltre ad una serie di piercing e accessori simili.
Accanto a lei, nel ruolo del figlio Alessio, vi è il giovane
Simone De Bianchi. Le sorelle Pamela e Sue Ellen
sono interpretate da Valentina Giudicessa e
Alessandra Giudicessa. L’attore Claudio
Amendola è invece nuovamente presente nei panni di Sergio,
ex marito di Monica.
Antonio
Albanese riprende invece il ruolo dell’intellettuale
Giovanni, un ruolo preparato – come da lui dichiarato – basandosi
esclusivamente su quanto presente in sceneggiatura ma accentuando
qualità come la precisione, la pignoleria e il disgusto per ciò che
esce dalla sua sfera di interesse. Nei panni della figlia Agnese vi
è invece la giovane Alice Maselli. L’attrice
Sonia Bergamasco, invece, riprende invece i panni
di Luce, ex moglie di Giovanni. Fanno il loro ingresso invece
Sarah
Felberbaum nei panni di Camilla e Luca Argentero
in quelli dell’affascinante Don Davide.
La spiaggia Coccia di Morto esiste davvero
La spiaggia citata nel film e parte
del titolo di questo sequel esiste davvero, si trova a 35
chilometri da Roma ed è raggiungibile in meno di un’ora dalla città
percorrendo la via Cristoforo Colombo, passanda per Via Portuense e
imboccando la A91 fino a Viale della Pesca, 120 a Fiumicino. Questo
tratto di litorale laziale si trova all’interno della
Riserva naturale statale Litorale Romano, un’area
protetta che include al suo interno un ampio territorio di
interesse storico-naturalistico tra i comuni di Roma e Fiumicino.
Con i suoi oltre 16mila ettari, è inoltre la più grande area
protetta affacciata sul Mediterraneo.
All’interno di tale Riserva si
trovano siti naturalistici di grande interesse, come le
Dune di
Palidoro e quelle di Capocotta, le
Oasi di Macchiagrande e Castel di
Guido e le pinete di Castel Fusano.
Coccia di Morto è infatti anche una pineta che sorge sempre
nell’area naturalistica, che arriva fino alla spiaggia.Naturalmente
in molti si chiedono il perché di tale nome, Coccia di Morto, il
quale risalirebbe a degli effettivi ritrovamenti sul litorale di
antiche ossa e teschi. Questi sarebbero databili intorno al
Settecento, durante la bonifica della zona, portati lì forse dalle
foci del Tevere.
Nonostante la presenza della Riserva
Naturale, Coccia di Morto è però anche tristemente nota come
“spiaggia più sporca d’Italia”, un titolo assegnatole nel 2016 dal
dossier di Legambiente “Beach Litter”, in cui si spiegava che
questo tratto di litorale del Comune di Fiumicino era più di altri
invaso dai rifiuti. Immondizia portata, per lo più, dalla foce del
fiume Tevere che dista appunto pochi chilometri dalla spiaggia.
Sulla riviera sono stati trovati rifiuti per lo più di materiale
plastico, circa l’83% di quelli ritrovati nel resto d’Italia. Con
le riprese del film svoltesi lì, in molti sono però fiduciosi che
si rinnovi l’interesse a tenere pulito tale spiaggia.
Il trailer di Come un gatto in
tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto e dove vedere il film
in streaming e in TV
È possibile fruire di
Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 10ottobre alle ore
21:20 su Canale 5.
Arriva al cinema, e per
ora esclusivamente al cinema, Come un gatto in tangenziale
– Ritorno a Coccia di Morto, seguito della
fortunatissima commedia che ha infiammato le sale italiane
all’inizio a cavallo tra il 2017 e il 2018. Il film, in cantiere da
molto e pronto per la distribuzione, è “rimasto fermo ai box” per
molto tempo, in attesa di ricevere una distribuzione adeguata alle
ambizioni al box office del film di Riccardo Milani. La pandemia ha
infatti ritardato i piani di distribuzione, e adesso sembra
finalmente arrivato il momento giusto per far arrivare in sala il
film. Appuntamento quindi in anteprima nazionale a Ferragosto, e
poi dal 26 in tutti i cinema.
Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, la
trama
In Come un gatto
in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto tre anni dopo,
mentre Alessio e Agnese si rincontrano in un pub di Londra, a Roma
Monica finisce in carcere per colpa delle gemelle che nascondevano
merce rubata nei fusti dell’olio di “Pizza e Samosa”, e chiama
Giovanni (Antonio
Albanese) in cerca di aiuto. Il nostro “pensatore”, ora legato
alla giovane e rampante Camilla (Sarah
Felberbaum), è impegnato in un progetto di recupero di uno
spazio in periferia. Per far uscire Monica di prigione, Giovanni
riesce a far commutare la detenzione con un lavoro nella parrocchia
di San Basilio guidata da Don Davide (Luca
Argentero), tanto bello quanto pio. È così che le vite di
Monica e Giovanni si intrecciano nuovamente ma questa volta, pur
con le solite differenze del caso e i mille guai in cui si
cacceranno, tra i due sembra nascere una vera storia d’amore.
Intenzionati a rivelare al mondo la loro relazione, organizzano un
pranzo a Coccia di Morto con tutta la famiglia, compresi Sergio
(Claudio Amendola), Luce (Sonia Bergamasco) e ovviamente i due
ragazzi. Ma è proprio qui che succede l’impensabile…
Il regista Riccardo
Milani si è lasciato ispirare dall’accoglienza e dalla semplicità
di una piccola parrocchia, per creare il giusto contesto che
raccontasse la necessità di avvicinarsi umanamente l’un l’altro,
con buona pace del distanziamento.
Un ritorno a casa
Come per il primo film,
anche Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto si costruisce tutto intorno alla splendida alchimia
tra
Paola Cortellesi e
Antonio Albanese, che si fanno centro di un gruppo colorato e
vivacissimo, arricchito da una serie di nuovi personaggi che non
mancano di regalare sorprese e sorrisi. Un film che si colloca
perfettamente dentro ad un filone cinematografico nostrano
rassicurante e pacioccone, come un’anziana zia di paese.
Chiaramente Milani lo sa, ed è precisamente quel tipo di prodotto
che vuole offrire agli italiani, anche perché gli riesce
perfettamente, con garbo e stile.
Con quella giusta
quantità di risate, dovuta ovviamente all’indubbia bravura di due
ottimi protagonisti, Come un gatto in tangenziale – Ritorno
a Coccia di Morto non impegna nessun tipo di riflessione o
di coinvolgimento emotivo. Resta però la sensazione di essere
affezionati a Monica e Giovanni, alle loro differenze e alle loro
affinità (poche), come a due vicini di casa chiassosi ma
simpatici.
È stato presentato a Roma
il sequel del tanto apprezzato Come un gatto in
tangenziale, con il sottotitolo di Ritorno a Coccia di Morto. Il film,
diretto sempre da Riccardo Milani, racconta delle nuove avventure
di Monica (Paola Cortellesi) e Giovanni
(Antonio Albanese) alle prese con i servizi
sociali che lei deve assolvere onde evitare la pena del carcere, e
il tutto si svolge in una parrocchia gestita dal giovane e
avvenente don Davide (Luca Argentero).
Il regista racconta quale
sia stata l’idea del secondo capitolo e da dove abbia tratto
l’ispirazione di un contesto così sociale: «Sono stato ospite a
Milano in una parrocchia che aveva organizzato una rassegna tra i
cui film scelti cui c’era il Gatto. Mi sono trovato di fronte ad
una realtà viva, che coinvolgeva le persone, le accoglieva e ne
sono rimasto molto colpito».
L’intento del progetto
del sequel prende dunque le fila dal desiderio di raccontare la
bellezza della solidarietà: «Ritorno a Coccia di Morto
l’abbiamo scritto durante i primi mesi di pandemia», continua
Riccardo Milani, «ci ha commossi vedere la
necessità di rapporti umani più coesi, interessati alle sorti l’uno
dell’altro, contro l’indifferenza. E il seguito è venuto fuori da
sé».
La coppia dicotomica
Monica e Giovanni è quindi quasi un piccolo pretesto per
raccontare altro, ma senza discostarsi dalla commedia più
allegrotta, come conferma una degli sceneggiatori, Giulia
Calenda: «Attraverso la commedia si ottiene uno
spaccato del Paese, forse molto più che in altri generi. E la sua
potenza consiste nel riuscire a parlare di qualunque tematica, ma
con leggerezza».
Anche Paola
Cortellesi interviene per approfondire il discorso:
«Ci è piaciuto che la Chiesa cattolica abbia colmato buchi
sociali e umanitari. Abbiamo voluto che certe tematiche fossero
centrali, come il bisogno che alcune periferie ricevano aiuti
concreti, perché il degrado non debba rimanere una condizione
esistenziale».
Come un gatto
in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, diventa
alla fine un lavoro per arrivare anche ad altri scopi, quali, ad
esempio, il ritorno in sala: «Questo film è stato tenuto da
parte apposta per fare in modo che uscisse al cinema. Non stiamo
cercando grandi numeri», prosegue ancora la Cortellesi, «ma
ottenere che le persone riacquistino la fiducia per ritornare a
sedersi sulle poltroncine di una sala cinematografica».
Ma, uno degli aspetti che
più intrattiene della storia, è ovviamente l’esilarante chimica tra
i due protagonisti: «Ci sono stati dei momenti in cui le risate
non si riuscivano proprio a trattenere», racconta Paola,
«ad esempio quando Antonio alle sei di mattina arrivava in sala
trucco cantando “You gotta dance”». Aneddoto che Albanese
commenta spiegando l’importanza di profondere vivacità sul set,
soprattutto a quell’ora del mattino.
«Monica e Giovanni sono
in fondo due personaggi ai quali mi aggrappo», rivela il regista,
«vorrei tanto che lo sguardo sul mondo e sulle cose di ognuno fosse
un po’ come il loro».
Il film uscirà
ufficialmente al cinema il 26 agosto e in anteprima solo il 14 e il
15.
Ecco finalmente il trailer di
Come un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto, sequel della commedia di grande successo
del 2017/18, con Paola Cortellesi e Antonio
Albanese, scritto e diretto da Riccardo
Milani. Il film, in anteprima il 14 e 15 agosto, arriva al
cinema il 26 agosto.
Uscirà al cinema il 26
Agosto
Come un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto, il secondo capitolo della commedia campione
d’incassi e Biglietto d’Oro del 2018 diretta da Riccardo
Milani con protagonisti
Paola Cortellesi e
Antonio Albanese. “Tante cose sono più importanti
di un film, anche se, in certi momenti, poche cose possono
diventare importanti quanto un film. Gatto torna al cinema e
io sono felice quanto lui e quanto il suo pubblico che lo
aspettava. Buona ripartenza a tutti. E arrivederci a Coccia
di Morto…” ha dichiarato il regista Riccardo Milani.
Massimiliano Orfei,
Amministratore Delegato di Vision Distribution, ha detto: “E’
per Vision motivo di
orgoglio aver co-prodotto e
poter distribuire Come
un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di
Mortonelle sale italiane. La
distribuzione del film, nei nostri obiettivi, rappresenta il
grande evento cinematografico che decreterà il ritorno in sala del
grande pubblico e la vera ripartenza del mercato. Con l’uscita
di Come un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto il 26 agosto, il grande cinema popolare italiano si
prende finalmente una data che è stata sempre appannaggio dei
grandi blockbuster hollywoodiani, in uno dei periodi
tradizionalmente più ricchi dell’intera stagione distributiva. È
un’operazione che ha tutti i numeri per cambiare in modo permanente
i modelli distributivi e il suo successo è fondamentale non solo
per Vision, per i produttori e per il film, ma per le prospettive
di crescita dell’intera industria nazionale. Il nostro
ringraziamento va a Riccardo, Paola e Antonio, a Mario Gianani e
alla Wildside, a tutta la straordinaria squadra che ha realizzato
il film”.
Mario Gianani, Amministratore
Delegato della Wildside, società del gruppo Fremantle, ha detto:
“Questo è per noi il film della ripartenza e non solo in senso
commerciale. Grazie a Riccardo Milani, Paola Cortellesi e Antonio
Albanese – insieme con Vision – vogliamo restituire al pubblico la
solida spensieratezza che questo film saprà regalarci. Farlo
d’estate, in un momento tradizionalmente appannaggio dei film
americani, è una sfida che, siamo sicuri,Come
un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto, saprà cogliere”.
Come un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto è prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa
per Wildside, società del gruppo Fremantle, e Vision Distribution,
in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video. Nel cast, accanto a
Cortellesi e Albanese, tornano Sonia Bergamasco e Claudio
Amendola. Il cast si arricchisce con la presenza di Luca
Argentero e Sarah Felberbaum.
La sceneggiatura è firmata da Furio
Andreotti, Giulia Calenda, Paola Cortellesi e Riccardo Milani. La
fotografia è di Saverio Guarna, la scenografia di Maurizia
Narducci, i costumi di Alberto Moretti, il montaggio di Patrizia
Ceresani e Francesco Renda. Come un Gatto in
Tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto sarà distribuito in Italia
e nel mondo da Vision Distribution.
Uscirà al
cinema il 26 Agosto
Come un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto, il secondo capitolo della commedia campione
d’incassi e Biglietto d’Oro del 2018 diretta da Riccardo
Milani con protagonisti
Paola Cortellesi e
Antonio Albanese. “Tante cose sono più importanti
di un film, anche se, in certi momenti, poche cose possono
diventare importanti quanto un film. Gatto torna al cinema e
io sono felice quanto lui e quanto il suo pubblico che lo
aspettava. Buona ripartenza a tutti. E arrivederci a Coccia
di Morto…” ha dichiarato il regista Riccardo Milani.
Massimiliano
Orfei, Amministratore Delegato di Vision Distribution, ha
detto: “E’ per Vision motivo di
orgoglio aver co-prodotto e
poter distribuire Come
un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di
Mortonelle sale italiane. La
distribuzione del film, nei nostri obiettivi, rappresenta il
grande evento cinematografico che decreterà il ritorno in sala del
grande pubblico e la vera ripartenza del mercato. Con l’uscita
di Come un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto il 26 agosto, il grande cinema popolare italiano si
prende finalmente una data che è stata sempre appannaggio dei
grandi blockbuster hollywoodiani, in uno dei periodi
tradizionalmente più ricchi dell’intera stagione distributiva. È
un’operazione che ha tutti i numeri per cambiare in modo permanente
i modelli distributivi e il suo successo è fondamentale non solo
per Vision, per i produttori e per il film, ma per le prospettive
di crescita dell’intera industria nazionale. Il nostro
ringraziamento va a Riccardo, Paola e Antonio, a Mario Gianani e
alla Wildside, a tutta la straordinaria squadra che ha realizzato
il film”.
Mario Gianani, Amministratore
Delegato della Wildside, società del gruppo Fremantle, ha detto:
“Questo è per noi il film della ripartenza e non solo in senso
commerciale. Grazie a Riccardo Milani, Paola Cortellesi e Antonio
Albanese – insieme con Vision – vogliamo restituire al pubblico la
solida spensieratezza che questo film saprà regalarci. Farlo
d’estate, in un momento tradizionalmente appannaggio dei film
americani, è una sfida che, siamo sicuri,Come
un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto, saprà cogliere”.
Come un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto è prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa
per Wildside, società del gruppo Fremantle, e Vision Distribution,
in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video. Nel cast, accanto a
Cortellesi e Albanese, tornano Sonia Bergamasco e Claudio
Amendola. Il cast si arricchisce con la presenza di Luca
Argentero e Sarah Felberbaum.
La sceneggiatura è firmata da Furio
Andreotti, Giulia Calenda, Paola Cortellesi e Riccardo Milani. La
fotografia è di Saverio Guarna, la scenografia di Maurizia
Narducci, i costumi di Alberto Moretti, il montaggio di Patrizia
Ceresani e Francesco Renda. Come un Gatto in
Tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto sarà distribuito in Italia
e nel mondo da Vision Distribution.
Come uccidono le brave
ragazze (A Good Girl’s Guide to Murder, Netflix)
ruota attorno alla scomparsa di Andie Bell, un caso che la maggior
parte degli abitanti del Buckinghamshire ritiene chiuso e superato.
Sono felici di accettare che il fidanzato di Andie, Sal Singh,
l’abbia uccisa e si sia tolto la vita. Tuttavia, l’eroina d iCome
uccidono le brave ragazze non crede che Sal sia responsabile
della morte di Andie e, cinque anni dopo, Pip (Emma
Myers) si propone di dimostrarlo. L’opposizione che riceve
per aver riesaminato il caso le fa capire che ha scoperto qualcosa,
e il finale diCome uccidono le brave
ragazze la vede scoprire la
verità.
Le spiegazioni dietro la scomparsa
di Andie Bell e la morte di Sal si rivelano più complicate di
quanto Pip immaginasse, e rischia di perdere la vita a causa delle
sue indagini. Tuttavia, Pip riesce a ottenere giustizia per
entrambi i personaggi, scagionando il nome di Sal e dando ai cari
di Andie una parvenza di chiusura. Il finale di Come
uccidono le brave ragazze contiene
numerosi colpi di scena e la serie tiene gli spettatori
col fiato sospeso fino ai titoli di coda. Non c’è da stupirsi che
per tutti sia stato così facile incolpare Sal per la scomparsa di
Andie; la verità è molto più sorprendente e sinistra.
Che fine ha fatto Andie
Bell?Il finale di Come uccidono le brave ragazze
spiegato
La morte di Andie si svolge in due
parti, e anche Pip scopre la verità su quella fatidica
notte a poco a poco. Quando Pip si rende conto che le
minacce stampate che ha ricevuto provengono da Elliot Ward, crede
che sia lui il responsabile della scomparsa di Andie. E in parte ha
ragione. Segue il signor Ward nella vecchia casa di famiglia, dove
crede che lui tenga in vita Andie. Tuttavia, mentre Elliot confessa
di avere una relazione con Andie, non è lei quella che tiene
prigioniera. La ragazza che Pip trova assomiglia ad Andie, ma
questo è l’unico legame che ha con il caso.
Elliot ammette anche che lui e
Andie hanno avuto una discussione la sera in cui è scomparsa,
sostenendo che lei è passata alle mani quando lui si è rifiutato di
darle dei soldi. Ricorda di aver spinto via Andie e dice a Pip che
lei ha sbattuto la testa contro il bancone. Tuttavia, Elliot
insiste sul fatto che Andie ha lasciato la sua casa viva e non è
sicuro di cosa sia successo dopo. La polizia arresta Elliot, senza
dubbio grazie a Ravi che ha la posizione di Pip, e salva la ragazza
nella sua soffitta. La serie non approfondisce il motivo per cui il
signor Ward l’ha tenuta lì, ma nel libro lui e la ragazza credono
davvero che sia Andie.
Tutto questo accade già nel
finale di Come uccidono le brave ragazze,
quando Pip affronta il signor Ward alla fine del quinto episodio.
Il resto del finale della serie vede Pip rendersi conto che il
signor Ward non è l’unico colpevole della scomparsa di Andie. Pip
nota che Elliot e le sue figlie erano fuori città il giorno in cui
il cane di Andie è stato ucciso, il che significa che non è stato
l’unico a inviarle minacce. Concludendo che qualcun altro ha ucciso
Andie dopo la lite con il signor Ward, va a parlargli. Questo mette
Pip nel mirino il resto della famiglia Bell.
E la Bell che ha effettivamente
ucciso Andie è quella che meno ci si aspetta: Becca. Pip scopre che
la sorella di Andie è stata drogata e aggredita a un Calamity Party
e che le droghe usate erano le stesse che Andie vendeva. Quando Pip
affronta Becca, Becca ammette di aver raccontato l’accaduto ad
Andie e di essere stata accolta con interesse. Come se non
bastasse, Andie aveva intenzione di lasciare Becca con il loro
crudele padre. Becca ha spinto Andie in un momento di
rabbia che, insieme alla commozione cerebrale, è stata
sufficiente a ucciderla. Becca è rimasta a guardare, rendendosi
complice.
Per questo Becca tenta di uccidere
Pip quando la interroga, e quasi ci riesce. Droga Pip e la attira
in una grotta isolata, sostenendo che è lì che ha nascosto il corpo
di Andie. Fortunatamente, Ravi e Cara li raggiungono in tempo per
evitare che Pip diventi un’altra vittima del caso.
Chi ha davvero ucciso Sal Singh
in Come uccidono le brave
ragazze
Sebbene il signor Ward non abbia
inferto il colpo di grazia ad Andie Bell, ammette di aver
ucciso Sal Singh. L’omicidio di Sal deve sembrare un
suicidio, perché Elliot crede che in questo modo la polizia si
concentrerà sul fidanzato di Andie e non su di lui. È lui a inviare
il messaggio di confessione dal telefono di Sal e il suo piano
quasi funziona. La città crede facilmente che dietro la morte di
Andie ci sia Sal e nessuno lo mette in dubbio fino a Pip. L’uso
della punteggiatura da parte di Elliot nel testo è così fuori dal
personaggio di Sal che Ravi e Pip capiscono che non è stato lui a
inviarlo.
Questo è uno dei tanti indizi che
indicano l’innocenza di Sal ed è bello vedere Pip che
ottiene giustizia per lui alla fine di Come uccidono le brave
ragazze. Elliot sembra essere l’uomo più
anziano che Andie frequentava, anche se sembra che abbia avuto
qualche relazione prima di scomparire. Tuttavia, quasi tutte le
strade portano a Elliot. Come gli dice Pip, è lui il responsabile
della maggior parte della tragedia che si svolge nel caso di Andie
Bell.
Perché Naomi e Max hanno
mentito alla polizia sull’alibi di Sal
Elliot e Becca sono gli assassini
di Come uccidono le brave
ragazze, ma non sono gli unici a
mantenere dei segreti nel corso della serie Netflix.
Gli episodi successivi rivelano che l’alibi originale di Sal per la
notte in cui Andie è morta reggeva davvero. Naomi e Max hanno
mentito sul fatto che avesse lasciato il gruppo prima del tempo,
perché minacciati da qualcuno disposto a rivangare il loro passato.
A quanto pare, gli amici di Sal erano stati coinvolti in un
incidente da ubriachi che aveva quasi ucciso un uomo. Max è
riuscito a insabbiare la vicenda, ma qualcuno lo sapeva e l’ha
usata contro di loro.
Quel qualcuno è Elliot
Ward, che ha letto l’accaduto nel diario della figlia.
Poiché incastrare Sal era l’unico modo per togliersi di dosso la
responsabilità, il signor Ward ha convinto la figlia e i suoi amici
a mentire sull’alibi di Sal. Quando Pip si rende conto che era
ancora con loro dopo la mezzanotte, diventa chiaro che Sal è, in
realtà, innocente.
Perché Pip è così interessato a
risolvere il caso della scomparsa di Andie Bell?
Le azioni di Pip in
Come uccidono le brave
ragazzesi
rivelano efficaci nel finale della serie Netflix, ma la
ragazza è piuttosto ossessiva nei confronti del caso, più di quanto
ci si aspetterebbe da un’adolescente non coinvolta. Ciò solleva
domande sul perché Pip si senta così fortemente convinta
dell’innocenza di Sal. La serie lo rivela nel corso del tempo,
riportandolo nei flashback di Pip fin dall’inizio. Nei flashback,
un Pip più giovane vede Andie piangere e passare davanti al suo
armadietto. Quando Sal chiede dove sia andata Andie, Pip glielo
dice, e questo le pesa quando capisce che Sal è presumibilmente
l’assassino.
Pip sembra quindi desiderosa di
dimostrare l’innocenza di Sal, per il suo bene e per il proprio.
Per qualche motivo, sente che la sua decisione potrebbe avere un
impatto su ciò che è accaduto quella notte di cinque anni fa.
Naturalmente, si sbaglia. La fine del finale rivela che Sal ha
cercato Andie per discutere di fuggire insieme. Questo è un
cambiamento rispetto al libro, ma rende la loro morte prematura
ancora più tragica.
Come il finale di
Come uccidono le brave ragazze differisce
dal libro
Gli elementi principali del romanzo
di Holly Jackson rimangono intatti alla fine d
, ma lo show di Netflix aumenta
la drammaticità dell’episodio finale. Gli scontri di Pip
con il signor Ward sono meno pesanti nel libro – infatti, quello
alla stazione di polizia non avviene – e Becca non porta mai Pip in
un luogo remoto. Becca droga il protagonista del libro a casa Bell,
rendendo molto più facile l’intervento di Ravi e della famiglia di
Pip. Anche nella serie mancano alcuni momenti chiave, ma la
conclusione è simile in termini di punti principali della
trama.
Guarda il Trailer italiano
ufficiale di Come
ti Spaccio la Famiglia, la nuova commedia con
protagonisti Jennifer Aniston
e Jason Sudeikis, mentre la regia è di
Rawson Marshall Thurber.
Da New Line Cinema arriva la
commedia d’azione Come
ti spaccio la famiglia con Jennifer
Aniston (“Come ammazzare il capo… e vivere felici”) e
Jason Sudeikis (Candidato a sorpresa). La regia è
di Rawson Marshall Thurber (“Palle al balzo — Dodgeball”–).
David Burke (Sudeikis) è uno
spacciatore di marijuana e tra la sua clientela annovera cuochi e
mamme borghesi ma niente ragazzini — dopotutto, si considera un
uomo con scrupoli. Cosa potrebbe andare storto, quindi? Beh,
diverse cose. Malgrado tenti di passare sempre inosservato, impara
nel peggiore dei modi che nessuna buona azione va impunita quando
per aiutare dei teenager locali si trova ad essere aggredito da un
gruppo di punkabbestie che gli ruba la ‘roba’ e il contante,
lasciandolo in debito pesante con il suo fornitore, Brad (Ed
Helms).
Per poter rimettere ogni cosa a
posto — e soprattutto salvare la pelle — David deve passare allo
spaccio di droghe pesanti e si trova, così, a collaborare
all’ultima operazione di Brad: un carico in arrivo dal Messico.
Coinvolgendo loro malgrado i propri vicini — la cinica
spogliarellista Rose (Aniston), il suo smanioso ‘cliente’ Kenny
(Will Poulter) e la tatuata e astuta teenager Casey (Emma Roberts)
— David organizza un piano perfetto: una moglie e due figli finti.
A bordo di una lucida roulotte, i “Miller” si dirigono verso il
confine meridionale degli USA per un weekend del Quattro Luglio che
non potrà che rivelarsi scoppiettante.
Arriva anche in Italia, dopo un
buon risultato al botteghino americano, Come ti spaccio la
famiglia, la nuova commedia del regista di
Dodgeball, Rawson Marshall Thurber, scritta dagli
sceneggiatori di 2 single a nozze. La pellicola con
protagonisti Jennifer Aniston,
Jason Sudeikis, Ed Helms, Emma Roberts, Will Poulter e
Molly C. Quinn racconta la storia di David Burke
(Jason
Sudeikis), uno piccolo spacciatore di marijuana.
In Come ti spaccio la
famiglia tra la sua clientela annovera cuochi e mamme
borghesi ma niente ragazzini, dopotutto, si considera un uomo con
scrupoli. Cosa potrebbe andare storto, quindi? Beh, diverse cose.
Malgrado tenti di passare sempre inosservato, impara nel peggiore
dei modi che nessuna buona azione va impunita quando per aiutare
dei teenager locali si trova ad essere aggredito da un gruppo di
punkabbestie che gli ruba la ‘roba’ e il contante, lasciandolo in
debito pesante con il suo fornitore, Brad (Ed
Helms). Per poter rimettere ogni cosa a posto, e
soprattutto salvare la pelle, David deve passare allo spaccio di
droghe pesanti e si trova, così, a collaborare all’ultima
operazione di Brad: un carico in arrivo dal Messico. Coinvolgendo
loro malgrado i propri vicini: la cinica spogliarellista Rose
(Jennifer Aniston), il suo smanioso ‘cliente’
Kenny (Will Poulter) e la tatuata e astuta
teenager Casey (Emma Roberts), David organizza un
piano perfetto: una moglie e due figli finti. A bordo di una lucida
roulotte, i “Miller” si dirigono verso il confine meridionale degli
USA.
Come ti spaccio la famiglia, il film
Come ti spaccio la
famiglia (We’re the Millers) è una
divertente commedia americana, in perfetta sintonia con il filone
di moda di questi ultimi anni. Infatti, prende spunto da una certa
schiera di registi (Phillips, Apatow) che hanno dato in la
a un nuova serie di film raccogliendo l’eredità dei vari Farrelly,
Stiller. In sostanza, una comicità incentrata tutto sul gioco degli
equivoci, dell’ironia del mito americano, e, non ultima, su una
certa volgarità sotto le righe (non del tutto) che via via sta
diventando la cifra espressiva che contraddistingue questa
tipologia prodotto.
Il film del regista Rawson
Marshall Thurber rispecchia in pieno gli stilemi di quella
comicità che negli anni è risultata essere vincente, non a caso il
film ha ottenuto in patria un buon successo, raddoppiando
l’investimento. Quello che viene fuori è un film un po’ ingessato
in una prima parte scontata e prevedibile, ma che nella seconda
parte si mostra in tutta la sua irriverenza e arroganza, regalando
dei momenti di assoluto divertimento che faranno la gioia di coloro
che al cinema cercano leggerezza e comicità facile. La parte
vincente di questa pellicola è senz’altro una sceneggiatura ben
calibrata e curata nella caratterizzazione dei personaggi. Il film
regge anche nella costruzione di avvenimenti al limite del
credibile, spesso accompagnati da gag ben congeniate e dialoghi ben
assortiti. Il resto lo fa il cast di attori, perfetti nel ruolo e
mai sopra le righe, sempre al servizio della storie a delle
battute. Come ti spiaccio la famiglia non sarà certo
una commedia dallo humor inglese però mostra con orgoglio
l’efficacia e la padronanza con la quale gli americani costruiscono
dei film sempre godibili e funzionali al loro scopo.
La New Line Cinema sta sviluppando
il sequel di Come ti Spaccio la Famiglia
(We’re the Millers), film che ha
incassato 269.9 milioni di dollari in tutto il mondo con un budget
di partenza di appena 37 milioni.
The Hollywood Reporter
riporta che lo sceneggiatore Adam Sztykiel è stato
assunto per scrivere un sequel della storia. La prima sceneggiatura
era stata scritta da Bob Fisher, Steve Faber, Sean
Anders e John Morris.
Nel cast del film invece dovrebbero
tornare Jason Sudeikis, Jennifer Aniston, Will
Poulter e Emma Roberts, già protagonisti
del primo film, anche se non sono stati fatti accordi in merito. Lo
stesso dicasi per il regista Rawson Marshall
Thurber.Intanto vi ricordiamo che Will
Poulter ha appena vinto un BAFTA per il giovane attore
emergente, cosa che sicuramente farà salire un po’ le sue
“quotazioni”. Vedremo invece a breve Jason
Sudeikis alla notte degli Oscar, dove l’attore parteciperà
in qualità di presentatore di uno dei premi assegnati dalla
Academy.
Ecco il trailer italiano di
Come ti spaccio la
famiglia (We’re the
Millers in originale) in cui
vediamo Jennifer Aniston, Jason Sudeikis, Emma
Roberts, Nick Offerman, Kathryn Hahn, Will
Poulter e Ed Helms.
La bella Jennifer
Aniston mette di nuovo in mostra il suo corpo
statuario nel film, dove ritrova Jason
Sudeikis che aveva già lavorato con lei
in Come Ammazzare il Capo e Vivere
Felici.
Ecco il video:
La commedia racconta di un uomo,
Sudeikis, che di professione fa lo spacciatore e che viene
incaricato da un committente, Helms, di prendere in Messico una
“piccola” partita di droga. L’uomo accetta l’incarico ma decide di
avvalersi di una finta famiglia per attraversare il confine senza
destare sospetti, così ingaggia una spogliarellista, Aniston, un
ragazzino in piena crisi ormonale, Offerman, e una teppistella
di quartiere, Roberts.
La Warner Bros Italia ha diffuso il
primo trailer di Come ti rovino le
vacanze, commedia di John Francis Daley e
Jonathan Goldstein da Agosto al cinema e con protagonisti
Ed Helms, Chevy Chase, Christina Applegate.
Trama: Dopo averci divertito
in “Una Notte Da Leoni”, Ed Helms veste i panni di Rusty Griswold,
un giovane padre di famiglia che decide di sorprendere sua moglie
Debbie (Christina Applegate) e i loro due figli. Organizzerà
un’indimenticabile vacanza on the road alla volta di un famoso
parco divertimenti. Ma non tutto filerà liscio…
Ecco le prime clip in italiano da
Come ti rovino le vacanze, film con
protagonista Ed Helms e diretto da
Jonathan Goldstein e John Francis
Daley.
Dallo stesso produttore di
Una Notte Da Leoni e Come ti
Spaccio la Famiglia arriva una frizzante pellicola
diretta da John Francis Daley (la serie Tv “Bones”, Come ammazzare
il capo… e vivere felici) e Jonathan Goldstein (Come ammazzare il
capo… e vivere felici, Come ammazzare il capo2), entrambi
all’esordio dietro la macchina da presa. Protagonista della
commedia è Ed Helms, indimenticabile componente del trio della saga
di “Una Notte da Leoni”, qui nei panni di Rusty Griswold, un
giovane padre di famiglia che decide di sorprendere sua moglie
Debbie (Christina Applegate) e i loro due figli con
un’indimenticabile vacanza. Nel cast anche il popolare Chris
Hemsworth, in una veste “inedita”.
Nuovo trailer italiano
online per Come ti rovino le vacanze,
commedia on the road attesa nelle sale italiane dal 12 agosto 2015.
Dallo stesso produttore di Una Notte Da
Leoni e Come ti Spaccio la
Famiglia arriva una frizzante pellicola diretta da
John Francis Daley (la serie Tv “Bones”, Come ammazzare il capo… e
vivere felici) e Jonathan Goldstein (Come ammazzare il capo… e
vivere felici, Come ammazzare il capo2), entrambi all’esordio
dietro la macchina da presa. Protagonista della commedia è Ed
Helms, indimenticabile componente del trio della saga di “Una Notte
da Leoni”, qui nei panni di Rusty Griswold, un giovane padre di
famiglia che decide di sorprendere sua moglie Debbie (Christina
Applegate) e i loro due figli con un’indimenticabile vacanza. Nel
cast anche il popolare Chris Hemsworth, in una veste “inedita”.
Come ti rovino le
vacanze vede Ed Helms, eroe della
trilogia Una Notte da Leoni, nei panni di
un padre che vuole costringere i suoi familiari a raggiungere una
precisa meta turistica. Ecco i poster quasi apocalittici che
preannunciano un viaggio decisamente turbolento!
Dallo stesso produttore di
Una Notte Da Leoni e Come ti
Spaccio la Famiglia arriva una frizzante pellicola
diretta da John Francis Daley (la serie Tv “Bones”, Come ammazzare
il capo… e vivere felici) e Jonathan Goldstein (Come ammazzare il
capo… e vivere felici, Come ammazzare il capo2), entrambi
all’esordio dietro la macchina da presa. Protagonista della
commedia è Ed Helms, indimenticabile componente del trio della saga
di “Una Notte da Leoni”, qui nei panni di Rusty Griswold, un
giovane padre di famiglia che decide di sorprendere sua moglie
Debbie (Christina Applegate) e i loro due figli con
un’indimenticabile vacanza. Nel cast anche il popolare Chris
Hemsworth, in una veste “inedita”.
Nell’ultimo decennio l’attrice
Amy Schumer si è affermata come una delle
personalità più acclamate della commedia statunitense, in
particolare per quella pensata per un pubblico femminile. Dopo aver
ottenuto fama grazie alla serie Inside Amy Schumer, ha
infatti partecipato da protagonista a film di successo come Un
disastro di ragazza e Fottute!. Nel 2018 ha invece
prodotto il suo nuovo lungometraggio da protagonista, intitolato
Come ti diventobella
(qui la recensione), scritto e
diretto da Abby Kohn e Marc
Silverstein. Al centro di questo, come ancora una volta vi
è una figura femminile complessa in cerca di emancipazione.
L’attrice, infatti, coglie con
questo suo nuovo lungometraggio per affrontare l’insicurezza di
alcune donne scaturita spesso e volentieri dai tristemente noti
stereotipi legati all’apparenza e all’aspetto estetico. Ironizzando
su questi come suo solito, la Schumer riesce ad affrontarli
decostruendoli uno ad uno, lasciando agli spettatori e alle
spettatrici una profonda riflessione. Date le capacità comiche
dell’attrice, dunque, non sorprende che il film si sia rivelato un
vero e proprio successo, con un incasso di oltre 94 milioni di
dollari a fronte di un budget di 32.
Con un cast ricco di noti attori e
celebri modelle, Come ti divento bella si distacca dunque
dalla classica commedia statunitense per dar vita ad una storia che
sa regalare tanto divertimento quanta emozione, sprofondando a
tirar fuori il meglio di sé. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Come ti divento bella: la trama del film
Protagonista del film è
Renee Bennett, una giovane ragazza di New York che
si ritrova a vivere una serie di spiacevoli situazioni per via del
suo aspetto fisico non aderente agli assurdi canoni di bellezza.
Che si trovi in palestra, al supermercato o ad un appuntamento,
Renee si vede continuamente emarginata. Anche al momento di
candidarsi per il suo lavoro dei sogni, decide di rinunciare poiché
nella descrizione di questo si richiedono ragazze giovani e belle.
La sua complessa situazione cambia però drasticamente quando dopo
aver espresso il desiderio di diventare bella ha una brutta caduta
dove sbatte gravemente la testa.
Risvegliatasi, Renee inizia a
vedersi in maniera totalmente diversa e, nonostante nulla sia
cambiato nel suo aspetto, si sente molto più bella e sicura di sé.
Questa nuova consapevolezza la porta ad assumere un atteggiamento
molto diverso nella vita di tutti giorni, portandola a conquistare
successi uno dietro l’altro, tra cui un appuntamento con il collega
Ethan. In particolare, a rimanere colpita dalla
sua sicurezza è la sua datrice di lavoro, la severa Avery
LeClaire, che la aiuterà a fare ulteriore carriera. Ben
presto, però, Renee si accorgerà di come la sua eccessiva sicurezza
possa assumere anche aspetti indesiderati, dando vita a situazioni
tutt’altro che piacevoli.
Come ti divento bella: il cast del film
Come anticipato, ad interpretare il
ruolo della protagonista Renne Bennett vi è l’attrice Amy
Schumer. Questa, pur non collaborando alla sceneggiatura,
ha seguito con grande attenzione il suo sviluppo, al fine di essere
certa che il personaggio fosse adatto alle sue corde ed alle sue
capacità comiche. Come suo solito, poi, al momento delle riprese
l’attrice ha sempre portato con sé sul set il proprio cane, che
ritiene essere un suo portafortuna. Accanto a lei, nei panni di
Ethan, il collega con cui Renee intraprende una frequentazione, vi
è l’attore Rory Scovel, noto per diversi film e
serie TV, il quale aveva già lavorato con la Schumer in un episodio
di Inside Amy Schumer.
Ad interpretare la severa datrice di
lavoro di Renee, Avery LeClaire, vi è invece la candidata all’Oscar
Michelle
Williams. L’attrice ha raccontato di aver accettato la
parte poiché le permetteva di dar vita ad un personaggio grossomodo
inedito nella sua carriera. Nel film compaiono poi Tom
Hopper, attualmente noto come Luther in The Umbrella Academy, nel ruolo di
Grant LeClaire, fratello di Avery. L’attrice Lauren
Hutton, invece, è Lily LeClaire, nonna di Grant e Avery e
fondatrice dell’azienda. Sono poi presenti le modelle Emily
Ratajkowski nei panni di Mallory, fonte d’ispirazione
per Renee, e Naomi Campbell in quelli di Helen,
direttrice dell’azienda LeClaire.
Come ti divento bella: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Come ti divento
bella è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Google Play e Apple iTunes. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 16 maggio alle ore 21:20
sul canale Rai 2.
Arriva nelle sale il 22 agosto
Come Ti Divento Bella, la commedia scritta e
diretta da Abby Kohn e Marc Silverstein e
interpretata da Amy Schumer.
Quando
non recita la parte di se stessa senza filtri e diventa
semplicemente lo strumento migliore per raccontare il disagio e le
contraddizioni dell’essere donna negli anni duemila, Amy
Schumer riesce a risultare molto più gradevole e
affettuosa di quella che abbiamo visto (e amato) esibirsi
nell’ambito della stand-up comedy. Ma già in
Trainwreck – Un disastro di ragazza, dove era
diretta da Judd Apatow, aveva dato prova del
talento variegato, della capacità di cambiare registro e del lato
sensibile che si nasconde sotto le battute a sfondo sessuale (il
vero cavallo di battaglia dei suoi sketch).
Dalla
difficoltà di impegnarsi in una relazione alla paura di non venire
affatto notati, al giorno d’oggi è una questione di sfumature; ecco
perché, per certi versi, i personaggi interpretati dalla Schumer in
Trainwreck e Come ti Divento
Bella non sono poi così tanto diversi, anzi dissimulano
bene lo stesso dilemma generazionale affrontato frequentemente
nella filmografia apatowiana e dalle voci della nuova
commedia romantica: adulti – o presunti – vulnerabili,
post-adolescenti sognatori disillusi sulla vita, si scontrano ogni
giorno con la loro instabilità sentimentale e con il mito della
perfezione, sfuggendone più per paura che per incapacità di
affrontarli.
La
soluzione più facile sembra essere il travestimento: indossare i
costumi di qualcun altro, agire spinti dal potere di un’immagine
esterna che giustifichiamo come “modello di ispirazione”, nella
maggioranza dei casi esteticamente perfetta; la si può trovare ai
limiti dell’umano (i supereroi) o agli angoli della quotidianità
spacciata per tale (la moderna ondata di influencer è un ottimo
esempio), insomma chiunque pur di evitare il confronto con il
proprio sé inadeguato cerca qualcosa da emulare.
Cosa
c’entra tutto ciò con Come ti divento bella?
Tralasciando l’effetto contrario della traduzione italiana (non è
un film sul processo del diventare bella, ma sul sentirsi bella,
che è assai diverso), c’è un tema che di certo non solleva ma che
contribuisce a rinsaldare la pellicola di Abby
Kohn e Marc Silverstein, ovvero la
relatività di un concetto banale su cui si edifica l’industria
dell’intrattenimento, della moda, della pubblicità: l’aspetto
fisico.
Un paio
di anni fa Brie
Larson denunciava un problema di fondo dei
meccanismi di casting a Hollywood, cioè che alle ragazze non troppo
belle o non troppo brutte non venivano offerte opportunità di
lavoro. Discorso sacrosanto visto che mezzo secolo di produzioni
americane è stato legato alla presenza di almeno una diva di
bell’aspetto (Marylin Monroe, Lauren
Bacall, Grace Kelly etc). Poi per fortuna
è arrivata la commedia “d’autore” nei circuiti della stan-up, un
varco sempre aperto dove tutte le attrici, soprattutto le più
talentuose, potevano esprimersi uscendo fuori dagli standard
tradizionali (Kristen
Wiig, Melissa McCarthy, Sarah
Silverman, Tina Fey, Kate
McKinnon).
Amy
Schumer, una vera regina della comedy, non ha esattamente la
silhouette di Julia Roberts, né la sensualità
di Scarlett
Johansson, tuttavia rappresenta il prossimo canone di
bellezza, l’unico davvero accettabile perché indefinito,
imperfetto. Insomma lo stesso di una Lena Dunham
qualsiasi. Cosa è bello e cosa non lo è siamo noi a stabilirlo, e
dobbiamo riappropriarci di un potere che è in mano alle aziende, a
chi fabbrica immagini plastificate e irrealistiche; un messaggio
forte e chiaro lanciato dal film di Kohn e Silverstein che merita
di sicuro attenzione. Per l’ironia con cui tratta l’ossessione
dell’apparenza e il complesso di inferiorità delle nuove
generazioni, per la cura che si prende dei personaggi (compresa
l’imprenditrice di Michelle Williams), infine per la tenerezza
che imprime sul percorso di redenzione della protagonista Renee, in
fondo più vicina a noi di quanto sembri. Risate garantite e momenti
di riflessione come poche volte capita confermano lo stato di
salute di un genere sempre più indirizzato dalle donne e fiero di
essere diversamente bello.
Lucky Red ha diffuso il primo trailer
italiano di Come ti divento bella! (I feel
pretty), la nuova commedia con Amy Shumer
e con Michelle Williams, Emily Ratajkowski e
Naomi Campbell. Il film è diretto
da Marc Silverstein e Abby
Kohn e arriverà nelle nostre sale il 22 agosto.
Da sempre introversa e insicura del proprio aspetto fisico,
Renée si risveglia dopo una caduta convinta di essere sexy,
spiritosa e irresistibile. Per magia la sua vita cambia
completamente e si trasforma in quella che aveva sempre sognato:
una donna sicura di sé e di grande successo a New York. Ma cosa
accadrà quando si renderà conto che il suo aspetto fisico in realtà
non è mai cambiato?
Cosa succede se il bodyguard
migliore al mondo si trova a dover proteggere l’assassino più
letale di sempre? Se gli attori che interpretano questi due
personaggi sono Ryan Reynolds e Samuel
L.Jackson, non può che prendere vita una
folle commedia d’azione, dove l’adrenalina si unisce all’umorismo
più sfrenato, dando vita a situazioni tanto insolite quanto già
iconiche. Questo è Come ti ammazzo il
bodyguard, titolo italiano di The Hitman’s
Bodyguard, film del 2017 scritto da Tom
O’Connor e diretto da Patrick Hughes, già
regista di Red Hill e I mercenari 3.
Inserita nella Black List delle
migliori sceneggiature ancora non realizzate, questa prevedeva
originariamente una storia del tutto drammatica, con i toni di un
classico thriller. Dopo averla acquistata, i produttori chiesero
che venisse però riscritta introducendo forti dinamiche comiche,
portando così all’introduzione dei due attori protagonisti, le cui
capacità nei confronti di quest’ultimo genere sono ben note. È così
nato uno dei film più divertenti e di successo del suo anno. A
fronte di un budget di circa 30 milioni di dollari, Come ti
ammazzo il bodyguard è infatti arrivato a guadagnarne ben
oltre 170 in tutto il mondo.
Un successo che ha permesso a
Reynold e Jackson di affermarsi come una coppia comica
irresistibile, a tal punto di portarli a riprendere i rispettivi
ruoli anche per un sequel. Prima di intraprendere una visione del
film e del suo sequel, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Come ti ammazzo il bodyguard: la trama del film
Protagonista del film è la guardia
del corpo Michael Bryce, il quale è rinomato per
essere il migliore al mondo nel suo mestiere. Egli vede però
stravolta la sua vita e la sua carriera in seguito ad un incidente,
nel quale rimane ucciso l’uomo che doveva proteggere. In seguito a
ciò, Michael si ritrova in rovina, costretto a guadagnarsi da
vivere tramite il servizio di dirigenti aziendali
tossicodipendenti. Ciò che non sa, è che un’inaspettata seconda
opportunità sta per presentarsi. Un giorno egli riceve infatti la
chiamata di una sua ex fidanzata e agente dell’Interpol
Amelie Roussel, la quale gli chiede di aiutarla a
portare a termine un caso molto delicato.
Bryce viene dunque chiamato a fare
da guardia del corpo a Darius Kincaid, uno
spietato assassino dal carattere quantomai indisponente, con cui
Bryce aveva già avuto diversi problemi in passato. Il killer deve
testimoniare in un processo contro il dittatore Vladislav
Dukhovich, in cambio di vedere sua moglie Sonia
Kincaid liberata di prigione. La forzata alleanza di
Micheal e Darius li costringe così a confrontarsi con una
innumerevole serie di pericoli, nel tentativo di far arrivare
l’assassino incolume al processo. Oltre a difendere quest’ultimo da
attacchi esterni, Michael dovrà però difendersi anche dallo stesso
Darius, che non perderà occasione per provare la sua
superiorità.
Come ti ammazzo il
bodyguard: il cast del film
Ad interpretare il ruolo di Michael
Bryce, l’esperta guardia del corpo, vi è l’attore Ryan Reynolds. Attratto
dal ruolo, egli collaborò molto alla costruzione del personaggio,
ideando molti dei suoi aspetti più caratteristici. Allo stesso
tempo, Reynolds si sottopose ad un allenamento intensivo, al fine
di poter eseguire personalmente le numerose scene di combattimento
o di acrobazie presenti. Notoriamente, egli preferisce non
ricorrere a controfigure per questo genere di scene. Fu proprio
l’ingresso nel cast di Reynolds a spingere Samuel L. Jackson ad
accettare il ruolo di Darius Kincair. L’attore si è dichiarato un
grande ammiratore dell’interprete di Deadpool, ed era
convinto che la loro collaborazione avrebbe dato vita a grandi
cose.
Nei panni di Amelia Roussel,
l’agente dell’Interpol ex fidanzata di Michael, vi è invece
l’attrice Élodie Young, nota per aver interpretato
Elektra nella serie Daredevil. L’attrice messicana
Salma Hayek è invece
Sonia Kincaid, la pericolosa moglie di Darius. Per questo film,
anche lei si è trovata a dover dar vita a complesse scene di
combattimento, dichiarandosi entusiasta per tale possibilità. Allo
stesso modo, tra i motivi che l’hanno spinta ad accettare vi era la
possibilità di lavorare con Jackson, da lei ritenuto una leggenda.
Nel ruolo di Vladislav Dukhovich, invece, si ritrova il premio
Oscar Gary Oldman. Per
l’occasione, l’attore si è trovato a dover imparare a parlare in
modo fluente la lingua russa, cosa che gli ha richiesto molto
tempo.
Come ti ammazzo il
bodyguard: il sequel, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Come anticipato, dato il grande
successo del primo film, nel 2021 è stato distribuito un sequel
intitolato Hitman’s Wife’s Bodyguard. Diretto nuovamente
da Hughes e con Reynolds e Jackson nuovamente protagonisti, questo
secondo film si concentra in particolare sul personaggio di Sonia
Kincaid, interpretata anche in questo caso dalla Hayek. È infatti
lei la persona che Michael e Darius sono ora chiamati a proteggere
e salvare da alcuni pericoli. A loro nel cast si aggiungono anche
Frank Grillo, Antonio Banderas e
Morgan Freeman, quest’ultimo nei panni del padre
adottivo di Michael.
È possibile vedere o rivedere il
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Come ti
ammazzo il bodyguard è infatti disponibile nel
catalogo di Chili, Google Play, Apple iTunes, Now e
Amazon Prime Video. Per vederlo, in base
alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo
film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda
visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il
titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale,
entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre
trasmesso in televisione il giorno venerdì 5
agosto alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
In uscita nei cinema italiani il 5
ottobre, Come ti ammazzo il Bodyguard è una
commedia made in Usa che ha già conquistato il cuore di molti
spettatori sparsi per il mondo, arrivando a sfiorare l’incasso
record di 400 milioni di dollari.
In Come ti ammazzo il
Bodyguard la storia gira intorno all’improbabile
collaborazione tra il bodyguard professionista Michael Bryce
(Reynolds)
e il killer su commissione Darius Kincaid
(Jackson). Il sicario sarebbe infatti il testimone
chiave in un processo contro il dittatore bielorusso Vladislav
Dukhovich (Gary
Oldman), accusato di crimini contro l’umanità. Gli
innumerevoli tentativi da parte degli scagnozzi del dittatore di
eliminare Kincaid falliranno miseramente grazie alla coalizione
imbranata ma funzionale tra guardia del corpo e assassino. Diretta
dal poco conosciuto Patrick Hughes, la pellicola è
un concentrato esplosivo di action e humor, realizzatosi
grazie all’azzeccato sodalizio Reynolds-Jackson. I
due attori protagonisti puntano tutto sulla loro verve comica, a
cominciare dalla locandina ufficiale, dove un accigliato
Reynolds porta in braccio un Samuel L.Jackson che pare non averne affatto
bisogno.
Le citazioni del film Come
ti ammazzo il Bodyguard
Partendo appunto dalla locandina, i
riferimenti metacinematografici si fanno lampanti. Chi non ricorda
la stessa posa nel poster de La Guardia del Corpo,
con
Kevin Costner e Whitney Huston? Ma non finisce qui.
Con Come ti Ammazzo il Bodyguard siamo di fronte
ad un genere di commedia che negli anni sta via via scomparendo. Ci
riferiamo al genere parodistico tanto caro al cinema degli anni
‘70/80, dove titoli come L’Aereo Più Pazzo del
Mondo, Una pallottola Spuntata,
Il Mistero del Cadavere Scomparso, e moltissimi
altri, facevano il verso ai più seri film di genere. Così accade
che Come Ti Ammazzo il Bodyguard altro non sia che
una divertita pantomima del genere action (con tanto di
inseguimenti da manuale) , dove gli attori protagonisti non
facciano altro che riproporre sé stessi nei ruoli che li hanno resi
celebri.
Tra Tarantino e
Deadpool
Ecco allora che Reynolds non è altri che un Wade
Wilson/Deadpool in borghese, mentre Samuel L. Jackson torna a vestire i panni – ma
soprattutto gli atteggiamenti, conditi di innumerevoli
“motherfu**r!” – del Jules Winnfield di Pulp
Fiction. La ciliegina sulla torta è poi una prorompente
Salma Hayek, moglie del sicario più pericoloso
del mondo ma altrettanto temibile, che porta con sé il palese
rimando al suo leggendario personaggio Santanico Pandemonium nel
mitico Dal Tramonto all’Alba. In definitiva,
Come ti ammazzo il bodyguard è una leggera
commedia parodistica, che non si prende troppo sul serio e si
propone unicamente di far sorridere lo spettatore a colpi di gag
dal sapore nostalgico.
Anche se non ne sono
completamente sicuro, ho il forte sospetto che la colpa sia di
Jack Sparrow. E in fondo mi dispiace, perché
vent’anni fa vedendo La maledizione della prima luna mi sono
divertito un mondo. Il fatto è che l’enorme e probabilmente
inaspettato – almeno a quei livelli – successo del film di
Gore Verbinski ha confermato definitivamente alla
Disney che quella determinata formula funzionava:
creare un prodotto capace di intrattenere sia con lo spettacolo
degli effetti speciali che grazie alla gioiosa frivolezza di
personaggi capaci di muoversi con grazia guascona tra serio e
faceto. Soprattutto faceto.
In principio c’era Jack
Sparrow
Insomma, per
sintetizzare in maniera magari anche fin troppo sommaria, tale
ricetta prevedeva spettacolo + ritmo + risate. Con le dovute
variazioni derivate principalmente da registi o attori più o meno
capaci di inserire in un film il proprio “tocco”, non si riduce a
questo la produzione della Disney/Marvel degli ultimi vent’anni? E di
conseguenza in larga parte anche quella delle altre major che hanno
tentato di riprodurre tale successo senza per altro riuscirci? Le
eccezioni, se ci sono, si possono purtroppo contare sulle dita di
una mano.
Le cause di questo
sostanziale impoverimento del cinema mainstream hollywoodiano sono
molteplici, ampiamente dibattute e analizzate altrove con
competenza maggiore. Le Major sono sempre più spinte da ragioni
economiche a puntare su un numero minore di film che posseggono un
budget sempre più esoso: sembra quasi che non possano fare altro se
non continuare con la politica dei cinecomic, sequel, remake,
spin-off, reboot o come preferite chiamare questo tipo di
produzioni: conviene perché il pubblico giovanile è già “pronto”. E
sempre meno invogliato verso la novità. Non mi interessa continuare
a dibattere questo meccanismo per due motivi: prima di tutto perché
non ritengo si possa ormai più fermare tale processo; in secondo
luogo so per certo che addentrandomi in tale dissertazione finirei
per fare dietrologia, probabilmente anche spicciola.
So bene che il cinema
hollywoodiano è cambiato sotto molti punti di vista anche in
maniera radicale, e io alla soglia dei cinquant’anni forse non sono
più in grado di comprenderne in pieno le nuove coordinate, nelle
modalità dello storytelling e magari anche estetiche. Come racconta
il titolo di questo articolo, per fortuna (e qui mi permetto di
diventare un po’ spocchioso) ho vissuto in una sala cinematografica
i tempi in cui Hollywood investiva grandi budget in film di autori
come Francis Ford Coppola o Michael
Cimino, tanto per citare i più “titanici”; in cui il
maggior incasso dell’anno in America, con tanto di Oscar per il
miglior film, diventava un dramma familiare con protagonisti un
cinico Tom Cruise e suo fratello autistico Dustin Hoffman; in cui il tessuto sociale
veniva messo alla prova dallo “scandalo” di
Martin Scorsese e il suo L’ultima tentazione
di Cristo. Tempi diversi, passati, che spero tornino per
il bene del cinema stesso anche se lo dubito fortemente. Non
soltanto l’industria è cambiata ma anche la società, e sotto molti
punti di vista (non tutti) è davvero un bene.
Una prospettiva più
consapevole
Qual è dunque il senso
di questo articolo? La verità è che vorrei davvero si tornasse
almeno ad adoperare una prospettiva un poco più conscia riguardo
quello che stiamo vedendo in sala a livello di cinema mainstream.
Negli ultimi giorni ho letto, e non soltanto sui social media, lodi
quasi incondizionate a
Guardiani della Galassia Vol. 3 di James Gunn, cinecomic il quale mi ha
senz’altro intrattenuto per due ore e mezzo. Il mio dubbio riguardo
questo titolo è il seguente: in base a quale criterio viene
considerato di così elevato valore? Perché sarebbe il miglior film
della Disney/Marvel da qualche anno a questa
parte? Se questo è il motivo allora credo si debba ribadire che
stiamo parlando di quella stessa Major che nell’ultimo ventennio,
come scritto all’inizio, ci ha rifilato una serie di prodotti
intenti ad offrire al pubblico, giovane o meno che si voglia, un
intrattenimento basato su formule talmente preconfezionate da non
permettere alcun tentativo di problematizzazione o, peggio ancora,
originalità.
Sono le scenografie pulp
e una colonna sonora da revival anni ‘80 a fare di
Guardiani della Galassia Vol. 3 un film
originale? É la backstory di un procione parlante o la presenza di
bambini e animali indifesi a farne un film “profondo”? In base a
quale sia la risposta a tali domande bisogna allora a mio avviso
porne un’altra, a questo punto davvero importante: un film
mainstream hollywoodiano contemporaneo piace per il suo valore
intrinseco o perché ogni tanto alcuni di questi prodotti riescono a
raggiungere il picco di standard (soprattutto) contenutistici ormai
ridotti ai minimi termini? Insomma, alcuni di questi cosiddetti
blockbuster sono davvero buoni o li percepiamo come tali perché non
abbiamo più di meglio?
Pur conscio di non
appartenere ormai più a quella fascia di spettatori che in qualche
modo indirizza il canoni dell’entertainment contemporaneo, sono
altresì convinto che al cinema mainstream possiamo e dobbiamo
chiedere di più. Diversificazione, approfondimento, spessore
emotivo, il tutto inserito in sceneggiature che ci permettano di
entrare realmente in contatto con personaggi e vicende. Io, per
quanto possa essere ben scritto il suo arco narrativo, faccio
fatica a identificarmi con un procione…
Dov’è l’anima dell’intrattenimento?
Il cinema è e deve
rimanere anche intrattenimento, non ho alcun dubbio a riguardo. Il
problema è che la Hollywood di oggi sembra aver dimenticato che si
può produrne anche stimolando lo spettatore a riflettere su quello
che si sta vedendo. Sia altrettanto chiaro che non punto il dito
soltanto contro i cinecomic della Disney/Marvel, della Warner/DC, o contro i
Fast &
Furious di turno: se l’offerta di cinema destinata al
grande pubblico fosse maggiormente stimolante, se i budget fossero
decisi anche dallo spessore artistico di un progetto, probabilmente
andrei a vederli libero da quel fastidioso preconcetto che ormai
credo di aver sviluppato.
Il fatto è che quando
entro in sala per assistere a uno qualsiasi di questi prodotti so
già esattamente cosa sto per andare a vedere, a cambiare è soltanto
l’intelligenza nel confezionamento. Quindi quando leggo che al nome
di James Gunn viene accostato il concetto di
“autore”, vorrei puntualizzare che per inserire il proprio “tocco”
dentro un film di cassetta a mio avviso serve qualcosa in più che
una colonna sonora da juke-box e quei cinquanta, cento milioni di
dollari da spendere in effetti speciali. Spettacolo non significa
necessariamente stupore, meraviglia, magari anche inquietudine.
Quelle sono sensazioni che Hollywood non sa più produrre, ormai
relegate a cineasti che hanno ancora il coraggio di sbagliare nella
ricerca di una voce propria.
Il regno del pianeta delle scimmie (recensione)
è l’ultimo arrivato di una serie molto prolifica, ma il regista del
film non ha dimenticato le sue radici. Nel podcast Inside Total
Film, Wes Ball ha teorizzato come il classico film
di Charlton Heston, Il pianeta delle
scimmie, si inserisca nella continuità più ampia. Kingdom
si svolge tre secoli dopo la linea temporale di Cesare (Andy
Serkis) dei film precedenti. Questo lascia molto
spazio alla possibilità che il film originale che ha dato il via a
tutto esista ancora.
“Penso che ci siano ancora
molti, molti anni in mezzo, quando entra in scena la realtà di
Charlton Heston, dove un’astronave cade dal cielo su un pianeta
pieno di scimmie. La connessione di tutti questi film è sempre
stata un po’ allentata, non sono come altri franchise là fuori che
sono così assolutamente scolpiti nella pietra che non puoi violare
le cose – è sempre stata un po’ allentata“.
La recente ondata di prequel di
franchise popolari, come House of the Dragon o TheRings of Power,
offre pochissima flessibilità. La storia di questi mondi fantastici
è talmente nota che qualsiasi deviazione dal materiale di partenza
può provocare notevoli ire da parte dei fan. Secondo la logica di
Ball, la serie Apes è libera da tali restrizioni. Egli assicura
persino agli spettatori che, nell’attuale cultura del reboot, non
c’è alcun timore che l’interpretazione di Heston venga messa in
ombra.
Il pianeta delle scimmie regna ancora
sovrano
Il pianeta delle
scimmie del 1968 è stato un’impresa monumentale per i
film di fantascienza. Mantenendo l’86%
su Rotten Tomatoes, il film rimane lo standard a cui tutti gli
altri vengono paragonati. Con una serie di battute di dialogo
citabili e l’interpretazione appassionata di Heston, il commento
sociale lo rende un classico. Anche se in passato è stato rifatto
in uno degli adattamenti più controversi, Ball non crede che
l’attuale franchise vada in quella direzione.
“Nella mia mente, se potessimo
scegliere, non torneremmo indietro e rifaremmo la versione del
1968, ma costruiremmo tutto il percorso fino ad essa e poi
ricominceremmo da capo, tornando a guardare la versione del ’68 e
il franchise“, ha spiegato Ball. Intende mantenere intatta
l’eredità e non vede alcun motivo per cui debba essere rifatta. E
poiché c’è molto spazio tra un film e l’altro, può lasciare che Il
pianeta delle scimmie esista da solo.
Qualsiasi remake de Il
pianeta delle scimmie probabilmente impallidirebbe
rispetto all’originale. Gli effetti pratici sono ancora magistrali
e il colpo di scena finale è diventato grande quanto il film
stesso. Il film delle scimmie non dipende da un solo personaggio
per andare avanti. Come ogni buon film di fantascienza, dipende dai
temi che si traducono nella società attuale. Kingdom of the Planet
of the Apes può tranquillamente esistere accanto al suo nonno ed
essere perfettamente accettabile. A suo merito, Kingdom ha avuto
una reazione promettente da parte della critica ed è una degna
aggiunta al franchise. Gli spettatori potranno vedere questo
manicomio nelle sale a partire dal 10 maggio.
A pochi giorni dal proscioglimento
degli attivisti del movimento ambientalista Ultima Generazione che
nel gennaio del 2023 lanciarono della vernice lavabile contro
l’opera ‘Love’ di Maurizio Cattelan, conosciuta anche come ‘il
Dito’ di piazza Affari a Milano – azione per la quale tre ragazzi
del movimento erano finiti a processo con l’accusa di imbrattamento
di beni culturali – arriva nelle sale italiane da oggi giovedì
6 marzo il documentario COME SE NON CI
FOSSE UN DOMANI.
Diretto da Riccardo Cremona e Matteo
Keffer, due registi con all’attivo numerosi lavori su
temi sociali e ambientali che per la prima volta si cimentano in un
lungometraggio per il grande schermo, il documentario è stato
scritto con la consulenza di Paolo Giordano ed è
una produzione Motorino Amaranto e GreenBoo
Production con Maestro Distribution e
prodotto da
Ottavia Virzì.
Il film è stato
premiato con la Menzione Speciale della giuria al Rome
International Documentary Festival 2024 con la seguente
motivazione: “Un viaggio intenso e sottile dietro le quinte e
nelle profondità di un mondo popolato da giovani attivisti, dalle
loro speranze, lotte, inquietudini e contraddizioni.”
Apprezzato dalla critica, il documentario rientra ora nella
selezione ufficiale dei documentari in corsa per entrare nelle
cinquine finaliste ai Nastri D’Argento 2025 per la sezione
Documentari – Cinema del Reale.
Come se non ci fosse un domani: intervista ai registi e alla
produttrice
Il film racconta le
azioni, le discussioni, i dubbi, le
speranze del gruppo di attivisti climatici impegnati
da anni in una campagna di disobbedienza civile non violenta, che
ha attirato l’attenzione dei media e della politica tramite
iniziative controverse come blocchi stradali e imbrattamenti di
palazzi istituzionali e opere d’arte. Una narrazione onesta ed
equilibrata ci racconta quello che succede dietro le quinte delle
loro proteste attraverso il punto di vista e le storie personali di
cinque protagonisti del movimento che si intrecciano con gli eventi
della cronaca.
Il movimento si
definisce l’ultima generazione in grado di fermare la curva di una
emergenza climatica che ha ormai superato la soglia critica e
COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI prova a
dipingere il ritratto corale di questo gruppo e la loro battaglia
indomabile affinché invece ci possa essere un domani. Il film
è nei cinema italiani da oggi 6 marzo 2025
distribuito da Mescalito Film e con il patrocinio
di Amnesty International Italia.
Ecco la nostra intervista a
Riccardo Cremona e Matteo Keffer, registi, e a
Ottavia Virzì, produttrice di Come se non
ci fosse un domani, il documentario sul movimento
Ultima Generazione che sarà presentato in
anteprima mondiale nella sezione Special Screenings della 19°
edizione della Festa del Cinema di Roma e sarà
prossimamente nelle sale italiane distribuito da Maestro
Distribution.
Il documentario si concentra sulla
vita di cinque giovani attivisti, offrendo uno
spaccato dei sacrifici e delle sfide che affrontano nel tentativo
di far emergere un’urgenza globale. Le loro azioni, spesso
controverse e al limite della legalità, includono blocchi stradali,
imbrattamenti di edifici istituzionali e opere d’arte. Questi gesti
estremi, che hanno attirato l’attenzione di media e politica, sono
espressione di una generazione che si definisce “l’ultima” in grado
di invertire una situazione climatica prossima al punto di non
ritorno. Attraverso un linguaggio diretto e senza filtri, Cremona e
Keffer narrano i retroscena di una lotta in cui il
sacrificio personale viene posto al servizio del bene
comune, creando un racconto corale carico di empatia e
profondità.
Arriva alla Festa del Cinema
di Roma, nella sezione Special Screenings, il nuovo
documentario di Riccardo Cremona e Matteo KefferCome se non ci fosse un domani, che
esplora in modo incisivo le motivazioni e le azioni del movimento
Ultima Generazione, che si batte contro
il cambiamento climatico attraverso atti di disobbedienza civile.
Con la consulenza dello scrittore Paolo Giordano e
prodotto da Paolo Virzì, il progetto racconta le
storie dei protagonisti di questa campagna, tra speranze, timori e
una visione del mondo profondamente scossa dall’emergenza
climatica.
(Non) c’è ancora domani
Il documentario si concentra sulla
vita di cinque giovani attivisti, offrendo uno
spaccato dei sacrifici e delle sfide che affrontano nel tentativo
di far emergere un’urgenza globale. Le loro azioni, spesso
controverse e al limite della legalità, includono blocchi stradali,
imbrattamenti di edifici istituzionali e opere d’arte. Questi gesti
estremi, che hanno attirato l’attenzione di media e politica, sono
espressione di una generazione che si definisce “l’ultima” in grado
di invertire una situazione climatica prossima al punto di non
ritorno. Attraverso un linguaggio diretto e senza filtri, Cremona e
Keffer narrano i retroscena di una lotta in cui il
sacrificio personale viene posto al servizio del bene
comune, creando un racconto corale carico di empatia e
profondità.
Tra questi, c’è Michele
Giuli, co-fondatore di Ultima Generazione, che racconta
che il tutto è iniziato con un forte senso di ansia ed incertezza,
che ha trovato una corrispondenza in alcuni video dell’agricoltore
gallese e attivista ambientale Roger Hallam, in
cui “era davvero furioso”. Vedere che la rabbia era assolutamente
qualcosa di presente lo ha fatto sentire meno a disagio, confessa:
questo sentimento serve a far capire alle persone che c’è un
problema, convince perché trasuda convinzione. C’è poi
Beatrice Pepe, che dice che fino a qualche anno fa
pensava di sapere esattamente cosa volesse dalla vita: una bella
casa in città, un armadio pieno di vestiti, ed è proprio
sovvertendo le aspettative che si presenta ai dibattiti in
televisione, vestita e truccata da “bella ragazza”. Conosciamo
anche Chloe Bertini, che ha studiato danza per
tutta la vita e afferma di aver voluto contribuire al cambiamento
sociale tramite il ballo, rendendosi poi conto che fosse un sogno
ingenuo: adesso, il suo corpo al posto di ballare blocca le strade.
Grande attenzione è posta inoltre su Simone
Ficicchia, attivista del collettivo ambientalista, che si
distingue per il suo ruolo di primo piano in varie azioni di
protesta contro l’uso dei combustibili fossili.
Ultima generazione documentario – Credits: Maestro
Distribution
L’urgenza come motore
Tramite questi molteplici punti di
vista, arriviamo a capire come è nata l’idea di un metodo di
protesta provocatorio e controverso, che include imbrattare
monumenti, fontane, palazzi e opere d’arte, al fine di veicolare un
messaggio incisivo. La disobbedienza civile, per i
membri di Ultima Generazione, deve uscire dagli schemi
convenzionali, superando ciò che ci si aspetterebbe da un
attivista, per sorprendere e scuotere chi osserva.
Così, davanti ai nostri occhi
scorrono le immagini del blitz davanti a Palazzo
Madama, il blocco del traforo del Monte
Bianco, il fango davanti al tribunale di
Bologna come flash-mob di protesta, l’imbrattamento del
Consiglio regionale della Toscana e tante altre
azioni tramite cui UG ha voluto veicolare l’urgenza di un
cambiamento sociale e politico. I luoghi del potere, ingrigiti da
smog e piogge acide, vengono colorati per alcuni secondi, fino a
quando Ficicchia o altri attivisti, cessato il getto di vernice, si
posizionano al centro della scena per spiegare i tre messaggi
principali: chi è il collettivo Ultima Generazione, il perché della
protesta – ovvero la richiesta al governo di interrompere i sussidi
pubblici per le fonti fossili – e l’invito ai cittadini a unirsi
alla resistenza civile. Le immagini di queste azioni sono pensate
per lasciare un segno duraturo nella memoria di chi le osserva.
Come se non ci fosse un domani documentario – Credits: Maestro
Distribution
Cosa siamo disposti a fare per
proteggere il nostro pianeta?
Come se non ci fosse un
domani è un viaggio in una realtà complessa, dove la crisi
climatica non è più un semplice problema, ma un contesto in cui
l’umanità si trova a vivere quotidianamente. Il progetto di Cremona
e Keffer non si limita a descrivere le proteste, ma cerca di andare
oltre le immagini sensazionalistiche dei media, offrendo una
narrazione profonda e onesta sulle motivazioni di una generazione
che si sente inascoltata e priva di prospettive per il futuro.
Sostanzialmente, affronta un tema di portata universale e invita lo
spettatore a riflettere su cosa significhi, oggi, lottare per un
domani migliore, ricordandoci che questa battaglia non riguarda
solo pochi idealisti, ma è una questione
collettiva.
Il cuore del documentario risiede
proprio nella sua capacità di portare il pubblico a confrontarsi
con un interrogativo profondo e personale: cosa siamo
disposti a fare per proteggere il nostro pianeta? Questo
film diventa quindi un invito ad agire, a mettere da parte
l’indifferenza e a prendere posizione di fronte a una crisi
climatica che non può più essere ignorata. Tutto ruota attorno al
quanto è grande la conversazione che si genera, non quanto
è esatta: lo sviluppo di un’auto-pedagogia, il collettivo
che forma un’idea sul tema e se ne appropria, perchè capisce che
non può più essere rimandata al tempo del futuro, che è anche
quello dell’incertezza.
Dal Saturday Night Live
arriva uno dei video più belli e divertenti degli ultimi anni che
mostra Gli X-Men, i noti supereroi
Marvel/Fox come sarebbero se alla
regia dei film ci fosse il talentuoso Wes
Anderson:
Vi ricordiamo che il prossimo film
sui mutanti saràX-Men
Apocalypse:
[nggallery id=1460]
Con Bryan
Singer alla regia e allo script, in X-Men
Apocalypse tornerà anche Simon
Kinberg a scrivere la sceneggiatura che si baserà su una
storia di Singer, Kinberg, Michael Dougherty e
Dan Harris.
Inoltre ci sono anche già i
primissimi dettagli relativi alla trama del film: il film sarà
ambientato una decina di anni dopo Giorni di un Futuro Passato e
rappresenta un passo successivo nella storia. L’aver alterato la
storia nel film precedente ha causato delle reazioni imprevedibili
e incontrollate, e la nascita di un nuovo e potente nemico. Charles
(James McAvoy), Erik/Magneto (Michael
Fassbender), Raven/Mistica (Jennifer
Lawrence), Wolverine (Hugh Jackman) e
Hank/Bestia (Nicholas Hoult) saranno raggiunti da
Ciclope, Tempesta e Jean Grey e dagli altri X-Men per combattere
contro il formidabile menico, una antica e potente forza,
determinata a causare un’apocalisse come mai si è verificato nella
storia dell’umanità. Oscar Isaac è stato scelto
per interpretare Apocalisse. Al cast si aggiungono anche
Sophie Turner (Jean Grey), Tye
Sheridan (Ciclope), Alexandra Shipp
(Tempesta) e Kodi Smit-McPhee
(Nightcrwaler)
Alcune indiscrezioni vorrebbero nel
film anche Channing Tatum nei panni del nuovo
Gambit.
Tutti i fan di
Jessica Chastain sanno che l’attrice gestisce
(sembra) in prima persona la sua pagina Facebook. Oggi, per ringraziare i fan di essere
arrivata a 200,000 like, l’attrice straordinaria, oltre che
bellissima, ha postato un divertente video che, a modo suo, che
mette nel giusto mood per San Valentino.
Nel video, realizzato da POYKPAC Comedy, una coppia è a cena per festeggiare la
romantica ricorrenza, ma nella loro conversazione, molto presto si
insinuerà il dubbio: perchè lui ha tardato così tanto ad arrivare a
cena, e di chi è il bambino che la donna aspetta?
Un simpatico video in cui le battute
sono completamente ricavate da titoli dei film (quelli originali in
Inglese) messi in sequenza per formare la migliore sceneggiatura di
sempre!
Intanto la bellissima
Jessica Chastain, che quest’anno, dopo annate
impegnative, non è trai protagonisti della season awards, si sta
dedicando ai suoi progetti cinematografici. In fase di post
produzione ci sono Miss Julie e
Interstellar, che la vedono trai
protagonisti, e intanto si accinge a recitare per Guillermo
Del Toro in Crimson Peak, per
Niki Caro in The Zookeeper’s
Wife e in A Most Violent
Year di J.C. Chandor.
Mentre nei teatri di
tutta Italia continuano a impazzare con il loro Felicissimo
Show, Pio D’Antini e Amedeo Grieco – in arte Pio e
Amedeo – arrivano anche nei cinema con il loro
secondo film, Come può uno scoglio, diretti
ancora da Gennaro Nunziante (Quo vado?,
Sole a catinelle) come nel precedente
Belli ciao. In attesa di Alessandro Siani e
Fabio De Luigi, saranno loro a dover soddisfare la voglia di
commedia del pubblico italiano, sulla quale punta molto Vision
Distribution che dal 28 dicembre porta in sala questa commedia per
tutti, o come la definiscono i due protagonisti, “un film sincero,
onesto” nel quale la vera rockstar è proprio il regista, che è
partito dall’osservazione delle dinamiche del duo per accompagnarli
in una crescita che – a prescindere da tutto – appare evidente.
Come può uno scoglio,
la trama
Stavolta, Pio è un
ragazzo dal carattere debole e impacciato, al quale il defunto papà
Salvatore, ricco costruttore, ha imposto le sue scelte regalandogli
una vita agiata al fianco di Borromea (Francesca Valtorta), alla
guida di una storica azienda vinicola e della famiglia che
completano i due piccoli Ginevra e Manfredi. Una vita che cambia
radicalmente quando don Boschin (Claudio Bigagli) gli mette accanto
Amedeo, un ragazzo dal passato turbolento che dopo il carcere sta
cercando di reinserirsi nel mondo del lavoro e che dovrà fargli da
autista nella campagna elettorale che potrebbe portare Pio a
diventare sindaco del paese dove vive, come si augurano gli
imprenditori locali che lo hanno candidato per poterlo facilmente
manovrare. Contro tutto e tutti, Pio verrà invece travolto
dall’irruenza dell’altro fino a trovare il coraggio di mettere in
discussione la sua vita, scavando nel proprio passato e nei tanti
segreti che il padre gli aveva sempre nascosto.
Pio
e Amedeo Vs Pio e Amedeo
Facile avere dei
pregiudizi nei confronti di Pio e Amedeo, soprattutto dopo averli
visti imperversare sul piccolo schermo nei panni degli
intollerabili e incivili Emigratis che li hanno resi famosi,
ma le differenze ci sono, come sottolineano loro stessi,
consapevoli della necessità di cambiare quel registro per
raggiungere un pubblico diverso. Più nazional-popolare, forse, come
sembrerebbe suggerire il riferimento più che subliminale insito già
nel titolo. Un pubblico da conquistare senza censurarsi, ma anche
senza esagerare, come sanno i loro fan più convinti, e
approfittando dell’occasione e del grande schermo per mostrarsi in
grado di fare altro, grazie anche alla guida di un esperto come
Nunziante.
“Nei live siamo più
liberi“, ammettono Pio e Amedeo, qui comunque abbastanza a loro
agio anche entro i limiti della sceneggiatura di un personalissimo
Quasi amici del quale risultano anche come autori, insieme
al regista, e nel quale si ammicca ai Blues Brothers e al Freddie
Mercury di Wembley mentre si continua a fare ironia sui malcostumi
italici (e sul potere della chiesa), limitando il politically
incorrect a un breve riferimento al bere che Oltreoceano
avrebbe fatto urlare alla celebrazione dell’alcolismo.
C’è molto del
terrunciello di Giorgio Porcaro e Diego Abatantuono nei
personaggi con i quali si spera di conquistare il pubblico di oggi,
e di “distrarlo dai problemi della vita”. Un obbiettivo che il film
sembra capace di raggiungere facilmente, nonostante una evidente
disomogeneità tra l’ovvia chimica che sviluppa la coppia
protagonista e le reazioni cartoonistiche o le faccette dei tanti
comprimari. Elementi di un contorno che resta sullo sfondo e che
non sostiene come potrebbe uno sviluppo che risolve le sue
necessità narrativamente con qualche strappo e colpi di scena poco
sorprendenti, ma che funziona proprio nel suo lasciare la scena
alle due star, veri professionisti nello strappare la risata
voluta.
Vision Distribution ha diffuso il
trailer di Come può uno scoglio, il nuovo film
diretto da Gennaro Nunziante con
Pio D’Antini, Amedeo Grieco, Francesca Valtorta, Nicola
Rignanese, Christina Andrea Rosamilia, e con
Claudio Bigagli. Il film uscirà il 28 dicembre in
sala.
Come può uno scoglio, la trama
E se un giorno scoprissi che la vita
che hai non è quella che volevi? Che qualcuno giorno dopo giorno ha
addormentato i tuoi desideri fino a farti diventare un altro da te
stesso? È quello che succede a Pio, un ragazzo dal carattere debole
e impacciato, al quale il defunto papà Salvatore, ricco
costruttore, ha imposto le sue scelte. Eppure, la sua è una vita
agiata da fare invidia. Avvocato e ora anche presidente
dell’azienda del papà, sposato con Borromea, padre di due bambini,
Ginevra e Manfredi, vive nel castello dei marchesi Pasin, i suoi
suoceri, proprietari della storica cantina vinicola di famiglia
dove producono prosecco. E non è finita. Adesso un gruppo di
imprenditori locali lo ha candidato a sindaco del paese perché
essendo un debole lo possono manovrare facilmente. Pio è come
anestetizzato in quella vita non sua ma gli uomini si sa sono come
i vulcani, dormono silenziosi per anni e poi è un attimo e il fuoco
torna ad esplodere. La scintilla la offre il parroco del paese don
Boschin, guida spirituale del defunto padre di Pio che gli chiede
il favore di assumere come autista Amedeo, un ragazzo dal passato
turbolento che l’ha visto spesso finire in carcere e che sta
cercando di reinserirsi nel mondo del lavoro. Quella di Amedeo è
una vera e propria irruzione nella vita di Pio; con i suoi modi
espliciti e la sua esuberanza inizia a sovvertire la consolidata
armonia famigliare. La situazione diventa presto ingestibile;
Borromea e i suoceri marchesi chiedono la testa di Amedeo, ma Pio
non ha la forza di mandarlo via, una scelta che risulterà vincente.
Sì, perché, contagiato dal coraggio di Amedeo, Pio metterà in
discussione tutto e andrà a riprendersi la vita che voleva e farà
pace con i suoi desideri. Una rivolta totale che lo porterà con
Amedeo a intraprendere un viaggio carico di sorprese, fino alla
scoperta che quell’autista non è giunto lì per caso, che quelle
loro vite così diverse sono unite da qualcosa di forte e
incredibile perché nessuno è niente per nessuno
In Come Pietra
Paziente in un paesino senza nome dell’Afghanistan, una
donna (Golshifteh
Farahani) veglia il marito (Hamidreza
Javdan) in coma. Lui è un eroe di guerra ferito da una
pallottola al collo, lei un’invisibile compagna rimasta sola ad
accudirlo. Fuori, nelle strade e nelle case, gli scontri e i
bombardamenti, i miliziani che uccidono i civili, la mancanza di
cibo e di acqua.
Disperata per la sorte che le
toccherà se dovesse morire il marito, lei lo accudisce con cura,
nella speranza che lui si risvegli. Le sue attenzioni, però, col
tempo mutano: potendo parlare con il suo uomo senza ottenere
risposte né giudizi, la donna lentamente comincia a svelare al
compagno incosciente i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue
paure, i suoi segreti. Un giorno un miliziano (Massi
Mrowat) irrompe in casa sua e, scambiandola per una
prostituta la costringe a fare sesso, facendola sentire
inizialmente in colpa e usata, ma poi, incontro dopo incontro, viva
e desiderata, cosciente di sé e del suo corpo. Il marito, chiuso
nel suo sonno forzato, resta immobile ad ascoltare, come la Pietra
Paziente della leggenda; una pietra a cui si può confidare tutto e
che, una volta distrutta, compie la magia di liberare da ogni
sofferenza.
Come Pietra Paziente, il film
I personaggi di Come
Pietra Paziente non hanno nome, ma solo il loro
ruolo: la protagonista è moglie, madre, amante, amata, l’uomo è un
marito, un eroe, un guerriero e il giovane che si invaghisce di lei
è un ragazzo, un miliziano, una vittima e un innamorato. Così il
film diventa una metafora universale e un percorso di liberazione
dall’oppressione del silenzio, di tutti i silenzi. Le parole della
donna da pudiche diventano sempre più audaci, le rivelazioni meno
trattenute e questo monologo che scorre come un flusso quasi fisico
da lei al marito ripristina un equilibrio di potere e di importanza
in una società, come quella afghana, che fa del disequilibrio di
genere e della repressione sessuale il suo tratto dominante.
Tratto dal romanzo Pietra di
Pazienza, dello scrittore Atiq Rahimi nel film in veste di regista,
Come Pietra Paziente si impone per il suo
ritmo discontinuo, le sue inquadrature in lento movimento, i suoi
dettagli e per l’effetto provocato dalla commistione della voce
della bravissima Golshifteh Farahani e le immagini che scorrono
sullo schermo.
L’abuso del parlato e la scelta di
rappresentare una sorta di monologo interiore, inizialmente
straniante, é decisamente funzionale alla riuscita del film e
soprattutto al messaggio che sembra voler veicolare, poiché la
protagonista, grazie alle parole e attraverso le parole, smette di
essere la serva invisibile del marito e acquista sostanza,
diventando un corpo pulsante, una mente riflessiva, una donna, un
profeta.
Come Pietra
Paziente che mostra come i regimi si possano abbattere
dall’interno delle mura di una casa, semplicemente infrangendo il
silenzio. In sala dal 28 marzo.